Nella deserta pianura di Nazca, in Perù, enormi linee tracciate tra 2000 e 3000 anni fa formano complessi disegni geometrici, antropomorfi e zoomorfi. Le dimensioni della maggior parte dei disegni, però, fanno sì che ogni figura possa essere vista solamente dall’alto, da molto in alto, e punti elevati nella zona sono decisamente rari. Per anni scienziati e visionari hanno discusso sull’origine e sull’uso di questi giganteschi geoglifi (una parola che indica un disegno di grandi dimensioni sul terreno) ma, tralasciando le ipotesi assurde e immancabili che vedono in Nazca i soliti alieni pronti a comunicare chissà quale messaggio ai loro fedeli terrestri, non è ancora chiaro l’utilizzo di tali segni – e in molti casi è stato difficile persino interpretarli. Gli studiosi si sono spesso trovati in disaccordo soprattutto per quanto riguarda le linee che rappresentano chiaramente animali sebbene, per molti di essi, l’interpretazione potesse sembrare chiara, come nel caso negli uccelli.
Nella deserta pianura di Nazca, in Perù, enormi linee tracciate tra 2000 e 3000 anni fa formano complessi disegni geometrici, antropomorfi e zoomorfi. Le dimensioni della maggior parte dei disegni, però, fanno sì che ogni figura possa essere vista solamente dall’alto, da molto in alto, e punti elevati nella zona sono decisamente rari.
Per anni scienziati e visionari hanno discusso sull’origine e sull’uso di questi giganteschi geoglifi (una parola che indica un disegno di grandi dimensioni sul terreno) ma, tralasciando le ipotesi assurde e immancabili che vedono in Nazca i soliti alieni pronti a comunicare chissà quale messaggio ai loro fedeli terrestri, non è ancora chiaro l’utilizzo di tali segni – e in molti casi è stato difficile persino interpretarli. Gli studiosi si sono spesso trovati in disaccordo soprattutto per quanto riguarda le linee che rappresentano chiaramente animali sebbene, per molti di essi, l’interpretazione potesse sembrare chiara, come nel caso negli uccelli.
Un gran numero di queste incertezze potrebbero finalmente essere accantonate grazie al lavoro di un team giapponese che ha condotto un’analisi estremamente dettagliata dei sedici tipi di figure rappresentanti uccelli, aggiungendo nuove e utili informazioni alle conoscenze accumulate sull’area. I dati ottenuti potrebbero spiegare alcuni aspetti degli ancora misteriosi geoglifi e i motivi per i quali furono tracciati, confrontandoli anche con altri geoglifi e rappresentazioni note nell’area.
Gli uccelli di Nazca
Le interpretazioni precedenti avevano infatti letto le forme aviarie dei geoglifi in diversi modi ma, secondo le ricerche pubblicate da Eda e colleghi sul Journal of Archaeological Sciences: Reports, andrebbero tutte riviste: non erano infatti stati considerati particolari anatomici piuttosto precisi riportati dagli autori di queste opere. Così, gli studiosi hanno registrato le forme di becchi, ali, penne, zampe e corpi degli oltre 2000 disegni che rappresentano i 16 glifi di uccelli e hanno poi confrontato questi dati con gli uccelli viventi oggi nel Perù. Tra i geoglifi più chiari secondo questi criteri, è stato possibile reinterpretarne diversi e scoprire quindi che gli antichi abitanti di Nazca avrebbero ritratto una particolare famiglia di colibrì, i Phaetornithinae, oltre ad alcuni pellicani e a esemplari giovanili di pappagalli. Al contrario, diversi altri geoglifi non sono stati attribuiti con certezza e quindi non è stato possibile cambiare o confermare le precedenti identificazioni. Ma quello che a detta del gruppo di ricercatori è più importante è il fatto che nessuno degli uccelli rappresentati sembra far parte della fauna locale.
Luoghi lontani
A che servirebbero, quindi, questi disegni? Già in passato era stato ipotizzato che le linee potessero condurre a posti specifici, dove si tenevano particolari rituali, ed è quindi possibile che rappresentando animali non autoctoni, gli abitanti di Nazca potessero indicare luoghi lontani collegati con particolari attività – potrebbero, per esempio, aver visto i pellicani lungo la costa durante spedizioni di raccolta su lunga distanza. Di certo occorrono ulteriori ricerche per definire qualcosa di più sicuro e la comparazione delle linee di Nazca con i disegni e le pitture locali potrà, magari, fare ulteriore luce sull’argomento. Resta il fatto che, come quasi tutti i popoli antichi, anche gli abitanti di Nazca erano estremamente attenti alla natura che li circondava, al punto di ritrarre dettagli che oggi ci sfuggono, persino di animali non comuni nelle loro zone. Niente alieni, quindi, ma una grande attenzione al mondo vivente, che noi sembriamo invece aver perso da troppo tempo.
Immagine di copertina: esempio di geoglifo della pianura di Nazca. Credits: foto di Monika Neumann da Pixabay