Dall’era pre-industriale a oggi siamo passati da 280 a 400 parti per milione (ppm) di CO2 in atmosfera e, detto in poche parole, la quantità di radiazione incidente su ogni metro quadro del nostro Pianeta è aumentata mediamente di circa 2 Watt. Questa energia in più prende il nome di “forzante radiativa”.
Dall’era pre-industriale a oggi siamo passati da 280 a 400 parti per milione (ppm) di CO2 in atmosfera e, detto in poche parole, la quantità di radiazione incidente su ogni metro quadro del nostro Pianeta è aumentata mediamente di circa 2 Watt. Questa energia in più prende il nome di “forzante radiativa”.
Un gioco di… “forzanti”
Nel 2009 la rivista Science ha pubblicato una lettera di Almuth Arneth dal titolo Clean the air, heat the planet?. La nota metteva in guardia sul fatto che, mentre alcuni tipi di aerosol atmosferici, come per esempio i residui carboniosi delle combustioni, contribuiscono ad aumentare la forzante radiativa, altri, come per esempio i solfati o vari composti volatili organici, la diminuiscono. In altre parole, in certe zone del nostro Pianeta siamo in presenza di tre e non una sola forzante: quella positiva dovuta ai gas serra, quella sempre positiva dovuta alla presenza di aerosol del primo tipo e quella negativa, dovuta al secondo tipo di aerosol.
“Dimming” e “brightening”
Negli ultimi cento anni abbiamo osservato variazioni cicliche nella qualità dell’aria delle zone più popolate del pianeta, come per esempio nella nostra Pianura Padana. Tra le due guerre la gran parte degli aerosol in atmosfera era del primo tipo (combustione di legna e carbone). Il risultato netto fu un diffuso “dimming” ovvero una diminuzione di radiazione ma un aumento netto della forzante radiativa. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale le emissioni si sono ridotte e si è avuto l’effetto opposto, cioè il “brightening”. Nel dopoguerra c’è stata poi una forte impennata nelle emissioni e quindi un nuovo dimming, questa volta però diverso dal precedente dato che era cambiato il rapporto fra i due diversi tipi di aerosol. Infine dagli anni ’80 del secolo scorso c’è stato un miglioramento significativo della qualità dell’aria che ha causato un nuovo brightening.
La situazione europea
Steven Turnock e colleghi dell’Università di Leeds, nel 2015, hanno fatto un po’ di conti sul brightening più recente, concludendo che in Europa le politiche e le norme mirate a migliorare la qualità dell’aria hanno aggiunto, riducendo la concentrazione di aerosol del secondo tipo, una forzante positiva media di 3 W per ogni metro quadrato, con punte di oltre 6 W per metro quadrato in alcune zone. Ora, dopo la COP21 di Parigi cresce la speranza di riuscire a stabilizzare e poi ridurre le emissioni di gas serra. Ma è altrettanto chiaro che insieme alle emissioni di CO2 si ridurranno anche le inevitabili co-emissioni di aerosol: la vera partita per il clima delle aree più popolate del pianeta, si continuerà a giocare, quindi, sull’accoppiamento di diverse forzanti, con esiti forse imprevisti.