Il rating dell’Italia è ormai di soli due punti sopra la sufficienza. Ma si continua a spremere la capacità di spesa degli Italiani con pretesti ambientali infondati.
Il rating dell’Italia è ormai di soli due punti sopra la sufficienza. Ma si continua a spremere la capacità di spesa degli Italiani con pretesti ambientali infondati.
Secondo la CRF, nel 2016 un terzo degli italiani maggiorenni aveva debiti, in media per 34.253 euro ciascuno, e contratti non per motivi di salute o investimenti (crollati dal 2008), ma per lo più per acquistare una nuova auto in sostituzione di una vecchia, rottamata. Nel 2015 ne hanno acquistate 1.574.872, a 19.800 euro l’una, per totali 31.100.000.000 euro, secondo un comunicato dell’UNRAE, e nel 2016 altre 1.824.968, per altri almeno 36.000.000.000 euro.
Sul piano economico, tali somme enormi sono state in maggior parte esportate, come quelle spese allo stesso titolo nei 25 anni precedenti, perché sono prodotte all’estero la maggioranza delle auto più recenti e costose che circolano sulle nostre strade e perché anche la Casa che più ne produce in Italia ha la Sede Legale ad Amsterdam e quella Fiscale a Londra.
Sul piano ambientale, il costo energetico delle 3.399.840 auto vendute in Italia nei due anni, essendo 30.000 kWh quello unitario medio, è stimabile in 101.995.200.000 kWh e perciò – dando in almeno 500 g di CO2 per kWh la media mondiale – ha fatto emettere almeno 51 milioni di tonnellate di CO2, insieme a particolato, NOx, SOx e CO, che certo non hanno fatto bene all’Ambiente. Inoltre, ogni auto tolta dalla circolazione è un “rifiuto speciale” inquinante, che pesa almeno 1.000 kg ed occupa almeno 6 mq (nel solo 2015 sono state 1.131.134).
Il “sistema”
Di tutto ciò è prevalente causa un “sistema” che sfrutta le classi ecologiche “Euro” per perseguire il continuo rinnovo del parco circolante europeo; ed è composto da poteri forti privati, per motivi ovvi, e da poteri pubblici il cui solo motivo per assecondare i primi spero sia la loro superficiale preparazione sull’Ambiente e l’Energia.
Esso opera con le seguenti azioni:
- continuare a considerare i motori delle auto fonte principale dell’inquinamento, anche se ciò è stato smentito dal prof. Hans Peter Lenz nel 1999, dall’ing. Dario Faccini nel 2015-16 e dall’esperienza: nessun blocco del traffico, da solo, ha migliorato la qualità dell’aria (v. qui e qui) ;
- imporre blocchi del traffico “ambientali” esentandone i mezzi più recenti; per cui chi debba circolare sempre, e non abbia un mezzo esentato, debba acquistarne uno; operazioni che non hanno mai fatto diminuire l’inquinamento, anzi in quei giorni talvolta aumentato;
- incentivare con danaro pubblico la rottamazione sostitutiva dei veicoli meno recenti; in Europa lo hanno fatto alcuni Paesi fino al 2011 (v. qui a pag 193); in Italia, ancora nel 2014 sono stati stanziati 63,4 milioni di Euro e nel 2016 sono state concesse agevolazioni fiscali
- invadere con pubblicità alle auto gli organi di informazione; in Italia, gli investimenti a quel fine sono inferiori solo a quelli per gli alimentari (v. qui, qui, qui e qui);
- criminalizzare il diesel, in modo che anche chi ha una Euro6, ma a gasolio, debba acquistare un’altra auto se vuole poter circolare sempre; il presupposto, che il motore diesel sia il più inquinante, è stato smentito dall’esperienza dato che, per esempio, nei giorni di fermo delle auto diesel, imposti a Torino lo scorso febbraio, l’inquinamento non è diminuito, ma è anzi aumentato;
Il perché lo ha spiegato Enrico De Vita ad un convegno di venditori di auto, con una lunga relazione, la cui conclusione è che il motore diesel è meno inquinante di quello a benzina e meno nocivo per la salute umana.
Due altre conseguenze di quanto sopra sono il danno inferto ai proprietari delle auto non esentate dai blocchi selettivi, che ne fanno crollare il valore quasi a zero, e la sottrazione di lavoro ad autoriparatori e carrozzieri, col forzato ringiovanimento del parco circolante.
In proposito, infine, va ricordato:
- – che il 10/07/2015 il Parlamento Europeo ha adottato l’Economia Circolare come modello di sviluppo del futuro
- – che il 14/06/2016 la Commissione Ambiente del nostro Senato ha approvato all’unanimità una risoluzione in favore dell’Economia Circolare;;
- – e che il principio-base dell’Economia Circolare è l’azzeramento dei rifiuti riutilizzando, aggiustando, rinnovando e riciclando, non rottamando!
Esempio pratico, la piccola azienda francese Envie Anjou, che dal 2000 ricondiziona elettrodomestici usati e che da allora ne ha rivenduti, con garanzia, 68.414.