Se cerchiamo su Google le parole chiave “cane e neonato”, dalla sezione notizie emergono titoli come «Neonato di un mese sbranato dal cane di famiglia: inutili i tentativi di soccorso». Ma sono soprattutto le storie liete a posizionarsi alte: «Barboncina salva la vita alla neonata». E ancora: «Come un “fratello” maggiore il cane tiene al sicuro un neonato impedendogli di salire le scale». Il rapporto tra bebè e animali domestici è al centro delle preoccupazioni di molti neogenitori. Quando la famiglia si allarga, viene scossa dalle fondamenta. Saltano equilibri collaudati e si stratificano i dubbi.
Qual è il rapporto tra gli animali di casa e i neonati?
E se il nostro amato labrador fosse geloso della figlia in arrivo? Ma è vero che il levriero può trasmettere malattie al nostro lattante? E se Rex non accettasse il nuovo inquilino e lo mordesse?
Sono quesiti che popolano le giornate di tantissime coppie in attesa. Domande legittime, sia inteso, poiché si abbandona la comfort zone per una stabilità tutta da ricostruire. Tanto più vero se, prima della gravidanza, la coppia ha umanizzato il pet per colmare il vuoto di una genitorialità fino ad allora inespressa, evento piuttosto comune. A quanti cani riserviamo cure amorevolmente fotocopiate da quelle che dedichiamo ai figli? Eccoli lì i nostri amici dormire sul letto e pasteggiare da commensali durante la cena e prendersi un bacio schioccante proprio sul naso e gratificarsi con un dolcetto… Poi arriva il cucciolo di uomo e arrivederci routine.
Affinché il cane trovi la sua collocazione nelle mutate condizioni ambientali deve pienamente fidarsi dei proprietari. Non accetterebbe di farsi guidare nella transizione se fosse già tormentato da instabilità, disagio, conflittualità. Anzi, in un contesto critico, l’arrivo di un bambino potrebbe fungere da detonatore. Da un lato la sofferenza del quadrupede, dall’altro la sensazione di pericolo vissuta dalla donna soggetta a poderosi cambiamenti ormonali. Come ogni mamma, subito dopo il parto, anche quella dei Sapiens eleva il fisiologico livello di allarme.
Sono sempre sorpresa da come il parto possa repentinamente trasformare il pet, nella testa dei genitori, da pupillo a potenziale aggressore. Basta un niente e alla favola della famigliola felice va sovrascritto un epilogo per nulla allegro. Come evitarlo? È necessario applicare cinque regole auree prima del lieto evento.
Regola n. 1 – No a paure ingiustificate.
Fughiamo definitivamente il campo da dubbi: un cane regolarmente seguito da un veterinario e una buona condotta igienica familiare sono antidoti formidabili contro le patologie. Ce lo spiega Francesco Giura, neonatologo, che frequentemente si trova a rassicurare i futuri genitori negli incontri pre-parto: «Esistono malattie trasmissibili, ma sono facilmente prevenibili evitando che il bambino o la madre in gravidanza vengano in contatto con le deiezioni. Raramente gli animali sono dirette fonti di infezione: solitamente i germi sono trasmessi all’uomo da acqua e cibi contaminati. Le zoonosi possono rappresentare un rischio serio soprattutto per persone con sistema immunitario compromesso».
Regola n. 2 – Riorganizzare spazi e rete sociale.
Quando nasce un bambino contare su amici, parenti e professionisti fa la differenza. A costoro può essere demandata la provvisoria gestione del pet. È rilevante agevolare la socializzazione dell’animale con queste nuove figure prima del lieto evento. Eviterà gli stress di cambiamento proprio quando occorre vivere in una bolla di pace e serenità. È altrettanto strategico allestire zone di sicurezza, isolamento e defaticamento. Si deve cioè disegnare un layout degli spazi pensati per una nuova stagione. Sono tutti accorgimenti che, se realizzati prima dell’arrivo del neonato, scongiureranno incidenti.
Regola n. 3 – Diversificare le figure di attaccamento.
Se la neomamma è la persona più legata al pet, quest’ultimo sia incoraggiato a legarsi a nuove figure. La donna sarà assorbita esclusivamente dalla maternità e finirà inevitabilmente per trascurare il cane. Lo stravolgimento di un rapporto, magari in precedenza simbiotico, non potrà che essere vissuto con sofferenza dal quadrupede. Per evitare tensioni è indispensabile introdurre progressivamente nuove figure di attaccamento per avviare un indolore downshifting relazionale.
Regola n. 4 – Migliorare la comunicazione.
La nascita di un bambino può anche rappresentare l’occasione per evolvere la capacità di comprensione dell’amico a quattro zampe. Con l’ausilio di un veterinario esperto in comportamento animale possiamo imparare a cogliere e a interpretare i segnali di disagio e di stress. Gestirli in modo adeguato impedirà che sfocino in atteggiamenti aggressivi.
Regola n. 5 – Ristrutturare il ruolo del pet.
Rimodellare le relazioni all’interno del nucleo familiare ha un’elevata complessità. Sbagliare può significare l’allontanamento del quadrupede in direzione del canile. Una sconfitta per tutti. Soprattutto per un animale sociale come il cane. Ma se abbiamo evidenza che il cane si sia ritagliato un ruolo da leader, una pronta correzione sarà imprescindibile per evitare brutte sorprese nei rapporti con il bambino.
Fin qui le nostre cinque regole d’oro. L’esperienza mi ha comunque insegnato che, anche quando il cane è costretto da solo a reinventarsi un ruolo, quasi sempre tende a rivestire quello del guardiano del bambino e non certo quello dell’azzannatore. Perché questi splendidi nostri compagni di vita sono quasi sempre più bravi di noi.