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24 Lug 2020

Alberi rossi in città: potenziali alleati per la nostra salute

Ermes Lo Piccolo - Marco Landi
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Gli alberi sono senza ombra di dubbio i più importanti “elementi” naturali presenti nell’ambiente urbano delle nostre città. Tuttavia, siamo spesso portati a considerare le alberature urbane come mere opere ornamentali e ciò si traduce in scelte tecniche sbagliate che vanno ad attenuare, se non addirittura ad annullare, la “qualità” dei servizi ecosistemici – i benefici offerti dagli ecosistemi al genere umano – che il verde urbano è in grado di offrire.

 

Il verde nelle città ci aiuta a star meglio

Il “valore” dei servizi ecosistemici offerti può essere percepito da un punto di vista fisico (miglioramento del microclima, purificazione dell’aria, riduzione del rumore), estetico e culturale (funzione paesaggistica e architettonica, ruolo culturale), economico (valore più elevato degli immobili, spese minori per condizionamento e riscaldamento), ma anche psicologico e sociale (miglioramento delle capacità cognitive dei bambini, guarigioni più veloci, attenuazione di condizioni di stress).
Pertanto, dovremmo cominciare a preoccuparci del benessere dei nostri “vicini verdi” costretti a crescere in un territorio antropizzato, diverso dal loro ambiente naturale, e a tollerare condizioni di inquinamento dell’aria e del suolo, carenza di acqua e nutrienti e alte temperature.
I recenti cambiamenti climatici, inoltre, potrebbero ulteriormente acuire le già ardue condizioni di vita delle nostre alberature urbane, obbligando gli operatori del verde a scegliere per le nostre città specie arboree differenti che meglio si adattino alle nuove condizioni ambientali.

 

Gli alberi rossi sopportano meglio la vita in città

Di recente, lo studio di specie arboree tolleranti o meno sensibili a fattori ambientali stressanti per le piante ha posto l’attenzione su specie vegetali in grado di produrre particolari molecole appartenenti alla classe dei flavonoidi, intensamente colorati: gli antociani. Questi pigmenti conferiscono il caratteristico colore rosso alla foglia delle specie arboree che li producono e queste piante, che sono state selezionate in passato per il loro valore estetico-ornamentale, proprio grazie alla capacità di produrre antociani possono rivelarsi anche potenzialmente avvantaggiate in condizioni di stress abiotici.
La presenza di antociani nella foglia è in grado, infatti, di limitare gli effetti negativi degli stress abiotici sul processo fotosintetico grazie a tre effetti principali:

•    riduzione dell’eccesso di luce che arriva ai cloroplasti – il motore fotochimico delle piante – durante la fotosintesi;
•    limitazione del contenuto di zuccheri solubili nella foglia che possono ostacolare il corretto funzionamento dei processi biochimici fogliari;
•    non da ultimo, funzionano come antiossidanti contro le specie radicaliche dell’ossigeno che si formano a causa delle condizioni di stress.

Tutti questi benefici si traducono in un rallentamento nell’invecchiamento – la senescenza – delle foglie rosse rispetto a quelle verdi, permettendo all’albero un maggiore riassorbimento di nutrienti e prolungando il loro valore estetico negli ambienti urbani rispetto agli alberi caducifoglie verdi.
Le specie arboree a foglia rossa come Prunus cerasifera Ehrh. var. pissardii o Acer pseudoplatanus L. var. atropurpureum possono rivelarsi delle potenziali alleate nella progettazione di spazi alberati resilienti a condizioni di stress tipiche dei contesti urbani nell’era dell’incalzante cambiamento climatico globale. Inoltre, dal punto di vista estetico il colore rosso, se alternato alle più comune specie verdi, può contribuire a creare interessanti contrasti cromatici notevolmente apprezzabili di cittadini.
Non tutto è però noto, restano ancora da chiarire e approfondire alcuni aspetti ecofisiologici degli alberi a foglia rossa per selezionare le specie più adatte a crescere alle nostre latitudini in differenti contesti urbani.

Ermes Lo Piccolo - Marco Landi
Ermes Lo Piccolo ha svolto il dottorato di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell'Università di Pisa in collaborazione con il Plant and Food Institute (NZ). Oggi è assegnista di ricerca in Arboricoltura Generale e Coltivazioni Arboree presso lo stesso Dipartimento e la sua attività di ricerca è incentrata sullo studio di specie arboree forestali e di specie comunemente utilizzate in ambiente urbano. Marco Landi ricopre il ruolo di ricercatore in Chimica Agraria presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa. Autore di oltre 100 pubblicazioni scientifiche, capitoli di libri e membro dell’editorial board di riviste come Photosynthetica, Forests, e Frontiers in Plant Science, la sua attività di ricerca si concentra sullo studio dei meccanismi fisiologici e biochimici di specie erbacee ed arboree in risposta al Global Change.
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