Il rumore delle città disturba i grilli campestri
Secondo uno studio del 2021 pubblicato su Behavioral Ecology, l’inquinamento acustico generato dalle attività umane può ridurre le performance riproduttive del grillo campestre (Gryllus bimaculatus).
L’inquinamento è l’impatto negativo provocato sull’ambiente da diversi agenti, chimici, fisici o biologici, al punto da renderlo dannoso o non idoneo alla vita. Le alterazioni possono riguardare aria, acqua, suolo oppure l’ambiente nel suo insieme. L’inquinamento acustico e quello luminoso rappresentano due aspetti caratteristici degli ambienti urbani, che influiscono su molti aspetti della vita, non solo delle persone che vi risiedono, ma anche degli animali che si sono adattati a vivere nei centri urbani.
Lo studio del gruppo di Cambridge evidenzia come il rumore generato dalle città riduce il successo riproduttivo nei grilli di campo. In generale, i rumori cittadini sono fonte di stress: possono interrompere gli animali mentre si alimentano o si prendono cura della prole oppure mascherano i rumori naturali. Nel caso dei grilli, le femmine non riconoscono il canto dei maschi, lo strumento attraverso il quale si attua la selezione sessuale in questa specie. Le femmine, infatti, scelgono i maschi più idonei alla riproduzione ascoltandone il canto, perché in questo modo riescono a valutarne le dimensioni e lo stato di salute. Le femmine potrebbero quindi scegliere maschi meno idonei di altri, a discapito della sopravvivenza della prole. Lo sfregamento delle ali, che serve ai maschi per produrre il classico frinire che tanto ci allieta nelle serate estive, comporta un alto dispendio energetico, e il tentativo da parte del maschio di emettere canti ancora più efficaci potrebbe mettere a rischio la stessa sopravvivenza dell’individuo.
La fauna urbanizzata: i vantaggi della città
Per fauna urbanizzata intendiamo tutti quegli animali – insetti, rettili, anfibi e mammiferi – appartenenti a specie generaliste e opportuniste, dotati quindi di quella grande plasticità ecologica che permette loro di adattarsi a nuovi ambienti. Questi animali si distribuiscono nelle aree antropizzate lungo un gradiente che dalle zone periurbane arriva fino ai sottotetti dei palazzi del centro. L’avvicinamento alle città è determinato principalmente dalla facile reperibilità di cibo, ma anche da altri fattori che rendono questo particolare habitat più vantaggioso. Per esempio, la cosiddetta isola di calore, cioè il microclima più caldo che si viene a creare nelle città rispetto alle zone periurbane o rurali, offre protezione contro le rigide temperature invernali. Inoltre, la città garantisce una maggiore disponibilità di rifugi: dagli anfratti dei muri alle grondaie, dai campanili fino alle fronde degli alberi dei parchi. Altri vantaggi cittadini sono la mancanza di predatori, tra i quali i cacciatori, e infine la luce artificiale, che attrae molte specie di uccelli e insetti.
Gli svantaggi del vivere in città. L’esempio dei pipistrelli
La vita in città comporta per la fauna, però, anche molti svantaggi. Come il rumore per i grilli, la luce artificiale può rappresentare un elemento di disturbo per molte specie e influenzare diversi comportamenti animali, quali il foraggiamento, la riproduzione e la comunicazione. Uno studio inglese dell’Università di Bristol pubblicato su Current Biology evidenzia come la luce artificiale possa interferire con le attività notturne dei pipistrelli, in particolare di alcune specie quali il ferro di cavallo minore (Rhinolophus hipposideros). L’illuminazione artificiale presente nei luoghi di foraggiamento induce questi animali a modificare o interrompere il pendolarismo tra i posatoi e i luoghi dove trovano cibo. Si stima che negli ultimi 30 anni, la popolazione di questa specie di chirotteri, oggi considerata in pericolo dal comitato italiano dell’IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura), si sia ridotta del 50% per mancanza di habitat. La luce artificiale, inoltre, influenza l’attività dell’epifisi, che in risposta allo stimolo luminoso riduce la produzione di melatonina, l’ormone regolatore dell’orologio biologico, alterando il normale ritmo circadiano che disciplina il ritmo sonno-veglia.
Trovare l’equilibrio per sopravvivere
Nelle città le popolazioni tendono a essere isolate, con diminuzione del rimescolamento genetico che è fondamentale per la sopravvivenza delle specie, mentre i tassi di mortalità salgono per cause antropiche, come l’uso di pesticidi, investimenti e avvelenamenti. Il cibo è molto disponibile, ma anche di qualità scadente, e può determinare negli animali l’insorgere di problemi di salute.
La presenza umana provoca anche cambiamenti nelle abitudini: alcuni animali di solito diurni possono sviluppare comportamenti notturni per evitare la compresenza con gli uomini, mentre altri, all’opposto, diventano più confidenti. In entrambi i casi si verifica un cambiamento dei pattern naturali di comportamento, che possono determinare alterazione della fitness, delle dinamiche di popolazione e delle interazioni tra individui, fino a intaccare i meccanismi evolutivi delle specie. Insomma, la vita in città, per la fauna è un esercizio di equilibrismo tra pro e contro e, come sempre, solo chi sa far prevalere i primi sopravvive.