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31 Gen 2020

“Le nuove epidemie”: come affrontare l’emergenza globale

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Coronavirus: l’Organizzazione Mondiale della Sanità parla chiaro, affermando di essere davanti a una “emergenza globale“. In questi ultimi giorni, la notizia dei nuovi contagi rimbalza da media a media, preoccupando – non poco! – le comunità di ogni dove.

Coronavirus: l’Organizzazione Mondiale della Sanità parla chiaro, affermando di essere davanti a una “emergenza globale“. In questi ultimi giorni, la notizia dei nuovi contagi rimbalza da media a media, preoccupando – non poco! – le comunità di ogni dove.

Questi i numeri – sinora – della pandemia: 170 i decessi accertati e più di 1.700 nuovi casi di contagio nelle ultime 24 ore. Circa 7.000 le persone colpite dal virus che, partendo forse dalla città cinese di Wuhan, si è allargato a macchia di leopardo, divenendo un pericolo sanitario di misura internazionale.

Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS, ha sottolineato che “benché i casi fuori dalla Cina siano ancora relativamente pochi, è necessario agire insieme per limitare un’ulteriore diffusione“.

Partiamo, quindi, dal principio, cercando di capire cosa è il Coronavirus

 

Cosa è il Coronavirus?

Con Coronavirus (CoV) si fa riferimento a una famiglia di virus che colpiscono le vie aeree, provocando disturbi di vario genere: dal comune raffreddore alla SARS (sindrome respiratoria acuta grave).
 
Si tratta di virus particolarmente comuni tra le specie animali (in primis, tra cammelli e pipistrelli) che – seppur raramente – possono subire mutazioni e infettare anche l’uomo.
 
Il 31 dicembre 2019, infatti, in Cina è stato rilevato un focolaio di casi di polmonite sospetto nella città di Wuhan (Provincia dell’ Hubei). Il 9 gennaio 2020, il China CDC ha dichiarato l’esistenza di un nuovo coronavirus (detto: 2019-nCoV), attribuendo a questo la causa delle prime epidemie ancora circoscritte. 
 
 
Da quel momento, la trasmissione inter-umana ha superato i confini cinesi. Il resto della storia sta segnando il presente. 
 

Nuove epidemie (Coronavirus): come proteggersi? 

Per rispondere a questa domanda, riprendiamo alcuni passi del libro “Le nuove epidemie” di François Bricaire e Frédéric Saldmann (Edizioni Dedalo, 2010).

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“L’angoscia maggiore quando si verificano le epidemie, è che si ha l’impressione costante che il virus sia lì in agguato, pronto a colpire, a prescindere dal luogo in cui ci si trova. Fuori sembra essere ovunque, e dentro lo si teme annidato in ogni angolino.

In effetti, questa impressione non è poi così lontana dal vero. Per questo motivo, il nostro habitat costituisce, se ben conosciuto e gestito, il primo baluardo contro tali flagelli. Il segreto consiste nel creare una sorta di camera di decompressione quando si rientra a casa (…)”.

Ecco alcuni validi consigli per limitare il contagio e proteggersi dai nuovi virus, secondo gli autori del volume:

  • Togliere le scarpe al rientro: possedere uno zerbino è già un primo passo. Tuttavia, quando si rientra a casa, è ancora meglio togliersi le scarpe. Molti paesi adottano questa sana abitudine, poiché limita la possibilità che le scarpe si trasformino in vettori di microbi una volta in casa. Le suole umide su un tappeto costituiscono, infatti, un rischio considerevole per i bambini che giocano per terra, giacché la tendenza attuale del «vivere per terra» (si pensi alle cene informali, alla visione di film, ecc.) ne moltiplica i rischi. Questa semplice misura profilattica sarà utile a tutti. Una volta tolte le scarpe, è anche preferibile cambiarsi d’abito. Innanzi tutto per stare più comodi, ma anche perché i vestiti portati all’esterno sono pieni d’inquinamento microbico e tossico. Per capire quanto i tessuti si impregnino facilmente, basti pensare all’odore dei vestiti dopo aver trascorso una serata in un luogo pieno di fumatori.
  • Lavarsi le mani appena arrivati a casa: Se questa regola è valida per i piccoli, perché mai i grandi dovrebbero comportarsi diversamente? Affinché, al rientro, il lavaggio delle mani sia efficace, è necessario utilizzare sapone liquido e soprattutto un asciugamano asciutto, perché uno bagnato  serve da brodo di coltura utile allo sviluppo di germi che sfruttano l’umidità per moltiplicarsi. Dove possibile, le salviette di carta monouso rappresentano una buona soluzione. Lavarsi le mani accuratamente, senza dimenticare gli spazi interdigitali e lasciando sul lavabo uno spazzolino per pulirsi le  unghie. Altrettanto necessaria una pattumiera a pedale, con coperchio richiudibile automaticamente, munita di un sacco di plastica, in modo da svuotarla senza manipolarne il contenuto. Ovviamente, non dimenticare poi di pulire regolarmente anelli, collane e braccialetti, anche il vetro dell’orologio, esposti tutto il giorno anche ai più impercettibili miasmi.
  • Pulizie quotidiane: Tenere sempre in casa un flacone di prodotto disinfettante con del cotone per pulire gli oggetti esposti ai microbi durante la giornata. Il telefono portatile deve essere pulito con cura, così come la tastiera del computer e gli occhiali. È necessario sapere che anche quando una persona indossa la mascherina, gli occhiali restano esposti ai microbi emessi dagli interlocutori. Sarà necessario pulire quindi tanto le lenti quanto la montatura. Per ricordare l’importanza di tale gesto, è sufficiente citare lo studio condotto nel marzo del 2008 dal dottor Squinazi e dal dottor Sald – mann sui germi scoperti sugli occhiali di 23 persone prese in esame. I risultati hanno mostrato che 21 su 23 presentavano una coltura batterica, di cui due di stafilococchi aurei. Benché i rischi siano minimi, anche i portatori di apparecchi acustici devono curarsi di pulirli regolarmente.
  • Aprire le finestre: Consiglio valido anche in caso di epidemia? Non bisogna mai vivere confinati in una casa senza che vi sia ricambio d’aria. L’aria, infatti, è inquinata da numerosi elementi tossici: prodotti di pulizia, profumi d’interni, detergenti per il bagno, colle dei mobili di legno compensato o della carta da parati. Ciò significa che quotidianamente respiriamo formaldeidi, eteri di glicole, benzeni, terpeni, ecc. In mancanza di un ricambio sufficiente, l’aria interna si trasforma quindi rapidamente in un cocktail di prodotti nocivi che possono provocare riniti (sono decuplicate in dieci anni) o asma. Occorre dunque aprire le finestre il più spesso possibile. In inverno, spalancarle per qualche minuto per poi richiuderle non serve a un granché, anzi è peggio perché lascia entrare umidità nella stanza, come dimostra il vapore che si forma sui vetri delle  finestre. I germi, non dimentichiamo, amano svilupparsi in atmosfere umide. È quindi preferibile lasciarle aperte per mezz’ora o un’ora, secondo le condizioni del tempo, accostandole.
La mascherina sul viso costituisce davvero una barriera efficace?

“Innanzi tutto, è necessario ricordare che le mascherine sono efficaci solo nel caso di epidemie il cui contagio avviene per via aerea. Pur non costituendo  una barriera invalicabile, si dimostrano capaci di limitare sensibilmente le contaminazioni virali.
 
Per le stesse ragioni per le quali si sottoscrivono contratti assicurativi che raramente servono, possedere una piccola quantità di mascherine rassicura e preserva il futuro. È una sorta di garanzia, nel caso in cui fosse utile.”

 
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REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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