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26 Apr 2021

Tumore ovarico: identificato il meccanismo alla base

Laura Rosanò

Laura Rosanò
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Il tumore ovarico rappresenta la principale causa di morte per tumore ginecologico e la quinta per tumore nella popolazione di sesso femminile nei Paesi sviluppati. I tumori epiteliali rappresentano circa il 90% dei tumori ovarici maligni e, nonostante gli sforzi volti a individuare un metodo di screening efficace per questa neoplasia, nella maggior parte dei casi questi tumori vengono diagnosticati già quando sono in uno stadio avanzato con diffusione intraperitoneale della malattia. Per questo motivo, identificare nuovi determinanti che favoriscono il processo invasivo e metastatico è necessario sia per fare diagnosi precoce del tumore sia per nuovi approcci terapeutici nel trattamento.

 

Come si sviluppa il tumore ovarico?

Nelle pazienti con carcinoma ovarico aggressivo, le cellule tumorali mostrano una propensione a formare metastasi in alcuni organi intraperitoneali che sono rivestiti da cellule mesoteliali.  Inizialmente le cellule tumorali aderiscono alle cellule mesoteliali e, dopo averle attraversate, degradano la matrice extracellulare sottostante, per invadere e colonizzare nuovi tessuti. Quindi le cellule mesoteliali che si dispongono l’una accanto all’altra rappresentano una vera e propria barriera fisica da superare, per poi penetrare nel tessuto sottostante.
Nel nostro ultimo lavoro, appena pubblicato, è stato identificato un nuovo meccanismo molecolare che può favorire questi processi. Grazie a una serie di esperimenti condotti su linee cellulari, abbiamo scoperto che un recettore che è iperespresso nelle cellule di carcinoma ovarico, che si chiama recettore dell’endotelina, promuove l’interazione tra proteine diverse che agiscono a staffetta attivandone una specifica via segnalazione intracellulare.

 

Invadopodi: come il tumore si propaga

Questo favorisce la formazione di particolari di strutture invasive, chiamate invadopodi, e la capacità delle cellule tumorali di bypassare lo strato di cellule mesoteliali, degradare il tessuto circostante, quindi invadere e formare metastasi. Gli invadopodi sono sottili protuberanze della membrana cellulare, come delle dita che si allungano dalla cellula verso il tessuto circostante, che si formano attraverso il rimodellamento del citoscheletro di actina ovvero un complesso dei filamenti proteici simile al nostro scheletro che non solo danno forma alla cellula, ma controllano anche il loro movimento. Queste protrusioni sono sede del rilascio di proteine specifiche, le metalloproteasi, che digeriscono la matrice extracellulare creando delle vie di fuga nel tessuto. Questo permette alle cellule tumorali di muoversi e colonizzare nuovi spazi.
Scoperta la chiave molecolare del fenomeno era inevitabile che provassimo a disattivarla. E difatti abbiamo scoperto che bloccando il recettore e la formazione di quelle specifiche interazioni molecolari, si possono rallentare i processi invasivi e metastatici, almeno negli studi preclinici.
Altri esperimenti ci permetteranno di identificare altre nuove interazioni produttive che le cellule tumorali stabiliscono con cellule del microambiente e come queste possano contribuire attivamente alla formazione delle metastasi del carcinoma ovarico.

Laura Rosanò
Laura Rosanò
Laura Rosanò, calabrese di origine, si è laureata in Scienze Biologiche a Roma e ha conseguito la specializzazione in Patologia Clinica. Ha svolto per molti anni la sua attività di ricerca all’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma. Dal 2018 lavora al Consiglio Nazionale delle Ricerche presso l’Istituto di Patologia e Biologia Molecolari di Roma. La sua ricerca si concentra sullo studio di meccanismi di invasione e metastasi nella progressione del carcinoma ovarico.
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