I nomadi di cui parliamo sono gli abitanti delle steppe della regione a sud del fiume Don, in Russia. Un team internazionale di scienziati, composto da archeologi e esperti di pedologia – la scienza che studia il suolo – ha esaminato i siti di sepoltura risalenti all’età del Bronzo al confine tra la Calmucchia e il Territorio di Stavropol’, trovando tracce di orzo coltivato sulle pareti di recipienti in ceramica. Cosa c’è di strano? In quel periodo storico quelle genti non praticavano l’agricoltura quindi la pianta doveva provenire da insediamenti delle colline del Caucaso, frutto di una forma di scambio di beni.
I nomadi di cui parliamo sono gli abitanti delle steppe della regione a sud del fiume Don, in Russia. Un team internazionale di scienziati, composto da archeologi e esperti di pedologia – la scienza che studia il suolo – ha esaminato i siti di sepoltura risalenti all’età del Bronzo al confine tra la Calmucchia e il Territorio di Stavropol’, trovando tracce di orzo coltivato sulle pareti di recipienti in ceramica. Cosa c’è di strano? In quel periodo storico quelle genti non praticavano l’agricoltura quindi la pianta doveva provenire da insediamenti delle colline del Caucaso, frutto di una forma di scambio di beni.
Lo scopo della ricerca, pubblicata sulle pagine della rivista Vegetation History and Archaeobotany, era determinare quali piante selvatiche e domesticate fossero state adoperate dalle popolazioni locali come fonte di nutrimento o a scopo rituale. Per far questo gli studiosi si sono affidati alla datazione con il metodo del Carbonio-14 e all’analisi dei fitoliti. Il radiocarbonio ha permesso di risalire all’età dei resti presenti sul vasellame, i fitoliti hanno aiutato a capire quale tipo di vegetazione fosse presente nella regione di interesse, migliaia di anni fa. Cosa sono i fitoliti? Ne avevamo già parlato in altri nostri appuntamenti dedicati all’archeobotanica: sono grani di silice idrata che si sono formati all’interno delle cellule di alcune specie vegetali, un calco quasi perfetto degli spazi che le accoglievano. Una volta decomposta la pianta, queste particelle – una sorta di impronta digitale per differenti specie o generi di piante – sono riuscite ad arrivare integre nelle mani dei botanici.
Vasi appartenenti al sito archeologico indagato. Credits: Natalya Shyshlina
Le sepolture prese in considerazione sono della metà del III secolo a.C., quando l’area era occupata da allevatori nomadi che si muovevano tra le colline pedemontane del Caucaso e le valli del Volga e del Don. Gli scienziati, come già accennato, hanno trovato resti carbonizzati di piante selvatiche come l’amaranto e il Lithospermum sul pavimento dei tumuli, sulle pareti delle ciotole e nei vasi rituali. L’agricoltura fu una conquista che arrivò solo alla fine dell’età del Bronzo. Ma, in due dei reperti analizzati, sono state ritrovate tracce di orzo, una pianta coltivata.
Secondo gli autori dello studio, non ci sono prove che supportano la teoria secondo la quale quell’orzo provenisse dalla stessa regione delle sepolture quindi, l’ipotesi più probabile – supportata anche da analisi degli isotopi dello Stronzio, del Carbonio e dell’Azoto dei resti umani e animali ritrovati – è che fosse stato scambiato con altre merci dalle genti che vivevano nella zona delle colline del Caucaso. I nomadi delle steppe dovevano essere stati dei grandi viaggiatori…ma anche dei buoni commercianti!