La dendrocronologia è la scienza in grado di datare manufatti attraverso la misura degli anelli di accrescimento del legno e, nel caso degli strumenti musicali, può essere eseguita in maniera assolutamente non invasiva attraverso l’analisi di fotografie.
Come si data un violino?
Le foto di un violino, di proprietà privata, sono state inviate via Whatsapp al laboratorio di dendrocronologia (www.datazioni.it). Le misure degli anelli di accrescimento visibili sul legno hanno portato alla datazione dell’ultimo anello visibile sullo strumento al 1696. I valori di correlazione più elevati sono stati ottenuti con la serie di riferimento di Paneveggio in Trentino e questo fa pensare che il legname provenga proprio da tale regione. Il 1696 è il terminus post quem e a tale data vanno aggiunti un certo numero di anni corrispondenti agli anelli perduti con la refilatura delle tavole, più un eventuale periodo di stagionatura.
L’etichetta di uno strumento: quanto è affidabile?
La data è comunque abbastanza antica, corrispondente al periodo d’oro della liuteria italiana. Questo ha portato ad approfondire ogni altra possibile informazione sullo strumento, compresa l’etichetta. Generalmente, ogni strumento porta al suo interno un’etichetta su cui è scritto il nome del liutaio, il luogo o altro. Le etichette molto spesso non sono originali. In molti casi venivano sostituite al momento del restauro degli strumenti, operazione occorsa frequentemente durante i secoli. A volte, la scritta originale veniva semplicemente trascritta, magari con qualche errore ortografico; altre volte veniva leggermente o pesantemente modificata. In qualche caso, agli strumenti di qualche buon apprendista veniva applicata l’etichetta di un nome famoso, nel tentativo di aumentare l’importanza dello strumento. In generale, dunque, è poco raccomandabile riferirsi all’etichetta per attribuire uno strumento musicale.
Nel nostro caso lo strumento analizzato riportava la scritta “Joseph Guranerius Filuis Andreae Cremonae Sub Titulo S. Theresie, 1705”, ovvero: Giuseppe Guarneri, figlio di Andrea (si noti l’errore Filuis al posto di Filius), nel nome di Santa Teresa (fece) nell’anno 1705. La data riportata nell’etichetta è quindi perfettamente compatibile con la datazione dendrocronologica.
Il confronto tra i violini
Per dimostrare l’attribuzione occorreva però confrontare la serie del violino in esame con quella di un vero Giuseppe Giovanni Battista Guarneri di Cremona. Questo perché i liutai, trovato il legno giusto, continuavano a usare legno dalla stessa provenienza, possibilmente dalla stessa partita di legname e a volte anche dalla stessa pianta. Come sempre, la prima ricerca di un vero Giuseppe Guarneri è stata fatta sul web. Dopo innumerevoli informazioni di varia natura, è stato trovato un report tecnico a firma di Peter Ratcliff per una prestigiosa casa d’aste francese, Vichy Enchères. Il report riportava l’analisi dendrocronologica di uno strumento vero di Giuseppe Guarneri. Peter Ratcliff è uno stimatissimo liutaio/dendrocronologo e la casa d’aste autorevole. Purtroppo, i dati dendrocronologici non erano riportati, tuttavia sulla copertina del report c’era una foto dello strumento. Immediatamente è stata confrontata le serie degli anelli arrivata via WhatsApp con quella della foto sulla copertina.
Dopo l’iniziale incredulità, visto che le due curve sono quasi perfettamente sovrapponibili (TBP 8,12, THO 9,45, Glk 71,90***), il risultato era chiaro: i due strumenti erano dello stesso autore.
La dendrocronologia si è così dimostrata una tecnica estremamente efficace, in grado di trasformare un violino di valore incerto in un pezzo da museo del valore di vari milioni di euro.
Giuseppe Guarneri: uno dei liutai più famosi di sempre
Giuseppe Giovanni Battista Guarneri, conosciuto come filius Andreae, era il figlio minore di Andrea Guarneri, di cui fu allievo. Nacque a Cremona il 25 novembre 1666. Collaboratore del padre, nel 1698 ne ereditò il laboratorio, ove costruì violini, viole ed eccellenti violoncelli. È ricordato soprattutto per violini di ottima fattura ispirati ai modelli di Stradivari. Usò una vernice rosso arancio, simile a quella del fratello Pietro Giovanni. Non si conoscono violini con etichette originali posteriori al 1720. Dei sei figli avuti da Barbara Franchi, che aveva sposato il 4 gennaio 1690, Pietro e Giuseppe si dedicarono alla liuteria. Morì a Cremona nel 1740 circa.