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04 Mar 2019

Antenati carnivori

Alessia Colaianni

Alessia Colaianni
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Al di là di ogni riflessione culturale, sociale e personale, noi uomini siamo onnivori. Anzi, in passato i nostri antenati sono stati dei grandi consumatori di carne. Una testimonianza della posizione dominante dei nostri predecessori nella catena alimentare proviene da un recente studio condotto dal Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, in cui è descritta una nuova analisi isotopica applicata su denti e ossa di Neanderthal, vissuti in Francia durante il periodo di transizione tra il Paleolitico medio e il Paleolitico superiore.

Al di là di ogni riflessione culturale, sociale e personale, noi uomini siamo onnivori. Anzi, in passato i nostri antenati sono stati dei grandi consumatori di carne. Una testimonianza della posizione dominante dei nostri predecessori nella catena alimentare proviene da un recente studio condotto dal Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, in cui è descritta una nuova analisi isotopica applicata su denti e ossa di Neanderthal, vissuti in Francia durante il periodo di transizione tra il Paleolitico medio e il Paleolitico superiore.

 

Ancora una volta l’analisi degli isotopi è stata lo strumento per ricostruire una paleodieta, in questo caso di due individui di Neanderthal i cui resti sono stati ritrovati in Francia, nei siti di Les Cottés e Grotte du Renne. La questione era già dibattuta da un po’: i Neanderthal sono considerati tradizionalmente carnivori e cacciatori di grandi mammiferi ma recentemente questa ipotesi è stata indebolita da numerose prove di consumo di vegetali. Già in precedenti articoli di questa rubrica abbiamo parlato del metodo per studiare i regimi alimentari del passato ossia lo studio degli isotopi del carbonio e dell’azoto. In breve, i rapporti isotopici di carbonio ( δ13C = 13C/12C) e di azoto ( δ15N = 15N/14N) nei tessuti animali sono in stretta relazione con quelli presenti nel cibo che mangiamo e, quindi, ci permettono di comprendere quale fosse l’alimentazione seguita in civiltà antiche.

 

I dati ricavati da queste misure hanno sempre rivelato per i Neanderthal valori molto elevati del rapporto tra isotopi dell’azoto, indicazione – in generale – di una posizione di tutto rispetto nella catena alimentare, addirittura leggermente al di sopra di celebri carnivori quali iene, lupi e volpi. In realtà questa interpretazione può essere messa in discussione poiché quegli stessi rapporti potrebbero significare alto consumo di mammuth, di giovani animali, di carne putrefatta oppure di cibo cotto, pesce d’acqua dolce, animali carnivori o, addirittura, funghi. Quindi, per fugare ogni incertezza, gli scienziati hanno applicato una analisi degli isotopi di carbonio e azoto composto-specifica.

 

La Compound Specific Isotope Analysis (CSIA) comporta la determinazione del valore isotopico a livello di molecola per i singoli composti di interesse, a differenza della tradizionale analisi definita bulk, cioè di massa. Infatti sono stati i singoli aminoacidi che compongono il collagene a essere sottoposti all’esame, molecole ricavate da una radice di un dente – parte che registra la dieta di una persona dai 4 agli 8 anni di età – e l’osso di un bimbo di un anno.

 

Quali sono stati i risultati? Klervia Jaouen, ricercatrice del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology e prima autrice dello studio pubblicato su PNAS- Proceedings of the National Academy of Sciences, ha raccontato: “Impiegando questa tecnica abbiamo scoperto che i Neanderthal di Les Cottés seguivano una dieta puramente carnivora, lei [l’individuo a cui apparteneva il dente] non è stata una bambina svezzata tardi [una delle ipotesi precedenti] o una consumatrice regolare di pesce e la sua gente sembra che cacciasse soprattutto renne e cavalli. Abbiamo anche confermato che il Neanderthal della Grotte du Renne era un piccolo allattato al seno la cui madre mangiava carne”. Oltre all’analisi isotopica, anche le osservazioni zooarcheologiche (la zooarcheologia è la disciplina che studia i resti animali individuati nei contesti archeologici) hanno confermato questo quadro.

 

Quindi non tutti i Neanderthal ma sicuramente quelli analizzati potevano essere considerati carnivori. Queste informazioni a cosa servono? Prima di tutto la CSIA potrà finalmente aiutare gli scienziati nel comprendere più in profondità i regimi alimentari del passato, cosa che, con l’analisi bulk, non era possibile (come avete visto un rapporto alto degli isotopi dell’azoto, registrata con questo ultimo metodo, poteva essere legato a molte altre condizioni nutrizionali). Una ricostruzione della paleodieta con questo livello di approfondimento, inoltre, potrà condurre gli studiosi a nuove risposte riguardanti l’incontro tra Neanderthal e Sapiens. Jean-Jacques Hublin, direttore del Department of Human Evolution del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, ha commentato: “Questo studio conferma che quando Homo sapiens è arrivato in Europa e ha incontrato i Neanderthal, sono stati in diretta competizione per lo sfruttamento dei grandi mammiferi”. Sahra Talamo, ricercatrice del Leipzig Max Planck Institute e coautrice del lavoro, ha concluso: “L’impiego sistematico della combinazione tra CSIA e datazione con il radiocarbonio ci aiuterà a capire se le due specie avessero veramente le stesse strategie di sussistenza durante quei periodi cruciali”.

Alessia Colaianni
Alessia Colaianni
Giornalista pubblicista, si è laureata in Scienza e Tecnologia per la Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali e ha un dottorato in Geomorfologia e Dinamica Ambientale. Divulga in tutte le forme possibili e, quando può, insegna.
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