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25 Mar 2019

Archeologia e lontre: studiare il passato attraverso i manufatti animali

Alessia Colaianni

Alessia Colaianni
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L’utilizzo di strumenti da parte dell’uomo è alla base della ricerca archeologica. Le tracce fondamentali per descrivere, ai giorni nostri, l’esistenza dei nostri antenati provengono soprattutto dalle analisi multidisciplinari dei manufatti ritrovati negli scavi. Ma Homo non è l’unico essere vivente a costruire strumenti: è in compagnia di scimpanzé, oranghi e corvi della Nuova Caledonia per complessità nei prodotti ottenuti. Ci sono anche altre specie che fanno un uso funzionale ma un po’ più rudimentale degli oggetti a propria disposizione. Ad esempio, le lontre di mare.

L’utilizzo di strumenti da parte dell’uomo è alla base della ricerca archeologica. Le tracce fondamentali per descrivere, ai giorni nostri, l’esistenza dei nostri antenati provengono soprattutto dalle analisi multidisciplinari dei manufatti ritrovati negli scavi. Ma Homo non è l’unico essere vivente a costruire strumenti: è in compagnia di scimpanzé, oranghi e corvi della Nuova Caledonia per complessità nei prodotti ottenuti. Ci sono anche altre specie che fanno un uso funzionale ma un po’ più rudimentale degli oggetti a propria disposizione. Ad esempio, le lontre di mare.

 

Un nuovo approccio – una archeologia degli animali – è stato al centro della ricerca di un team internazionale che ha analizzato l’uso da parte delle lontre di mare (Enhydra lutris) di grandi rocce disposte sulle rive per aprire i gusci dei molluschi di cui sono ghiotte, nel sito di Bennett Slough Culverts (California, Stati Uniti d’America). Questa operazione ha come risultato un deposito di scarti che gli scienziati hanno esaminato da un punto di vista ecologico e archeologico per identificare schemi caratteristici di utilizzo, indagando così il rapporto passato di questi curiosi animali con l’habitat in questione.

 

Il progetto, nato dalla collaborazione del Max Planck Institute for the Science of Human History, del Monterey Bay Aquarium e della University of California, Santa Cruz, ha portato a uno studio pioneristico pubblicato tra le pagine di Scientific Reports. Un lavoro che ha richiesto ben 10 anni di osservazione delle lontre e che non ha solo svelato le loro abitudini ma costituisce una base per ricerche archeologiche future, riguardanti le popolazioni che vivono sulla costa: questa potrà essere una maniera per riuscire a distinguere l’utilizzo di rocce umano da quello animale così come a valutare il consumo di risorse marine da parte delle due specie.

 

Quali sono state le fasi di studio? Prima di tutto i ricercatori hanno capito che i mitili erano la preda più consumata nel sito e l’unica per cui le lontre adoperavano le rocce emergenti sulla riva al fine di spaccarne il guscio e nutrirsene. Le lontre hanno usato questi sassi per circa il 20% dei molluschi consumati. L’analisi archeologica degli effetti delle percussioni sulle rocce a rivelato uno schema di danneggiamento distinguibile da una lavorazione prettamente umana. Anche i gusci depositati nei pressi di questi “apriscatole naturali” sono stati esaminati: un campione random di frammenti che conteneva qualcosa come 132.000 singole conchiglie. Anche in questo caso, come potrete osservare nell’immagine a seguire, la linea di rottura ha uno schema riconoscibile, con i due lati del guscio del mitile attaccati e una frattura diagonale che scorre sulla parte destra dell’involucro. Non è mancata un po’ di quella che definirei archeologia sperimentale, ossia l’osservazione diretta, per mezzo di registrazioni video, del comportamento degli animali.

 

Archeologia Gusci Rotti Scientific Report

 

Schema di rottura del guscio dei mitili nel sito di Bennett Slough Culverts. (A) Faccia esterna e (B) faccia interna di ciascuna valva; (C) disegno della parte esteriore del guscio del mitile che mostra il tipico schema di rottura delle lontre di mare (illustrazione di Neil Smith); (D) gusci di mitile rotti in situ. Credits: Image (C): Neil Smith; Images (A), (B), & (D): Michael Haslam. Haslam et al. 2019. Wild sea otter mussel pounding leaves archaeological traces. Scientific Reports.

 

Natalie Uomini del Max Planck Institute for the Science of Human History, coautrice dell’articolo pubblicato su Scientific Reports, ha spiegato: “Lo schema di rottura del guscio fornisce un nuovo modo per distinguere mitili infranti dalle lontre di mare colpendo le rocce emergenti da quelli rotti da umani o altri animali. Per gli archeologi che scavano nel comportamento umano passato, è cruciale essere in grado di distinguere le prove del consumo di cibo da parte delle lontre di mare da quello degli uomini”. Jessica Fujii del Monterey Bay Aquarium, ha proseguito su una linea più legata all’ecologia: “Il nostro studio suggerisce che l’utilizzo di rocce stazionarie può essere individuato in luoghi precedentemente abitati da lontre di mare. Questa informazione potrebbe aiutare a documentare la presenza e la dieta passata di lontre in zone dove sono state attualmente eradicate. Più in generale, il recupero delle tracce comportamentali animali passate ci aiuta a capire l’evoluzione dei comportamenti come l’uso di rocce-incudine, che è raro nel regno animale ma è estremamente raro negli animali marini. Speriamo che questo studio stabilisca un nuovo percorso per l’ambito in crescita dell’archeologia animale“.

 

Immagine di copertina: Lontra di mare selvatica di Bennett Slough Culverts che apre un mitile adoperando una roccia emergente. Credits: Monterey Bay Aquarium, Jessica Fujii. Haslam et al. 2019. Wild sea otter mussel pounding leaves archaeological traces. Scientific Reports.

Alessia Colaianni
Alessia Colaianni
Giornalista pubblicista, si è laureata in Scienza e Tecnologia per la Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali e ha un dottorato in Geomorfologia e Dinamica Ambientale. Divulga in tutte le forme possibili e, quando può, insegna.
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