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21 Nov 2016

Così vicini, così lontani

Alessia Colaianni

Alessia Colaianni
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Pochi mesi fa le nostre bacheche di Facebook hanno cominciato a brulicare di immagini con al centro uno strano logo sferico nel quale troneggiava il numero 360. Eravamo di fronte a fotografie panoramiche fruibili a 360° che, da quel momento in poi, potevano essere scattate e caricate sul social network grazie a una comune camera montata sui nostri smartphone. Un modo di conoscere luoghi lontani non proprio di ultimissima generazione. Anni fa si iniziò a produrre tour virtuali di alcuni beni culturali proprio con questa tecnologia. Come quelle di Facebook, erano semplici foto, ma ora le innovazioni a nostra disposizione permettono un’esperienza immersiva con un valore informativo enorme. Cos’è cambiato da allora?

 

Screenshot della pagina Facebook ufficiale del British Museum di Londra. Nel post in evidenza un’immagine a 360° dell’edificio che conserva le collezioni del museo

 

Pochi mesi fa le nostre bacheche di Facebook hanno cominciato a brulicare di immagini con al centro uno strano logo sferico nel quale troneggiava il numero 360. Eravamo di fronte a fotografie panoramiche fruibili a 360° che, da quel momento in poi, potevano essere scattate e caricate sul social network grazie a una comune camera montata sui nostri smartphone. Un modo di conoscere luoghi lontani non proprio di ultimissima generazione. Anni fa si iniziò a produrre tour virtuali di alcuni beni culturali proprio con questa tecnologia. Come quelle di Facebook, erano semplici foto, ma ora le innovazioni a nostra disposizione permettono un’esperienza immersiva con un valore informativo enorme. Cos’è cambiato da allora?

 

Abbiamo già parlato di tecnologie che permettono la fruizione di monumenti indiretta, attraverso un dispositivo mobile, ma il tour virtuale, quando possibile accompagnato dall’utilizzo degli scatti in gigapixel o da contenuti multimediali, ha dei vantaggi differenti rispetto a una ricostruzione 3D. Vantaggi percettibili sia da esperti, sia da profani: ciò che abbiamo davanti è l’opera vera e propria, con le stesse caratteristiche, imperfezioni, segreti che avrebbe se la vedessimo dal vivo. Questo è ancora più vero per affreschi e tele, in cui si ha il piacere di scorgere persino le pennellate dell’artista.

 

Van Gogh - I Girasoli

 

Uno dei dipinti raffiguranti girasoli realizzato da Vincent Van Gogh nel 1889 e conservato nel Van Gogh Museum di Amsterdam Fonte: repro from artbook, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=9485654

 

 

Abbiamo citato le fotografie in gigapixel. Cosa sono? Le foto in gigapixel sono immagini digitali composte da un numero di pixel nell’ordine di miliardi, garantendo un’altissima risoluzione. Per darvi un’idea, pensate alla risoluzione data da una fotocamera professionale di ottima qualità: siamo intorno ai 20 megapixel, dove un megapixel corrisponde a 1 milione di pixel, 1/1000 rispetto a quella in giga. Sicuramente avrete già visto questo tipo di foto: molti di noi ci hanno giocato grazie a Google Art Project (ora Google Arts & Culture), portale che permette di esplorare immagini di celebri opere d’arte ad alta risoluzione e in gigapixel. Abbiamo ingrandito in molti i Girasoli di Van Gogh per poter osservare da vicino quella stesura di colore corposa che ha reso celebre il pittore e la sua tecnica di esecuzione in tutto il mondo. Per non parlare degli zoom mozzafiato possibili sul dipinto di Sandro Botticelli, “La nascita di Venere”.

 

Protagonisti dei tour virtuali sono musei con opere celebri ma anche piccoli gioielli dell’artigianato che difficilmente riusciremo a contemplare se non ci venisse data la possibilità di esplorarli in remoto. Un esempio è sicuramente il Carro della Bruna in un lavoro realizzato da Namias – Fotografia e informatica, uno studio fotografico, con sede a Tricarico (MT), che si occupa di fotografia museale, virtual tour multimediali, produzioni audio-visive e immagini in gigapixel.

 

CarrodellaBruna Namias

Screenshot di una delle schermate del tour virtuale “Alla scoperta del carro della bruna 2015 a 360 gradi” realizzato da Namias – Fotografia e informatica

 

Siamo in Basilicata, a Matera, e durante la festa della Madonna della Bruna, protettrice della città, da secoli si porta in processione questo carro. La documentazione a disposizione racconta che quest’opera sia stata allestita per la prima volta nel 1690 e che, con l’importanza che anno dopo anno la festa aveva acquisito per il territorio, grazie alle numerose offerte donate alla Madonna, sia divenuta una vera e propria stratificazione di modifiche operate dalle maestranze della cartapesta. Un’incredibile testimonianza dell’abilità dell’artigianato locale dal XV secolo ai giorni nostri. Il tour virtuale ci permette di osservarla a tutto tondo, riconoscerne i personaggi, avere un’idea del materiale con il quale è costruita.

 

Nuove tecnologie che ci permettono, quindi, di godere e studiare l’arte di luoghi anche molto lontani da noi. Un modo per abbattere le distanze, sarà per questo che il celebre social network avrà deciso di utilizzarlo.

Alessia Colaianni
Alessia Colaianni
Giornalista pubblicista, si è laureata in Scienza e Tecnologia per la Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali e ha un dottorato in Geomorfologia e Dinamica Ambientale. Divulga in tutte le forme possibili e, quando può, insegna.
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