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18 Giu 2018

Dalla Russia…con dolore: archeologia, storia e biologia per studiare l’evoluzione della peste bubbonica

Alessia Colaianni

Alessia Colaianni
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Come dimenticare le pagine de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni che descrivevano una Milano messa in ginocchio da una terribile malattia. Era il 1630 e il morbo che decimava la popolazione era la peste bubbonica, patologia causata dal batterio Yersinia pestis. Questo microrganismo, però, non è sempre stato così infallibilmente letale. Una ricostruzione più completa della sua evoluzione è oggi possibile grazie alla decodifica di un genoma venuto da molto lontano: la Russia di circa 4000 anni fa.

Come dimenticare le pagine de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni che descrivevano una Milano messa in ginocchio da una terribile malattia. Era il 1630 e il morbo che decimava la popolazione era la peste bubbonica, patologia causata dal batterio Yersinia pestis. Questo microrganismo, però, non è sempre stato così infallibilmente letale. Una ricostruzione più completa della sua evoluzione è oggi possibile grazie alla decodifica di un genoma venuto da molto lontano: la Russia di circa 4000 anni fa.

 

La peste è una malattia infettiva di origine batterica (causata, come già detto, da Yersinia pestis) purtroppo ancora presente in molte parti del mondo, persino in alcune aree dei paesi industrializzati. Y. pestis sceglie come organismi ospiti le pulci parassite di roditori, ratti, alcune specie di scoiattoli, cani della prateria e, in alcuni casi, anche di animali domestici come i gatti. Normalmente Yersinia circola tra queste specie senza causare alti tassi di mortalità. Occasionalmente, però, un’epidemia può uccidere anche grandi quantità di roditori e le pulci, in cerca di una “nuova casa”, possono passare agli esseri umani, diffondendo la malattia. Esistono varie forme delle patologia tra cui, una delle più famose e comuni, è quella bubbonica che si manifesta in seguito alla puntura di pulci infette o per contatto diretto tra materiale infetto e lesioni della pelle di una persona. Come indica il nome stesso, la manifestazione tipica della peste bubbonica è lo sviluppo di bubboni: ingrossamenti infiammati delle ghiandole linfatiche, seguiti da febbre, mal di testa, brividi e debolezza.

 

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Studi recenti sono riusciti a identificare i genomi di Yersinia pestis antichi, nelle loro prime varianti conosciute, facendoli risalire al Tardo Neolitico e all’Antica Età del Bronzo. Ma questo materiale non presenta ancora la firma genetica della caratteristica che rende la peste così efficiente ossia la sopravvivenza all’interno delle pulci, il vettore principale della trasmissione della malattia ai mammiferi. Un nuovo indizio sull’evoluzione del batterio sembra ora provenire da un sito archeologico russo. Un team internazionale di ricercatori, guidato dal Max Planck Institute for the Science of Human History, ha analizzato due genomi di Yersinia pestis di 3800 anni che daterebbero l’origine della peste bubbonica all’Età del Bronzo.

 

Il ceppo identificato è stato prelevato dai resti di due individui ritrovati in una doppia sepoltura di uno scavo archeologico situato nella regione di Samara. Lo studio, descritto in un articolo pubblicato su Nature Communications, dimostra che il ceppo analizzato è la più antica sequenza datata che contiene i fattori di virulenza caratteristici della peste bubbonica ed è un antenato dei ceppi che hanno causato la Peste di Giustiniano (che colpì l’Impero Romano d’Oriente tra il 541 e il 542 d.C.), le ondate europee scoppiate tra il XIV e il XIX secolo e l’epidemia avvenuta in Cina nell’Ottocento.

 

Yersinia pestis Archeologia

 

Doppia sepoltura di due vittime della peste nella regione di Samara, in Russia. Credits: V.V. Kondrashin and V.A. Tsybin; Spyrou et al. 2018. Analysis of 3,800-year-old Yersinia pestis genomes suggests Bronze Age origin for bubonic plague. Nature Communications.

 

Questa ricerca apre le porte a nuove ipotesi: se in precedenza era stata identificata una singola linea evolutiva di Y. pestis in Eurasia, durante l’Età del Bronzo, ora i nuovi indizi suggeriscono ci fossero due tipi di peste che circolavano nello stesso periodo e che potrebbero aver avuto differenti modalità di trasmissione e caratteristiche di virulenza.

 

Dalla Russia con dolore quindi, ma Johannes Krause del Max Planck Institute for the Science of Human History, autore dell’articolo su Nature Communications, ha spiegato che ci sarà ancora molto lavoro da svolgere: “Altri genomi dell’Età del Bronzo e del Ferro ci aiuteranno a stabilire con precisione gli eventi chiave che hanno contribuito all’alta virulenza e diffusione dei uno dei più famosi patogeni dell’umanità”.

 

Immagine di copertina: Abito del medico della peste – Paul Fürst, Der Doctor Schnabel von Rom (modif.)

Alessia Colaianni
Alessia Colaianni
Giornalista pubblicista, si è laureata in Scienza e Tecnologia per la Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali e ha un dottorato in Geomorfologia e Dinamica Ambientale. Divulga in tutte le forme possibili e, quando può, insegna.
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