Deep Time è una mostra permanente aperta pochi giorni fa, l’8 giugno 2019, nella David H. Koch Hall of Fossils, sezione adibita ai fossili di dinosauri, chiusa cinque anni fa presso lo Smithsonian National Museum of Natural History di Washington D.C. Un’esposizione che promette molto di più di ossa messe insieme ed esigue didascalie (del resto negli Stati Uniti è da molti anni che la situazione dei musei non è più questa). Sarà raccontata una lunga storia, senza ancora un finale, i cui protagonisti siamo anche noi uomini. Una narrazione che, per coinvolgere, ha avuto bisogno ancora una volta dell’arte.
Deep Time è una mostra permanente aperta pochi giorni fa, l’8 giugno 2019, nella David H. Koch Hall of Fossils, sezione adibita ai fossili di dinosauri, chiusa cinque anni fa presso lo Smithsonian National Museum of Natural History di Washington D.C. Un’esposizione che promette molto di più di ossa messe insieme ed esigue didascalie (del resto negli Stati Uniti è da molti anni che la situazione dei musei non è più questa). Sarà raccontata una lunga storia, senza ancora un finale, i cui protagonisti siamo anche noi uomini. Una narrazione che, per coinvolgere, ha avuto bisogno ancora una volta dell’arte.
Cos’è il Deep Time, il tempo profondo? È il tempo geologico, quello delle trasformazioni naturali, dell’evoluzione, così lungo che per gli esseri umani è quasi impossibile concepirlo. Eppure ne siamo entrati a far parte ed è questa consapevolezza che la mostra del museo di storia naturale dello Smithsonian vuole comunicare.
L’esposizione inizia 3,7 miliardi di anni fa, il principio della vita sulla Terra, e termina nel futuro. Si viaggia attraverso ecosistemi, osservando l’evoluzione di piante e animali, completamente immersi nel contesto. Si vedranno anche gli effetti delle passate estinzioni e dei cambiamenti climatici già avvenuti e si rifletterà sull’attuale riscaldamento globale legato alle attività umane. L’obiettivo è fornire ai visitatori gli strumenti per interpretare passato, presente e futuro e capire come le scelte che prendiamo oggi, sopravvivranno a noi proprio nel tempo profondo.
Tutto questo non sarebbe stato possibile senza un allestimento curato nei minimi particolari: 700 campioni esposti e pareti occupate da murales e diorami. Ed è incredibile che, parallelamente agli intenti della mostra, anche la paleoarte parli di un passato che è servito a formare e informare presente e futuro.
I dipinti murali che mostrano animali e piante nei loro ambienti, permettendoci di sbirciare paesaggi del passato, sono opera di un team internazionale di paleoartisti tra cui c’è anche l’italiano Davide Bonadonna, che avevamo intervistato qualche tempo fa.
Tra le nuove opere, però, ci sono due riproduzioni digitali: sono due dei murales che per quarant’anni hanno occupato le pareti della sala. Sono il lavoro del pittore e naturalista americano Jay Matternes che, con le sue illustrazioni, ha ispirato generazioni di artisti e scienziati.
Pur essendo rappresentazioni concepite tra il 1960 e il 1975, quando ancora molto di ciò che sappiamo oggi del passato del nostro pianeta era in fase di scoperta, doveva ancora essere teorizzato o provato dal ritrovamento di reperti, gli “affreschi” di Matternes hanno influenzato non solo la realizzazione dei nuovi dipinti murali ma anche la riarticolazione degli scheletri fossili, non in pose innaturali ma in azione, colti in uno degli aspetti della loro esistenza. Un esempio è il fossile di un tirannosauro che incombe su quello di un triceratopo ma ne osserverete tanti altri in questo video di presentazione della mostra (o nello Smithsonian National Museum of Natural History, se avrete la fortuna di visitarlo).
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Conoscere la paleoarte passata per metabolizzarne gli insegnamenti e creare opere migliori per il futuro; viaggiare virtualmente nel tempo profondo per imparare dalla storia della Terra e cercare di plasmare un avvenire diverso. Due binari che si uniscono lì a Washington D.C., in questa straordinaria avventura che sarà Deep Time.
Immagine di copertina: una sezione della mostra permanente Deep Time. Ai suoi tempi il Canis dirus, un canide lupino, era un formidabile carnivoro del Nord America, con una forza nel morso maggiore di quella di qualsiasi altra specie canina. Potrete vedere ancora una volta questo animale in azione, a caccia di prede, nelle sale di Deep Time. Credits: Lucia Martino, Smithsonian Institution
