Non c’è niente di più insopportabile in estate dell’essere punti dalle zanzare. Passeggiate all’imbrunire e nottate rovinate dal fastidioso prurito. In realtà le punture di alcuni insetti possono dare vita a qualcosa di diverso ma non meno sgradevole dal punto di vista del restauro. Lo sanno bene i conservatori che si occupano di manoscritti vergati con inchiostri prodotti a partire dalle noci di galla.
Foto di Heiko Bellmann, www.pflanzengallen.de
Non c’è niente di più insopportabile in estate dell’essere punti dalle zanzare. Passeggiate all’imbrunire e nottate rovinate dal fastidioso prurito. In realtà le punture di alcuni insetti possono dare vita a qualcosa di diverso ma non meno sgradevole dal punto di vista del restauro. Lo sanno bene i conservatori che si occupano di manoscritti vergati con inchiostri prodotti a partire dalle noci di galla.
Le noci di galla sono escrescenze di varia forma e grandezza che si formano su parti di piante quali foglie, giovani rami e gemme, in seguito alla puntura, finalizzata alla deposizione di uova, di alcune specie di insetti, i Cinipidi. Il vegetale reagisce alla lesione sviluppando un tessuto legnoso, più o meno ricco in tannino (sì, proprio quella sostanza contenuta anche nei vini e che influisce sul loro colore). Le noci di galla sono state adoperate dal V secolo fino al XX secolo per preparare dei particolari inchiostri detti ferrogallici, in quanto ottenuti dalla reazione tra l’acido gallico – presente nella galla stessa – e il solfato ferroso. Il prodotto è il pirogallato ferrico, la molecola colorante.
Come per tutti i materiali utilizzati nelle differenti tecniche artistiche, le antiche ricette di questi inchiostri sono molteplici, con ingredienti che di volta in volta cambiano: vi sono noci di galla provenienti da piante diverse, sostanze di differente natura per evitarne il deperimento o per agevolarne la stesura (ad esempio la gomma arabica, ancora oggi ingrediente, insieme ai numerosi pigmenti, dei godet per acquerelli). Anche il supporto che doveva accogliere la scrittura poteva essere di natura vegetale, come la carta, o animale, la pergamena.
Dal punto di vista della conservazione, il liquido, di colore nero, provoca la corrosione, perforazione e disgregazione della carta causati dall’acido solforico e dal solfato ferrico presenti. I due composti sono solubili in acqua e, in presenza di umidità, possono propagare attraverso la carta estendendo la loro azione distruttiva.
Fonte: http://www.kansalliskirjasto.fi/extra/vanhat_bulletinit/bulletin12/article2.html. Collezione “Fragmenta membranea” conservata nella National Library of Finland. È la pagina di un testo risalente al medioevo svedese. Sono evidenti i danni della corrosione causato dall’inchiostro ferrogallico
Di certo gli utilizzatori di questi inchiostri non potevano prevedere i problemi che avrebbero dato, né lo sono i piccoli insetti che causano la formazione delle galle. Ma, d’altra parte, sanno forse le zanzare di essere così fastidiose?