Sarà capitato a molti di essere fan di attori famosi. Le loro vite, così lontane dalla nostra quotidianità, ci affascinano così tanto da volerne conoscere i minimi particolari. Leggiamo riviste specializzate a caccia di informazioni: in quali film hanno recitato, cosa mangiano, quali sono le loro abitudini. E se la nostra curiosità fosse indirizzata verso un altro tipo di celebrità. Se volessimo scandagliare l’esistenza di un uomo che ha influenzato svariati ambiti della cultura occidentale? Se la star fosse Leonardo da Vinci?
Autoritratto di Leonardo da Vinci (1515). Fonte: www.wikipedia.it
Sarà capitato a molti di essere fan di attori famosi. Le loro vite, così lontane dalla nostra quotidianità, ci affascinano così tanto da volerne conoscere i minimi particolari. Leggiamo riviste specializzate a caccia di informazioni: in quali film hanno recitato, cosa mangiano, quali sono le loro abitudini. E se la nostra curiosità fosse indirizzata verso un altro tipo di celebrità. Se volessimo scandagliare l’esistenza di un uomo che ha influenzato svariati ambiti della cultura occidentale? Se la star fosse Leonardo da Vinci?
Un team di scienziati tenterà di ritrovare e analizzare il DNA di Leonardo da Vinci cercando tracce organiche nella tela “Adorazione dei magi”, in restauro nei laboratori dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Durante realizzazione dell’opera Leonardo potrebbe aver lasciato materiale genetico nascosto sulla tela o negli strati di pittura: un’impronta, un capello, potrebbero dare inizio ad una vera e propria impresa nell’ambito dell’ingegneria genetica, infatti sarebbe studiato un campione vecchio 500 anni e conservato in condizioni non proprio ottimali.
Un progetto quasi impossibile, affidato a uno degli istituti più avanzati e controversi: il J. Craig Venter Institute in California, quelli in cui è stata realizzata la prima “vita sintetica” con un genoma minimo. Non è la prima volta che i genetisti si trasformano in agenti della CSI del passato. Era già successo con il sequenziamento il genoma di Riccardo III, ottenuto dalle ossa ritrovate in un parcheggio di Leicester, nel 2012.
Ricostruzione del volto di Riccardo III. Fonte: www.rainews.it
E poi? Cosa si farà con le informazioni ricavate? Un po’ quello che abbiamo già visto con Ciccillo, l’uomo di Altamura: a partire dal “libretto delle istruzioni” e da un cranio – in questo caso di attribuzione incerta – potrà essere ricostruito non solo l’aspetto di Leonardo, ma anche la sua dieta, lo stato di salute, le abitudini, la discendenza.
Questo è solo uno degli ultimi studi affrontati nell’ambito del Leonardo Project, al quale stanno lavorando l’Istituto Internazionale per gli Studi dell’Uomo di Firenze, l’Istituto di Paleontologia Umana di Parigi, il Laboratorio di Antropologia Molecolare e Paleogenetica dell’Università di Firenze, il Museo Ideale Leonardo da Vinci, il Laboratorio di Identificazione Genetica dell’Università di Granada, la Rockefeller University di New York, e il già citato il J. Craig Venter Institute di La Jolla.
Ma è veramente solo per una curiosità un po’ morbosa, nei confronti di una delle più straordinarie personalità che il mondo abbia conosciuto, che si intraprendono analisi così complesse e costose? Ebbene, lo studio delle tracce di Leonardo da Vinci potrebbe perfezionare le tecniche di estrazione e sequenziamento di DNA da altre opere d’arte e quindi migliorare i metodi di attribuzione, combattendo così la piaga della contraffazione. Quello della falsificazione è un campo minato, un mercato che vale miliardi, e uno strumento di autenticazione sicuro permetterebbe di arginare illegalità e speculazioni.
Se l’obiettivo sarà raggiunto, potremo osservare attraverso una lente d’ingrandimento la storia personale di un genio e, perché no, i fanatics potranno persino guardarlo negli occhi cercando di scrutare, nelle sembianze riprodotte, i grandi misteri che per secoli gli sguardi appartenenti al suo autoritratto e alla Gioconda ci hanno celato.