Non solo battaglie, violenza e conflitti basati sulla religione. Le crociate hanno qualcosa in più da raccontarci, grazie al primo studio genetico effettuato sui resti di soldati ritrovati in un sito archeologico libanese. Emerge un nuovo frammento di storia che descrive una convivenza tra occidentali e orientali sfociata in relazioni e figli.
Non solo battaglie, violenza e conflitti basati sulla religione. Le crociate hanno qualcosa in più da raccontarci, grazie al primo studio genetico effettuato sui resti di soldati ritrovati in un sito archeologico libanese. Emerge un nuovo frammento di storia che descrive una convivenza tra occidentali e orientali sfociata in relazioni e figli.
Nell’articolo pubblicato su American Journal of Human Genetics è introdotta la questione degli effetti delle migrazioni umane nella storia. Questi fenomeni, spesso accompagnati da battaglie e invasioni, hanno rimodellato profondamente la diversità genetica delle popolazioni locali in molte regioni. È stato così per i Mongoli ai tempi di Genghis Khan, che hanno diffuso il loro lignaggio maschile attraverso il continente asiatico, dall’oceano Pacifico al mar Caspio, e anche per l’America meridionale, in cui l’arrivo dei conquistatori provenienti dalla Penisola iberica ha fatto sì che la discendenza europea diventasse la componente principale dei genomi dei sudamericani di oggi. Questo accade per tutte le migrazioni di massa? È successo anche durante le crociate?
Le crociate sono le guerre combattute dai popoli cristiani d’Europa contro i musulmani per liberare il Santo Sepolcro di Gerusalemme, tra l’XI e il XIII secolo. In questi duecento anni, centinaia di migliaia di europei sono giunti nel Vicino Oriente per combattere e stabilirsi nei nuovi stati che si trovavano lungo la costa est del Mediterraneo. Le fonti storiche testimoniano che in questi periodi ci siano stati episodi di spostamenti forzati di genti locali ma anche di coesistenza e frequentazione. Cosa ci dicono, invece, i dati scientifici? Prima del nuovo studio era stato riportato, nell’attuale popolazione del Libano, erano presenti individui con il cromosoma Y (che si trasmette soltanto per via paterna al figlio maschio) di origine europea, suggerendo che ciò fossero state effettivamente conseguenze genetiche legate alle crociate. Ma, più recentemente, l’intera sequenza genomica di individui antichi e moderni ha rivelato che la discendenza dei libanesi di oggi deriva dal mix della popolazione locale dell’Età del Bronzo con quella della steppa euroasiatica, avvenuto tra il 1750 e il 170 avanti Cristo. Cosa ne è stato, quindi, della prole nata dalle relazioni tra crociati e donne del luogo?
L’analisi del DNA antico di resti di crociati è il modo migliore per trovare la risposta a questa domanda ma riuscire a far questo era difficile per due motivi: il clima caldo e umido del Vicino Oriente è nemico della conservazione di materiale genetico del passato ed è molto raro trovare sepolture legate alle crociate. La fortuna, però, ha aiutato i ricercatori del Wellcome Sanger Institute (Regno Unito): gli archeologi hanno disseppellito a Sidone, in Libano, 25 scheletri del XIII secolo. Gli individui erano tutti uomini e morti in maniera violenta durante le battaglie, come si evince dai segni sulle ossa. I cadaveri erano stati riposti nella sepoltura e incendiati. Altri indizi presenti nello scavo come fibbie di scarpe europee, una moneta emanata in Italia tra il 1245 e il 1250 e la datazione mediante radiocarbonio, sono state le prove per concludere che quei resti appartenevano proprio a dei crociati. E questa volta è stato possibile anche estrarre e analizzare il DNA antico, ricavandone le intere sequenze genomiche. I risultati hanno riportato che tre individui erano europei di differenti provenienze, tra cui Sardegna e Spagna, quattro erano del Vicino Oriente, probabilmente reclutati per le battaglie, e due avevano discendenza genetica mista, forse erano nati da relazioni tra i crociati e le donne autoctone.
Nei geni degli attuali libanesi è rimasta traccia di questo capitolo di storia? Sembra che l’influenza dei crociati nella regione abbia avuto vita breve poiché gli abitanti del Libano di oggi sono più simili geneticamente ai libanesi vissuti durante il periodo romano, 2000 anni fa. I crociati non hanno, quindi, avuto un impatto duraturo sui geni del popolo orientale.
Marc Haber, autore dell’articolo, ha riassunto ciò che è probabilmente accaduto: “I crociati hanno viaggiato fino al Vicino Oriente e hanno avuto relazioni con le genti locali, successivamente con i loro figli si sono battuti per la causa. Tuttavia dopo che le guerre sono terminate, la generazione mista si è congiunta con la popolazione locale e le tracce genetiche dei crociati sono state velocemente perdute“.
Non solo guerra, ma anche “amore” e geni, ai tempi delle crociate.
Credits immagine: foto di Wallstrand da Pixabay