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23 Set 2019

Il tassello mancante: il cranio (virtuale) dell’ultimo antenato comune dei Sapiens

Alessia Colaianni

Alessia Colaianni
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Lo studio della storia dell’uomo, di come la nostra specie si è evoluta, è molto difficile da ricostruire nel dettaglio. Lo è perché si basa sull’esame di resti fossili: può capitare di trovarne più di una specie che di un’altra, i campioni possono essere incompleti, le ossa di altri ominini (sottofamiglia degli ominidi di cui fanno parte i generi Gorilla, Homo e Pan, gli scimpanzé) diversi da quelli conosciuti potrebbero non ancora essere state scoperte. Ma c’è un tassello che gli scienziati hanno deciso di ricollocare con metodi non tradizionali. Per farlo hanno riprodotto, attraverso modelli matematici, l’aspetto del cranio dell’ultimo comune antenato di tutti gli uomini moderni.

Lo studio della storia dell’uomo, di come la nostra specie si è evoluta, è molto difficile da ricostruire nel dettaglio. Lo è perché si basa sull’esame di resti fossili: può capitare di trovarne più di una specie che di un’altra, i campioni possono essere incompleti, le ossa di altri ominini (sottofamiglia degli ominidi di cui fanno parte i generi Gorilla, Homo e Pan, gli scimpanzé) diversi da quelli conosciuti potrebbero non ancora essere state scoperte. Ma c’è un tassello che gli scienziati hanno deciso di ricollocare con metodi non tradizionali. Per farlo hanno riprodotto, attraverso modelli matematici, l’aspetto del cranio dell’ultimo comune antenato di tutti gli uomini moderni.

 

Perché riprodurre la morfologia del cranio proprio del più recente antenato di tutti i gruppi di Homo Sapiens? Le origini della nostra specie sono da sempre state motivo di confronto tra gli scienziati. Le spiegazioni che sono andate per la maggiore sono essenzialmente due. Esiste il modello multiregionale, per cui le origini dei Sapiens implicano la graduale evoluzione delle popolazioni globali di ominini arcaici verso una morfologia moderna, un processo avvenuto nel corso degli ultimi 2 milioni di anni. C’è poi la teoria dell’Out of Africa, ipotesi secondo la quale ci sia stata una singola origine africana degli uomini moderni, tra 200.000 e 100.000 anni fa, che avrebbero così rimpiazzato tutte le popolazioni più antiche. Altri modelli sono stati sviluppati a partire da queste due ipotesi principali e, con la più approfondita conoscenza dei meccanismi dell’evoluzione che hanno dato origine ai Neanderthal in Europa, insieme al crescente numero di studi genetici, si è passati dalla sostituzione al risultato di possibili variazioni demografiche e genetiche dovute all’interazione degli ominini recenti.

 

Rimangono ancora molte domande a cui rispondere per avere un quadro più chiaro della nascita di Homo sapiens. Questo è dovuto in parte alla scarsità di fossili africani del Tardo Medio Pleistocene, tra 350.000 e 130.000 anni fa. I ricercatori del CNRS-Centre national de la recherche scientifique francese e dell’Università di Cambridge hanno pensato, quindi, di ovviare alla situazione creando un fossile virtuale attraverso modelli matematici.

 

FossileVirtuale AntenatoSapiens

 

Modello virtuale dell’antenato comune di tutti i membri della specie Homo sapiens Credits: © Aurélien Mounier / CNRS-MNHN

 

Il modello 3D del cranio virtuale dell’ultimo comune antenato dei Sapiens è stato ottenuto statisticamente, impiegando un metodo di modellizzazione basato sulla filogenesi, le relazioni reciproche di discendenza e di affinità tra i resti presi in considerazione, ossia 263 crani di ominini fossili e moderni provenienti da 29 diverse popolazioni. Aurélien Mounier e Marta Mirazón Lahr, autori del lavoro pubblicato su Nature Communications, hanno utilizzato le relazioni tra i fossili per calcolare le dimensioni probabili della testa del più recente antenato di tutti i gruppi di Homo sapiens e hanno confrontato il cranio virtuale con 5 veri crani di individui del genere Homo vissuti in Africa tra 130.000 e 350.000 anni fa.

 

Questa analisi ha permesso di ipotizzare che la nostra specie sia nata grazie all’incrocio tra popolazioni meridionali e orientali dell’Africa e che la popolazione del nord, invece, si sia incrociata con i Neanderthal dopo la migrazione in Europa. I risultati ottenuti sembrano anche chiarire quella che è stata la nostra storia fuori dall’Africa: il cranio virtuale, insieme ad altre testimonianze genetiche, proverebbe che ci sia stato un esodo iniziale dall’Africa che ha lasciato il segno solo in Oceania, seguito da una seconda migrazione che portato alla colonizzazione di Europa, Asia e America da parte dei Sapiens.

 

Naturalmente questo esperimento non interrompe la ricerca di nuovi fossili, “reali”, a conferma o smentita delle nuove teorie ma è sicuramente un passo avanti per aggiungere un tassello mancante e cercare di avere una visione più chiara della nascita ed evoluzione della nostra specie.

 

Immagine di copertina: “Harvard Museum of Natural History: Skulls & the evolution of homo sapiens: Homo sapiens” di Chris Devers, con licenza Creative Commons CC BY-NC-ND 2.0

Alessia Colaianni
Alessia Colaianni
Giornalista pubblicista, si è laureata in Scienza e Tecnologia per la Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali e ha un dottorato in Geomorfologia e Dinamica Ambientale. Divulga in tutte le forme possibili e, quando può, insegna.
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