Questa volta non ci riferiamo a quella emotiva ma alla forza fisica, muscolare. Uno studio pubblicato su Science Advances arricchisce la conoscenza del ruolo e del lavoro svolto dalle donne nel Neolitico. Per far questo le ossa di donne che hanno vissuto in Europa Centrale, dalla Preistoria al Medioevo, sono state confrontate con quelle di atlete viventi. I risultati mostrano quanto l’apporto femminile sia stato fondamentale nell’evoluzione della società.
Questa volta non ci riferiamo a quella emotiva ma alla forza fisica, muscolare. Uno studio pubblicato su Science Advances arricchisce la conoscenza del ruolo e del lavoro svolto dalle donne nel Neolitico. Per far questo le ossa di donne che hanno vissuto in Europa Centrale, dalla Preistoria al Medioevo, sono state confrontate con quelle di atlete viventi. I risultati mostrano quanto l’apporto femminile sia stato fondamentale nell’evoluzione della società.
Sino a ora la bioarcheologia aveva studiato le ossa femminili alla luce del confronto con quelle maschili ma, quest’ultime, rispondono allo sforzo in maniera diversa e molto più visibile rispetto alle prime. Proprio questo aveva portato alla sottovalutazione sistematica della natura e dell’entità del lavoro fisico svolto dalle donne nella Preistoria.
Questa volta gli scienziati hanno analizzato mediante TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) l’omero (osso del braccio) e la tibia (osso della gamba) di donne viventi abituate a svolgere una serie di attività fisiche: dalla corsa, canottaggio, football, a quelle tipiche di uno stile di vita più sedentario. La forza delle ossa registrata per le donne di oggi è stata, in seguito, confrontata con quella di individui di sesso femminile, esaminata su reperti di una collezione che temporalmente è compresa tra il primo periodo agricolo del Neolitico e il Medioevo, con le sue comunità contadine.
Quale storia hanno letto, attraverso le ossa, gli scienziati dell’Università di Cambridge? Le donne del Neolitico mostravano ossa delle gambe simili a quelle di chi pratica canottaggio ma le loro braccia erano più forti del 11-16% (e il 30% di quelle sedentarie) presentando modificazioni avvenute per sforzi da carico. È ipotizzabile che questo sviluppo degli arti superiori, dovuto ad attività manuali ripetitive e di una certa intensità, sia legato alla macinazione del grano. Non esistendo ancora strumenti agricoli, possiamo pensare che si occupassero anche del dissodamento della terra, dell’allevamento del bestiame, compresa la mungitura e la macellazione della carne, e della produzione di manufatti. Le donne avevano, quindi, un ruolo fondamentale in un’esistenza che se prima era basata sulla raccolta e la caccia, nel Neolitico vede la nascita di agricoltura e allevamento.
Jay Stock, autore dell’articolo e direttore dell’ADaPt Project, che ha preso parte nella ricerca, conferma l’importanza del lavoro femminile nei primi stadi della Rivoluzione Neolitica, il volano sociale ed economico che ha portato all’evoluzione della civiltà: “I nostri ritrovamenti suggeriscono che per migliaia di anni, il lavoro manuale rigoroso delle donne è stato il fattore cruciale delle prime economie contadine. La ricerca dimostra cosa possiamo imparare dal passato dell’umanità attraverso la maggiore comprensione della variabilità umana odierna”.
Image credits: Alastair Fyfe for the University of Cambridge
