È capitato a tutti, guardando una tela di un artista, di pensare all’immagine che si presentava davanti ai propri occhi come ad un miracolo. Tanta armonia nella composizione, tanta maestria nel segno e nella stesura del colore, da farci credere che un’opera possa essere stata creata di getto. La realtà è molto diversa: dietro un capolavoro ci sono schizzi, studi preliminari, prove. Prima di passare ai pennelli, il pittore traccia un disegno che lo accompagnerà nella realizzazione dell’intero progetto. In alcuni casi questa guida è seguita passo per passo, a volte viene modificata. Si ridisegna la posizione del soggetto, si cambia la proporzione di alcune forme, si correggono con un tratto di grafite oggetti, pieghe, vesti. Spesso non è “buona la prima”. Come facciamo a sapere tutto questo dei grandi maestri del passato? La fisica ci ha permesso di spiare il lavoro svolto nei loro atelier grazie alla riflettografia infrarossa.
Leonardo Da Vinci, Madonna dei fusi (1501), Collezione privata, New York – da www.universalleonardo.org
È capitato a tutti, guardando una tela di un artista, di pensare all’immagine che si presentava davanti ai propri occhi come ad un miracolo. Tanta armonia nella composizione, tanta maestria nel segno e nella stesura del colore, da farci credere che un’opera possa essere stata creata di getto. La realtà è molto diversa: dietro un capolavoro ci sono schizzi, studi preliminari, prove. Prima di passare ai pennelli, il pittore traccia un disegno che lo accompagnerà nella realizzazione dell’intero progetto. In alcuni casi questa guida è seguita passo per passo, a volte viene modificata. Si ridisegna la posizione del soggetto, si cambia la proporzione di alcune forme, si correggono con un tratto di grafite oggetti, pieghe, vesti. Spesso non è “buona la prima”. Come facciamo a sapere tutto questo dei grandi maestri del passato? La fisica ci ha permesso di spiare il lavoro svolto nei loro atelier grazie alla riflettografia infrarossa.
La riflettografia infrarossa è una tecnica ottica, non distruttiva, che permette di vedere cosa c’è oltre lo strato pittorico ossia lo strato di colore costituito da un pigmento disperso in un legante. È applicabile per l’analisi di dipinti su tela, su tavola, papiri e affreschi. La radiazione infrarossa incidente sulla superficie del dipinto– parliamo di lunghezze d’onda comprese tra 1 e 2 μm, quindi l’intervallo dello spettro elettromagnetico che definiamo vicino infrarosso – supera lo strato pittorico e raggiunge il gesso ed il carboncino che rispettivamente la riflettono e la assorbono. Entrambi i materiali sono adoperati nelle tecniche artistiche sopra citate per il disegno preparatorio, la base celata dalle sapienti pennellate di colore e vernice dell’artista. I raggi riflessi raggiungono lo strumento di raccolta del segnale – solitamente telecamere o scanner aventi sensori sensibili al vicino IR – e sono in seguito trasformati in riflettogrammi, immagini simili a fotografie in bianco e nero, in grado di mostrarci le “verità nascoste” dell’opera in esame.
Restauratori e storici dell’arte possono, grazie a questa tecnica, analizzare il disegno preparatorio comprendendo così il modus operandi dell’autore o mettendone in dubbio o meno l’attribuzione. Può essere identificata la presenza di precedenti restauri o di pentimenti – variazioni in corso d’opera – del pittore stesso, o è possibile anche scoprire se il supporto era stato già adoperato in precedenza. Per quanto riguarda i papiri, è effettuabile la lettura del contenuto non più visibile a causa dell’invecchiamento.
La tecnologia riesce a dare nuova voce alla Storia dell’Arte, ci dona altri stimolanti punti di vista per imparare inedite ed inaspettate lezioni.