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26 Ott 2015

Makars: arte e tecnologia al Maker Faire 2015

Alessia Colaianni

Alessia Colaianni
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Lo sviluppo e l’applicazione di nuove tecnologie è divenuto sempre più un’urgenza nell’ambito della ricerca, conservazione e valorizzazione dei beni culturali. Lo dimostra la presenza di numerosi progetti sviluppati in questo campo all’interno del Maker Faire 2015, evento svoltosi dal 16 al 18 ottobre presso l’Università “La Sapienza” di Roma.

 

Fonte: www.mak-ars.it . Ricostruzione di una fornace romana cui resti sono stati ritrovati in piazza Mazzini, a Massa, in Toscana.

 

Lo sviluppo e l’applicazione di nuove tecnologie è divenuto sempre più un’urgenza nell’ambito della ricerca, conservazione e valorizzazione dei beni culturali. Lo dimostra la presenza di numerosi progetti sviluppati in questo campo all’interno del Maker Faire 2015, evento svoltosi dal 16 al 18 ottobre presso l’Università “La Sapienza” di Roma.

 

Prima di tutto cos’è il Maker Faire e chi sono i “maker”? Il Maker Faire è una fiera che unisce scienza, fantascienza, tecnologia, divertimento e business permettendo ai professionisti del settore di confrontarsi e crescere insieme ma anche, ai profani, di conoscere questo nuovo mondo in evoluzione, fatto d’innovazione, creatività e connessioni. I maker sono professionisti appartenenti a numerosi settori che hanno deciso di adoperare la tecnologia in modo versatile, poliedrico e socialmente sostenibile, in maniera tale da rendere la fruizione di una qualsiasi invenzione, brevetto o procedura accessibile a tutti.

 

Non poteva mancare, in un contesto così multidisciplinare, un’applicazione che interessasse il mondo del patrimonio culturale. La mia attenzione è stata catturata da Makars, la prima scuola in Italia di Fabbricazione Digitale per i Beni Culturali.

 

Lo scopo di questo gruppo di lavoro così eterogeneo – dagli archeologi agli artisti del 3D – è educare nuove figure professionali che possano completare la propria formazione di tipo tradizionale con la conoscenza delle nuove tecnologie a disposizione. Si tratta di abbracciare nuove soluzioni per permettere alla conservazione e valorizzazione dei beni culturali di evolvere.

 

 

 

Fonte: www.mak-ars.it . Questo video, dal quale è stato tratto il fotogramma della prima immagine presente in questo post, illustra le fasi di studio e lavoro grazie alle quali si arriva ad una ricostruzione in 3 dimensioni avendo come punto d’inizio un ritrovamento archeologico.

 

Nella scuola di Makars (dall’unione delle parole “Make” e “Ars”, in riferimento, appunto, al mondo dei Makers e a quello dell’arte) s’impara, ad esempio, l’ingegneria inversa, una metodologia che consente, a partire da un oggetto reale, di ottenere il corrispondente modello 3D digitale attraverso sistemi di scansione tridimensionale. Non mancano i corsi dedicati alla realtà virtuale – creazione di modelli 3D che permettano l’interazione con l’utente – e alla prototipazione rapida, una serie di tecnologie che sono in grado di riprodurre fisicamente un oggetto basandosi sempre su un modello tridimensionale creato al computer con appositi software.

 

Un passo, quello verso le nuove tecnologie, necessario: basti pensare a come sarebbe utile possedere modelli digitali di edifici o reperti a rischio perché conservati in zone di guerra o ancora, per poter procedere in maniera più spedita in un restauro dopo una distruzione dovuta a calamità naturale. Penso anche alla stampa 3D e alla possibilità di realizzare oggetti in scala per permetterne la fruizione ai non vedenti. Un nuovo modo di fare ricerca che promuove l’evoluzione dei saperi, la collaborazione e la divulgazione efficace verso un pubblico sempre più ampio.

 

 

Alessia Colaianni
Alessia Colaianni
Giornalista pubblicista, si è laureata in Scienza e Tecnologia per la Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali e ha un dottorato in Geomorfologia e Dinamica Ambientale. Divulga in tutte le forme possibili e, quando può, insegna.
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