Skip to main content

10 Apr 2017

Mi chiamo Context 958

Alessia Colaianni

Alessia Colaianni
Leggi gli altri articoli

Home Rubriche Scienza e beni culturali

Il nome dell’uomo nell’immagine è Context 958. No, non è un androide, è un uomo che viene dal Passato per raccontarci com’era la vita nella Cambridge medievale, messa in ginocchio dalla peste.

Il volto di Context 958. Credit: Dr. Chris Rynn, University of Dundee (http://www.cam.ac.uk/research/news/revealed-face-of-ordinary-poor-man-from-medieval-cambridge)

 

Il nome dell’uomo nell’immagine è Context 958. No, non è un androide, è un uomo che viene dal Passato per raccontarci com’era la vita nella Cambridge medievale, messa in ginocchio dalla peste.

 

Le ricostruzioni iperrealistiche dei volti di personaggi vissuti in epoche lontane sono oramai all’ordine del giorno. Qui nella rubrica Scienza e beni culturali avevamo, ad esempio, già parlato di Ciccillo, l’Uomo d’Altamura, che i fratelli Kennis hanno riportato in vita nel 2016, grazie alla loro arte. Questo tipo di operazione, per merito dell’evoluzione di tecnologie quali il laser scanner, la stampa 3D e dello sviluppo di software anche molto sofisticati di computer grafica, non costituiscono quasi più una novità ai nostri occhi. Continuare a riprodurre le fattezze di uomini e donne disturbati dal loro sonno eterno potrebbe, a tratti, sembrare un costoso esercizio di stile. In realtà non è così.

 

Contest958 Scavo

Context 958 sepolto a faccia in giù nel cimitero di St John. Credit: C. Cessford (https://phys.org/news/2017-03-ordinary-poor-medieval-cambridge-graveyard.html)

 

Lo studio dei resti di Context 958 e la successiva riproduzione del suo aspetto sono parte di un più esteso progetto dell’Università di Cambridge, il cui nome è After the plague – Dopo la peste. Dal 2010 i ricercatori coinvolti si sono occupati di studiare le ossa conservate nel cimitero del St. John’s hospital: erano sepolture medioevali, molte delle quali legate alla fascia più povera della società urbana vissuta durante l’epidemia di peste bubbonica del XIV secolo.

 

I punti di vista indagati sono stati e saranno numerosi (il termine dei lavori è previsto per il 2021): dall’osteologia sociale, per leggere i segni di attività e stili di vita sugli scheletri ritrovati, alla paleopatologia, dall’interpretazione del DNA antico allo studio degli isotopi per capire l’alimentazione degli inglesi di quell’epoca e come essa variasse per ceto o geograficamente, passando per l’analisi delle ossa con la TAC.

 

Un vero e proprio check-up bioarcheologico che ha coinvolto più di 400 sepolture, rappresentanti un campione di esseri umani vissuti tra il XIII e il XV secolo in condizioni d’indigenza e che hanno trascorso gli ultimi giorni delle proprie esistenze sotto le cure di un istituto caritatevole, il St. John Hospital. Perché spendere così tante risorse nella comprensione di queste spoglie? Grazie a tutte le informazioni raccolte gli scienziati hanno potuto rispondere a quesiti cruciali: le epidemie influenzano la nostra evoluzione biologica come fanno con la storia della società? Come la salute incide sull’esperienza umana, cambiando il corso di una vita? Ancora una volta domande poste al Passato per avere risposte adatte ad affrontare il Futuro.

 

Ricostruzione Contex958

Ricostruzione del volto di Context 958. Credit: Chris Rynn, University of Dundee (http://www.cam.ac.uk/research/news/revealed-face-of-ordinary-poor-man-from-medieval-cambridge )

 

Cosa sappiamo, allora, dell’uomo nella foto? Context 958 era probabilmente un ospite del St. John, aveva più di 40 anni quando morì e possedeva uno scheletro robusto che mostrava i segni di una vita spesa a lavorare duramente. Abbiamo appreso che la sua dieta era ricca di carne e pesce – questo può essere dovuto a un’occupazione che gli permettesse facile accesso a questo tipo di generi alimentari – e che la sua vita fu piuttosto grama: si ammalò e questo limitò le sue possibilità di continuare a sostentarsi autonomamente. Probabilmente non aveva neanche una rete di famigliari che lo potesse aiutare.

 

 

Il professor John Robb spiega il progetto After the Plague e gli studi effettuati su Context 958

 

Ora proviamo a dissipare il dubbio sull’utilità di una ricostruzione iperrealistica. Il professor John Robb della Divisione Archeologia dell’Università di Cambridge ha affermato che After the plague è anche un progetto che riguarda l’umanizzazione di individui vissuti secoli fa. Ciò ci permette di andare oltre il dato scientifico per poter vedere attraverso crani, femori e tibie, vere e proprie persone, con la loro esperienza di vita. Questo è di grande sostegno nella divulgazione del lavoro di scienziati e archeologi ed ecco perché è così importante fornire biografie e facce.

 

Restituire un volto è, soprattutto in questo caso, riscrivere la Storia strappando la penna dalle mani dei grandi protagonisti e porgendola a chi, fino a ora, non aveva avuto voce.

Alessia Colaianni
Alessia Colaianni
Giornalista pubblicista, si è laureata in Scienza e Tecnologia per la Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali e ha un dottorato in Geomorfologia e Dinamica Ambientale. Divulga in tutte le forme possibili e, quando può, insegna.
DELLO STESSO AUTORE

© 2024 Edizioni Dedalo. Tutti i diritti riservati. P.IVA 02507120729