Vi avevamo già parlato di Museomix nel periodo in cui si potevano inviare le candidature per partecipare a questa incredibile esperienza che coinvolge tantissime professionalità e, soprattutto, mixa tecnologia e contenuti museali. In questo appuntamento, però, abbiamo chiesto a chi c’è dietro questa manifestazione di raccontarci i retroscena. Chiara Organtini, Michela Malvolti, Marco Caselli e Rosanna Spanò di Museomix Italia hanno risposto alle nostre domande.
Vi avevamo già parlato di Museomix nel periodo in cui si potevano inviare le candidature per partecipare a questa incredibile esperienza che coinvolge tantissime professionalità e, soprattutto, mixa tecnologia e contenuti museali. In questo appuntamento, però, abbiamo chiesto a chi c’è dietro questa manifestazione di raccontarci i retroscena. Chiara Organtini, Michela Malvolti, Marco Caselli e Rosanna Spanò di Museomix Italia hanno risposto alle nostre domande.
Qual è la formula di Museomix?
Museomix è una maratona creativa di tre giorni che si svolge tutti gli anni a novembre, in contemporanea in tutto il mondo. È anche una community internazionale, comunità proprio perché priva di gerarchie. Innovazione aperta, sperimentazione, condivisione, riappropriazione del patrimonio, libertà creativa nell’interpretazione dei musei e dell’esperienza culturale, un rinnovato rapporto tra le collezioni museali e il pubblico: ecco i valori condivisi nel network di Museomix.
Museomix Italia nasce nel 2015 come realtà nazionale e beneficia di un costante dialogo con la comunità globale, composta da una pluralità di soggetti internazionali: musei, organizzazioni, ma anche liberi professionisti, gruppi di amatori dai settori di comunicazione o informatica e persone appassionate di cultura. Questo respiro cosmopolita consente una visione aggiornata sulle dinamiche del settore: i nodi cruciali e le istanze dei musei, nuovi modelli per collaborazioni intersettoriali e sviluppo delle competenze professionali. Oltre ad assemblee e riunioni, la formazione internazionale di Museomix organizza anche dei camp di stampo operativo per chi è interessato al format e alla diffusione dell’approccio anche attraverso altri progetti o iniziative (esistono formati più brevi come Nanomix, ad esempio).
In ambito nazionale, la community è un punto di riferimento: da un lato cerca di mantenere vivo l’interesse e i rapporti con i partecipanti alle precedenti edizioni, che permettono anche di portare l’iniziativa in nuovi territori; dall’altro si pone come antenna a caccia di nuove possibili partnership, sia con luoghi e musei sia con i settori dell’innovazione digitale.
Nello scorso anno, ad esempio, sono stati proposti due workshop a Ferrara e Firenze, sono state raccolte e supportate le candidature dei nuovi musei ed è stato organizzato il secondo aperomix nazionale a Bologna, utile ai musei per un confronto pre-evento ma anche a chi voleva scoprirne di più e stringere nuove collaborazioni.
Museomix Italia cerca, in generale, di raccontare questo approccio e di alimentare le riflessioni sul tema dell’innovazione in ambito culturale con testi e presentazioni in contesti come Artlab, Nuove Pratiche, Museum Digital Transformation, incontri della rete NEMO, e con contaminazioni con progetti europei (è appena finito The Creative Museum di cui era partner Museomix), ma anche Maker Fair e altri eventi connessi al “calendario tecnologico”.
Museomix 2017 – Museo Ceramica Montelupo
Cosa significa organizzare un hackathon nei musei italiani?
Significa rompere la linea gialla che ci distanzia dalle opere, rompere il silenzio e i divieti dei musei (non toccare, non fotografare, non parlare), per entrare in una nuova era che, in prima istanza, demolisca le rigidità del settore e il suo atteggiamento conservativo, trovando nuove modalità di mediare tra le nostre amate collezioni e il pubblico. Vuol dire anche creare sinergie intersettoriali che negozino nuovi codici, per comprendersi e comprendere il patrimonio.
Ovviamente tutto questo è possibile solo riuscendo ad accendere la passione e l’entusiasmo di chi desidera, in totale spirito di volontariato, organizzare un Museomix e “remixare” le collezioni.
Ci teniamo, infine, a dire che Museomix è molto più di un hackathon: si tratta di una maratona creativa (makeathon) in cui non c’è la logica del premio o della competizione, ma uno scambio alla pari tra museo e professionisti, l’integrazione tra competenze che co-creano alla pari un prototipo da condividere, che poi si potrà rintracciare insieme a tutti gli altri in un archivio open accessibile a tutti i musei del mondo, attraverso il sito della community globale museomix.org.
Museomix 2017 – Museo Archeologico di Terni – CAOS
Qual è la risposta del personale dei musei coinvolti? E quella del pubblico?
La risposta è diversa da caso a caso. A volte sono organizzazioni del territorio o partecipanti a edizioni precedenti che si interfacciano con luoghi culturali e musei, proponendo di organizzare l’evento: in questo frangente la reazione spazia dalla confusione, curiosità per il formato, disponibilità e persino entusiasmo. In altri casi ci sono musei che avanzano spontaneamente le candidature perché consapevoli dell’urgenza di ripensarsi a fronte delle trasformazioni culturali, dei nuovi codici e del profilo dei pubblici: in questo caso si ha grande apertura e relativa autonomia nell’organizzazione dell’evento.
È sicuramente un momento di massima valorizzazione del museo, del suo spazio e delle sue collezioni. Per il personale che ha sviluppato un senso di appartenenza, rappresenta un momento in cui performare, apparire e farsi spazio nella memoria dei visitatori. Questo comporta però un piccolo stravolgimento di orari e un impegno intensivo cui non sempre sono abituati, oltre che una mentalità aperta a “licenze” di operare e fare eccezioni.
Il pubblico è, invece, curioso, entusiasta e più disponibile del solito verso il museo durante Museomix: non rifiuta neanche i tanti odiati questionari di valutazione che spesso sono croce e delizia del servizio accoglienza. Questa tendenza conferma che Museomix può aprire una strada che renda l’esperienza museale un momento emozionante, personale e intimo, capace di trovare uno spazio nel fitto sistema dell’offerta che spesso si rifugia nell’implementazione dei servizi o nello sforzo continuo di creare nuove attività per richiamare l’attenzione.
Museomix al Museo di Storia Naturale di Ferrara
Come ha dialogato la tecnologia con i contenuti museali in questa edizione?
Il settore dell’innovazione tecnologica si sta progressivamente interessando, ma il coinvolgimento è un corteggiamento lento. L’approccio tecnico, specializzato delle discipline scientifiche, a volte fa fatica a comprendere dinamiche aperte e processuali proprie di Museomix, un formato creativo in cui il risultato del prototipo non è evidente sin dall’inizio (e non per forza sarà il prototipo stesso). Per questo motivo, ad esempio, nella ricerca dei museomixer, la figura dello sviluppatore è sempre quella su cui ci sono più difficoltà (anche se si stanno consolidando partnership utili con soggetti che faranno sempre più da ambasciatori e che hanno supportato l’organizzazione dell’evento nel 2016 e 2017 come Hacklab Terni, Associazione On, Kidsbit, Roma Maker Fair).
Relativamente ai prototipi, le tecnologie più utilizzate sono ancora connesse allo sviluppo di app, chatbox, beacon, kinect o qr code: tecnologie semplici che attivano oggetti creando dialoghi e sovrapposizioni (ad esempio con i volti dei visitatori, in modo giocoso e immersivo). Oppure permettono di sviluppare percorsi legati all’approfondimento scientifico delle collezioni. A volte si percepisce la difficoltà di andare oltre all’arricchimento dei contenuti (in Italia siamo fortissimi su questo) e provare invece a lavorare sull’esperienza della fruizione o la trasformazione degli spazi museali che già straripano di contenuti.
Quali sono stati i risultati di quest’anno?
Prima di tutto la realizzazione di tredici Museomix in contemporanea, di cui comunque l’Italia resta l’unica, oltre alla Francia, a organizzarne più d’uno.
Poi, in Italia, c’è nuova linfa in Toscana: dopo l’edizione 2016 si è costituito un gruppo di ex-partecipanti che fin da subito ha cercato di contribuire al radicamento del format nella regione, ottenendo buoni risultati con la candidatura iniziale di due realtà, il Museo della Ceramica di Montelupo Fiorentino e il Museo Santa Maria della Scala di Siena, anche se per quest’anno poi si è svolto solo nel primo. Il feeling, la condivisione di intenti e la fiducia nella potenzialità di Museomix ha fatto sì che il gruppo riuscisse a consolidarsi e ampliarsi ulteriormente durante questa edizione, ad organizzare una tre giorni davvero partecipata dal territorio e con collaborazioni fruttuose come quella con Wikimedia Italia.
La community nata attorno al remix ferrarese della prima edizione italiana, forte dell’esperienza maturata, ha lavorato tra le altre cose sulla creazione di eventi collaterali, sia prima che dopo il remix (soprattutto coinvolgendo il target dei bambini), che ne permettano una migliore comunicazione e con una particolare attenzione al tema della vita dei prototipi dopo Museomix. Anche la partnership ferrarese è ampia: alcuni soggetti consolidano le loro collaborazioni come TryeCo e Spazio Marconi/MakeInCo, altri si aggiungono grazie anche alle esperienze di mixers dell’anno precedente che hanno deciso di collaborare per questa edizione coinvolgendo le proprie attività (come Plastic Jumper e Cose Comunicanti).
In generale la tendenza è quella di un incremento della comunità e nuovi “adepti”, con copertura geografica sempre maggiore.
Quali musei remixeremo nel 2018? Siamo già in contatto con qualche realtà, ma non vi diamo anticipazioni!