“Maccarone…m’hai provocato e io te distruggo! Io me te magno!”. Questo esclamava Alberto Sordi davanti ad una invitante coppa di spaghetti dopo aver cercato di cenare “all’americana” in “Un americano a Roma”, pellicola del 1954. L’amore per la pasta, il rapporto quasi sentimentale che lega gli italiani ai piatti della tradizione, è retaggio antico. È questo che ci racconta un nuovo libro, scritto dall’archeologo David Breeze, “Bearsden: A Roman Fort on the Antonine Wall” (Bearsden: una fortificazione romana sul Vallo di Antonino).
Alberto Sordi in “Un americano a Roma” (1954) Fonte: www.wikipedia.it
“Maccarone…m’hai provocato e io te distruggo! Io me te magno!”. Questo esclamava Alberto Sordi davanti ad una invitante coppa di spaghetti dopo aver cercato di cenare “all’americana” in “Un americano a Roma”, pellicola del 1954. L’amore per la pasta, il rapporto quasi sentimentale che lega gli italiani ai piatti della tradizione, è retaggio antico. È questo che ci racconta un nuovo libro, scritto dall’archeologo David Breeze, “Bearsden: A Roman Fort on the Antonine Wall” (Bearsden: una fortificazione romana sul Vallo di Antonino).
La costruzione del Vallo di Antonino risale al 142 d.C. I romani avevano iniziato a invadere la Britannia nel 55 a.C. ma fu a partire dal 43 d.C. che iniziò una campagna di conquista vera e propria. Fu Agricola, negli anni ’70 del I secolo d.C., a prendere il controllo di buona parte dell’attuale Scozia. Circa un decennio dopo le truppe si ritirarono per dare manforte in altre aree dell’Impero Romano. Intorno al 122 Adriano decise di consolidare le frontiere a nord grazie alla costruzione del Vallo che prese il suo nome. Antonino Pio, il successore, decise di invadere nuovamente la Scozia estendendo la penetrazione romana a est e ovest, realizzando un nuovo vallo.
Forte di Bearsden, Vallo di Antonino. Fonte: www.antoninewall.org Copyright: Crown Copyright Historic Environment Scotland
In particolare, il forte di Bearsden, noto sin dal XVIII secolo, cominciò ad essere studiato attraverso scavi solo nel 1898. Negli anni ’70, con lo sviluppo di una zona residenziale, ci fu l’opportunità di effettuare ricerche archeologiche avanzate e proprio il professor Breeze, autore del testo citato, si occupò dello scavo. I risultati sono stati resi noti con numerose pubblicazioni scientifiche e, ora, descritti in quest’opera. Attraverso i racconti di Breeze possiamo sapere come vivevano i soldati romani al confine settentrionale dell’Impero, le loro abitudini alimentari e il loro stato di salute. Come hanno fatto i ricercatori a capire tutto questo? Attraverso la palinologia e lo studio dei coproliti.
Cos’è la palinologia? Cosa sono i coproliti e come fanno a dirci così tanto della quotidianità di uomini vissuti ben 2000 anni fa? La palinologia studia la morfologia – la forma – dei pollini e delle spore delle diverse specie vegetali, la loro costituzione chimica e la distribuzione geografica. In archeologia, tutto questo, permette di riconoscere la presenza di alcune specie di piante in un determinato luogo e periodo storico. I coproliti. Bene, i coproliti sono escrementi fossili e la loro analisi ci informa sullo stato di salute degli individui e sulle abitudini alimentari.
Pollini al microscopio a scansione elettronica. Immagine in falsi colori. Fonte: www.wikipedia.it Coprolite umano (The Lloyds Bank coprolite) Fonte: www.wikipedia.org
Lo studio dei resti organici nascosti in ceramiche e in quelle che erano le fogne del forte, ha permesso di scoprire che i soldati avevano una dieta quasi integralmente vegetariana che includeva quella che potremmo definire una proto pasta – preparata con grano duro – e frutta, uniti a prodotti provenienti da altri avamposti dell’Impero quali fichi, coriandolo e grano della Gallia e del sud della Spagna. I pasti erano preparati con bracieri, adoperando una tecnica tipica dell’Africa. Ci si nutriva anche di semi di papavero e di sedano, adoperato a scopo medico. Già, perché la salute dei soldati non doveva essere delle migliori: avevano le pulci e i loro intestini erano abitati da vermi parassiti.
Una vita difficile quella dei soldati dell’Impero romano di guardia ai confini dell’Impero, in un ambiente differente rispetto a quello della penisola italiana. Una differenza che forse avvertivano anche nei loro cuori, che un bel piatto di pasta ha probabilmente contribuito a riscaldare.