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18 Gen 2016

Quanti anni hai? Inizia la nostra Dating Saga!

Alessia Colaianni

Alessia Colaianni
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Quanti anni hai? Quante volte ci saremmo sentiti porre questa domanda! Ci viene chiesto per questioni più o meno serie – ad esempio durante un colloquio di lavoro – o per semplice curiosità, per sapere se siamo più giovani o più vecchi dell’aspetto che mostriamo. I ricercatori pongono questa stessa domanda a reperti archeologici o beni storico-artistici.

 

Fonte: Graham, Joseph, Newman, William, and Stacy, John, 2008, The geologic time spiral—A path to the past (ver. 1.1): U.S. Geological Survey General Information Product 58. L’immagine rappresenta la spirale dei tempi geologici, una rappresentazione grafica della storia del nostro pianeta.

 

Quanti anni hai? Quante volte ci saremmo sentiti porre questa domanda! Ci viene chiesto per questioni più o meno serie – ad esempio durante un colloquio di lavoro – o per semplice curiosità, per sapere se siamo più giovani o più vecchi dell’aspetto che mostriamo. I ricercatori pongono questa stessa domanda a reperti archeologici o beni storico-artistici.

 

Ottenere una risposta, in questo caso, è molto più difficile. Però, se riflettiamo, gli obiettivi sono simili: ci serve venire a conoscenza della storia dell’oggetto, che a seconda della sua età sarà portatore di determinate informazioni, o è necessario sapere se è più giovane o più vecchio rispetto ad un evento, uno strato, una persona. I metodi a nostra disposizione sono tantissimi, basati su fenomeni legati a numerosi ambiti della scienza. Iniziamo un nuovo viaggio qui a “Scienza e beni culturali”, comincia la Dating Saga!

 

Vi chiederete perché un nome così bizzarro per questo nuovo capitolo dedicato alle datazioni. Spesso quando leggiamo una notizia o un articolo scientifico riguardante l’età di un bene culturale ci capita sotto gli occhi solo un valore. Per misurare il tempo i ricercatori hanno da sempre cercato degli “orologi naturali”, qualcosa che registrasse il trascorrere degli anni a partire da uno specifico evento. La comparsa, i ritmi di crescita o l’estinzione di organismi viventi e il decadimento di alcuni elementi radioattivi sono stati la soluzione a questa esigenza. Dietro i numeri ottenuti dagli studiosi c’è l’interpretazione di un fenomeno e la sua valutazione quantitativa ma anche un’attenta analisi e scelta del campione, la comprensione del sito dal quale è stato raccolto e delle vicissitudini che lo hanno portato fin lì. Nei prossimi post cercheremo di capire tutto questo.

 

Prima di iniziare vorrei solo introdurre pochi ma utili concetti:

 

1. Tutti i metodi di datazione non permettono di ottenere un singolo valore di età ma ci danno un intervallo di tempo. Ad esempio sapremo che un vaso è del 1300±100 ossia è stato forgiato e cotto tra il 1200 e il 1400. L’ampiezza di tali intervalli è fortemente influenzata dalla preparazione del campione a disposizione per la misura, dallo strumento adoperato e dalle procedure di calcolo attraverso le quali arriviamo alla datazione finale.

 

2. Ciascuna tecnica, essendo basata su principi differenti, può essere applicata solo su alcuni tipi di oggetti. Il metodo del Carbonio-14 andrà bene per resti di piante, di animali – materia organica, un tempo vivente, contenente atomi di carbonio – ma non per una ceramica, fatta per lo più di argilla e quarzo (naturalmente esistono anche casi particolari…ma ne parleremo in seguito).

 

3. È necessario porsi le giuste domande. Spesso si datano reperti per risalire all’età di uno strato archeologico. Quell’oggetto appartiene realmente a quel periodo? Potrebbe far parte di quel deposito a causa di un rimaneggiamento e quindi essere più recente. Oppure potrebbe essere stato riutilizzato ed essere più vecchio. Bisogna conoscere bene il luogo in cui è stato raccolto il campione, il contesto e anche la storia recente del sito per essere sicuri di conoscere le basi di partenza del nostro lavoro.

 

4. “Se torturi i numeri abbastanza a lungo, confesseranno qualsiasi cosa” affermava Gregg Easterbrook, scrittore e giornalista statunitense. Cosa significa? I dati ottenuti dalle misurazioni sono trattati statisticamente e, nonostante ci muoviamo in ambito matematico, c’è un notevole spazio lasciato all’interpretazione. Decidere di affidarsi a un certo tipo di calcolo invece che ad un altro influenza il risultato. No, non voglio dirvi che le datazioni che leggete sono tutte sbagliate. Desidero solo farvi presente che non esiste la verità assoluta ma una probabilità alta di essere vicini alla verità!

 

5. A volte basta molto meno di una data. Le datazioni sono applicate per l’autenticazione di oggetti di valore e, a seconda dei casi, ci aiuta anche solo sapere se un materiale è più recente di quanto certificato.

 

Dopo questo breve vademecum non mi resta che augurarvi una serena settimana. Vi aspetto lunedì prossimo con il celeberrimo Radiocarbonio!

 

Alessia Colaianni
Alessia Colaianni
Giornalista pubblicista, si è laureata in Scienza e Tecnologia per la Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali e ha un dottorato in Geomorfologia e Dinamica Ambientale. Divulga in tutte le forme possibili e, quando può, insegna.
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