No, questo non sarà un altro post dedicato alla musica. Parleremo di orecchie, non in senso metaforico. La loro forma, infatti, ha permesso importanti scoperte in ambito archeologico. In che modo? Continuate a leggere e lo scoprirete.
No, questo non sarà un altro post dedicato alla musica. Parleremo di orecchie, non in senso metaforico. La loro forma, infatti, ha permesso importanti scoperte in ambito archeologico. In che modo? Continuate a leggere e lo scoprirete.
Negli ultimi mesi lo straordinario esercito di terracotta commissionato dal primo imperatore della Cina, Qin Shi Huang, è tornato agli onori della cronaca perché, secondo recenti studi, dietro la sua costruzione ci sarebbe stato lo zampino di un artigiano proveniente dalla Grecia: un uomo con un bagaglio di conoscenze prezioso considerando la grandezza che la cultura ellenistica aveva già raggiunto nell’ambito della statuaria e dell’architettura. La grandiosità di questo monumento sepolcrale militarizzato, le armi di eccellente fattura e, soprattutto, i soldati di terracotta, a prima vista ognuno diverso dall’altro, hanno spinto gli archeologi a voler approfondire i metodi di produzione di quest’opera. In questo articolo, però, non tratteremo il “chi” ma il “come” questi uomini di argilla siano stati modellati.
Esercito di terracotta dell’imperatore Qin Shi Huang, Cina. Fonte: Wikipedia
Cos’è l’esercito di terracotta? Il primo imperatore della Cina, Qin Shi Huang (259-210 a.C), dopo aver dato vita al primo, unificato, Impero cinese, ordinò la realizzazione di un gigantesco mausoleo che, dopo la sua morte, avrebbe accolto e protetto le sue spoglie per l’eternità. Cosa c’è di meglio allora, per difendersi, di un intero esercito? Ecco che circa 700.000 artigiani – così ci racconta lo storico cinese Sima Qian – furono messi al lavoro per creare una copia in terracotta dell’armata cinese. Ritrovati solo nel 1974, per caso, da alcuni contadini che volevano scavare un pozzo vicino la vecchia capitale cinese di Xiangyang, questi 8000 uomini di ceramica a grandezza naturale, con le loro spade, gli archi, le frecce e i loro fidi destrieri, hanno scatenato la curiosità e la voglia di conoscenza di archeologi e scienziati.
Come abbiamo già accennato, ogni statua sembra diversa dall’altra, come se ognuna fosse stata costruita a partire da un modello reale, con le sue caratteristiche fisiche uniche. Ma è veramente così? Nel lavoro descritto nell’articolo pubblicato sul Journal of Archaeological Science, i ricercatori cinesi e inglesi coinvolti cercano di dare una risposta a questa domanda analizzando con una particolare tecnica le orecchie di queste statue.
Esempi di 12 differenti orecchie (le altezze sono state standardizzate). Fonte: A.Bevan, X. Li, M. Martinón-Torres, S. Green, Y. Xia, K. Zhao, S. Ma, W. Cao, T. Rehren, Computer vision, archaeological classification and China’s terracotta warriors, Journal of Archaeological Science 49 (2014) 249-254
Perché le orecchie? La loro forma mostra grandi variazioni tra differenti individui, tanto da essere usata nelle scienze forensi come si farebbe con un’impronta digitale. Per confrontare un numero significativo di orecchie al fine di convalidare l’ipotesi che vuole ogni soldato diverso l’uno dall’altro, come copia fedele di ogni singolo vero soldato dell’armata dell’imperatore, gli scienziati hanno adoperato un metodo speciale in quanto poco costoso e alla portata anche di chi non possegga una forte specializzazione. È la combinazione tra due tecnologie: lo structure-from-motion e il multiview-stereo (SfM-MVS). In cosa consiste? Si scattano più fotografie di un oggetto con una comune fotocamera digitale e, con dei software appositi, installabili su altrettanto comuni PC, si crea un modello in 3D a colori reali proprio partendo da questa serie di immagini sovrapposte.
Una statua e due volti di soldati digitalizzati con lo structure-from-motion e il multiview-stereo. Fonte: A.Bevan, X. Li, M. Martinón-Torres, S. Green, Y. Xia, K. Zhao, S. Ma, W. Cao, T. Rehren, Computer vision, archaeological classification and China’s terracotta warriors, Journal of Archaeological Science 49 (2014) 249-254
Tutto questo non poteva essere fatto con il laser scanner? Il laser scanner permette dei risultati più accurati e fedeli rispetto all’oggetto reale ma è più costoso e può essere usato solo da personale altamente specializzato. Con il SfM-MVS si riescono a superare questi ostacoli rendendo più semplici e veloci alcuni tipi di ricerche. Inoltre, proprio la facilità di applicazione, lo rende particolarmente versatile per utilizzi nell’ambito dello studio di reperti paleontologici oltre che archeologici, negli studi di collezioni museali e anche per un’eventuale sperimentazione di scienza partecipata.
I dati iniziali, raccolti su 30 statue, hanno portato i primi risultati: c’è una visibile variazione nelle forme, cosa che non si osserva invece nelle armi, tutte standardizzate. Ciò supporterebbe l’ipotesi secondo la quale i combattenti sarebbero stati modellati per costituire un esercito “reale”, con soldati l’uno diverso dall’altro. Non è finita qui: si procederà con un confronto diretto con la popolazione cinese adulta per verificare la variabilità delle morfologie individuate.
Ancora per qualche tempo, quindi, i segreti del mausoleo di Qin Shi Huang saranno una questione di orecchio.