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26 Set 2016

Siamo ciò che mangiamo?

Alessia Colaianni

Alessia Colaianni
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Cibo. O “food” come ora è di moda chiamare tutto ciò che riguarda l’enogastronomia, fino quasi ad arrivare alle scienze della nutrizione. Anche l’alimentazione degli esseri umani può raccontarci tante storie. Ora come nel passato. Questi racconti possono essere letti attraverso lo studio degli isotopi radioattivi. Volete saperne di più? Continuate a leggere e scoprirete quanto ciò che ingeriamo possa costituire un ottimo indizio per ricostruire aspetti culturali e sociali della nostra vita.

 

Infografica realizzata da Maria Cristina Caggiani, autrice del blog Archeobaleni

 

Cibo. O “food” come ora è di moda chiamare tutto ciò che riguarda l’enogastronomia, fino quasi ad arrivare alle scienze della nutrizione. Anche l’alimentazione degli esseri umani può raccontarci tante storie. Ora come nel passato. Questi racconti possono essere letti attraverso lo studio degli isotopi radioattivi. Volete saperne di più? Continuate a leggere e scoprirete quanto ciò che ingeriamo possa costituire un ottimo indizio per ricostruire aspetti culturali e sociali della nostra vita.

 

Cos’è la paleodieta? La paleodieta è la descrizione dell’alimentazione seguita dalle popolazioni vissute nel passato. In realtà questa definizione potrebbe essere considerata in un certo senso superficiale perché, all’interno di una stessa popolazione, molte potevano essere le differenze riguardanti il cibo assunto. Ed è questa la chiave di volta, ciò che rende lo studio delle paleodiete uno strumento incredibilmente utile per antropologi e storici. Infatti, conoscendo il cibo un tempo consumato, possiamo raccogliere informazioni sullo status sociale – basti pensare al consumo di carne nel Medioevo, alimento che potevano permettersi solo i più ricchi -, le variazioni legate al sesso e all’età, fino ad arrivare alla ricostruzione del tipo di economia vigente nell’epoca analizzata. Caccia e raccolta? Agricoltura, allevamento e pesca? Il regime alimentare può rispondere anche e soprattutto a questi quesiti.

 

Molti sono i modi per scoprire cosa mangiassero i nostri antenati. Abbiamo già accennato allo studio dei resti dei pasti ritrovati nei siti archeologici e all’analisi di denti e ossa. Esiste, però, un altro modo di sapere quali fossero le abitudini alimentari del passato: lo studio degli isotopi del carbonio e dell’azoto.
Avevamo già parlato degli isotopi nel post dedicato al più famoso di essi, il Carbonio – 14. Sono atomi che posseggono stesso numero di protoni e diverso numero di neutroni. Parliamo quindi di atomi di uno stesso elemento, quindi con le stesse proprietà chimiche. Questo è vero solo in parte. Esiste, infatti, un fenomeno detto frazionamento isotopico: l’arricchimento di un isotopo rispetto a un altro se coinvolti in un determinato processo chimico o fisico. Nel nostro caso parliamo di reazioni biochimiche quali, ad esempio, la fotosintesi clorofilliana. A seconda della tipologia di pianta si potranno osservare rapporti differenti tra gli isotopi 13 e 12 di Carbonio. Gli stessi rapporti si rifletteranno nella composizione isotopica ricavata dall’analisi del collagene delle ossa di qualsiasi animale che si ciba di quelle piante, tra cui l’Uomo. Per l’azoto è lo stesso e, questo elemento in particolare, permette di avere informazioni riguardanti le proteine assunte dall’individuo.

 

È quindi chiaro che i rapporti isotopici di Carbonio ( δ13C = 13C/12C) e di Azoto ( δ15N = 15N/14N) nei tessuti animali sono in stretta relazione con quelli presenti nel cibo che mangiano e, quindi, ci aiutano nella ricostruzione delle paleodiete.

 

Diagramma rapporti isotopici N C

Diagramma dei rapporti isotopici δ13C e δ15N (misurati in parti per mille) della presentazione “Le università del Lazio verso EXPO2015 “Palodieta e paleopatologia per il recupero delle specie autoctone – Cosa mangiavano i nostri antenati” di Cristina Martìnez-Labarga del Centro di Antropologia molecolare per lo studio del DNA antico diretto dalla professoressa Olga Rickards del Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma Tor Vergata

 

Dalle analisi di ossa ritrovate in un sito dei Paesi Baschi potremo capire le fasi storiche di un piccolo centro e la presenza o meno di un nucleo di aristocratici – oltre a quale fosse l’economia di sussistenza –  o ancora, sapremo che i Neanderthal vissuti in Francia avevano un apporto proteico derivato soprattutto da bovini e cavalli confermando la tesi di una dieta in cui erano presenti grandi erbivori.

 

Mai come in questo caso il detto “siamo ciò che mangiamo” acquisisce senso. Il cibo entra a far parte della composizione chimica del nostro corpo e diviene anche riflesso della società e dell’ambiente in cui viviamo. Ieri come oggi.

Alessia Colaianni
Alessia Colaianni
Giornalista pubblicista, si è laureata in Scienza e Tecnologia per la Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali e ha un dottorato in Geomorfologia e Dinamica Ambientale. Divulga in tutte le forme possibili e, quando può, insegna.
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