Non è la prima volta che parliamo di Stonehenge, il sito inglese in cui è conservata una delle più famose e misteriose strutture megalitiche della Preistoria. Come avevamo già accennato e forse già sapete, sono stati numerosi gli approcci degli scienziati per comprenderne le modalità di costruzione e le finalità di utilizzo. E se cercassimo di battere un sentiero ancora inesplorato, cambiando punto di vista? Anzi, affidandoci proprio all’udito?
Non è la prima volta che parliamo di Stonehenge, il sito inglese in cui è conservata una delle più famose e misteriose strutture megalitiche della Preistoria. Come avevamo già accennato e forse già sapete, sono stati numerosi gli approcci degli scienziati per comprenderne le modalità di costruzione e le finalità di utilizzo. E se cercassimo di battere un sentiero ancora inesplorato, cambiando punto di vista? Anzi, affidandoci proprio all’udito?
Quello di Stonehenge, località nella contea di Wiltshire, a nord di Salisbury, è un cromlech – un monumento megalitico a pianta circolare – risalente al III – II millennio a.C.. I tasselli del puzzle che sembrano comporre la storia di questo straordinario sito archeologico hanno iniziato a dare un quadro più chiaro della Preistoria di questo posto e dell’utilizzo di questi frammenti giganti di roccia. Molto sembra legato alla ritualità e, la riflessione su questo tipo di funzione, probabilmente avrà acceso la curiosità e la voglia di conoscere e sperimentare di Bruno Fazenda e dei suoi colleghi delle università di Salford, Huddersfield e Bristol.
Per ben quattro anni Stonehenge è stato al centro di una ricerca di archeoacustica, una disciplina che studia l’acustica dei beni culturali, in quale maniera i suoni vi si propaghino, per ricostruire gli antichi teatri o come supporto nell’interpretazione della struttura e dell’uso di edifici e siti.
Per scoprire quali effetti acustici fossero presenti quando i megaliti erano ancora intatti e quanto questo condizionasse e coinvolgesse l’uomo del Neolitico che forse suonava o conduceva rituali tra quelle imponenti superfici in pietra, gli studiosi hanno ricreato un modello sonoro a partire da una ricostruzione di Stonehenge, in scala 1:1 e in cemento, presente a Maryhill, nello stato di Washington, come monumento di commemorazione dei soldati caduti nella Prima Guerra Mondiale
Effetti acustici registrati presso il Monumento di Maryhill
Sulla base delle misure registrate nella replica del celebre cromlech del Neolitico inglese, è stato costruito un modello virtuale per scoprire l’eventuale esistenza di eco, risonanze e del particolare effetto “whispering gallery”, grazie al quale in alcuni edifici costruiti con una precisa simmetria, si può percepire come vicinissimo un suono riprodotto metri lontano dal nostro orecchio (succede, ad esempio presso la Cattedrale di Saint Paul, a Londra).
Il risultato di tanti dati e calcoli è quello che ascolterete nei seguenti file audio:
Il suono di un battito di mani (http://www.salford.ac.uk/computing-science-engineering/research/acoustics/architectural-and-building-acoustics/acoustics-of-stonehenge)
Il suono di un battito di mani nel sito di Stonehenge ricostruito dal punto di vista acustico (http://www.salford.ac.uk/computing-science-engineering/research/acoustics/architectural-and-building-acoustics/acoustics-of-stonehenge)
La scienza applicata ai beni culturali, quindi, sta cominciando a implementare le ricostruzioni di antichi luoghi con informazioni riguardanti sensi diversi dalla vista, per comprendere ancora meglio le vite dei nostri avi ma anche per permettere al grande pubblico esperienze culturali più coinvolgenti e immersive. Prima di lasciarvi ecco un assaggio di ciò che un uomo preistorico avrebbe potuto sentire, durante un rituale svolto con un accompagnamento musicale, spostandosi attraverso i megaliti di Stonehenge. Buon ascolto!
Un viaggio multimediale nella ricostruzione 3D e acustica della Stonhenge del passato. Guardando il video scoprirete come il suono di alcuni antichi strumenti doveva essere percepito nelle diverse parti della struttura
