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23 Dic 2017

Un brindisi al Neolitico

Alessia Colaianni

Alessia Colaianni
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Il 2017 sta volgendo al termine e, tra Natale e Capodanno, molti di noi celebreranno l’anno passato e quello che sta arrivando con un bel brindisi. Nei calici verseremo spumante, champagne o dei pregiati vini. Proprio del prodotto della fermentazione dell’uva, della sua storia, vi vogliamo parlare oggi in questo post.

Il 2017 sta volgendo al termine e, tra Natale e Capodanno, molti di noi celebreranno l’anno passato e quello che sta arrivando con un bel brindisi. Nei calici verseremo spumante, champagne o dei pregiati vini. Proprio del prodotto della fermentazione dell’uva, della sua storia, vi vogliamo parlare oggi in questo post.

 

Fino a ora le tracce più antiche di produzione vinicola erano state trovate in Iran, in un vaso proveniente da un villaggio neolitico forgiato circa nel 5400-5000 a.C. Per quanto riguarda le bevande fermentate, è la Cina a detenere le più lontane testimonianze, con un liquido ottenuto da riso, miele, biancospino e uve selvatiche i cui resti sono stati raccolti da frammenti di vasi del villaggio di Jiahu, nella provincia cinese di Henan, nel VII millennio a.C Grazie allo studio pubblicato su Proceedings of National Academy of Sciences of the United States of America, possiamo spostare ancora più lontano la nascita del vino.

 

La culla del prodotto alcolico che ha reso famosi i territori italiani e francesi è, però, la Georgia, quella che oggi è una steppa semiarida. Nel periodo compreso tra il 5900 e il 5000 a.C. doveva avere un clima più mite, con un buon livello di precipitazioni, tanto da permettere insediamenti umani e l’inizio di quella che è definita la Rivoluzione Neolitica, il momento in cui i nostri antenati passarono alla vita sedentaria e iniziarono a divenire agricoltori e allevatori. Non di solo pane vive l’uomo: insieme ai cereali intrapresero la domesticazione della vite selvatica. Quando è successo? Quando si è iniziato a produrre vino e quindi a voler coltivare la vite?

 

Vaso Georgia Vino

 

Vaso tipico del primo Neolitico, probabilmente utilizzato per la produzione del vino, proveniente dal sito di Khramis Didi-Gora. Fonte: P. McGovern et al., Early Neolithic wine of Georgia in the South Caucausus, PNAS, November 28, 2017, vol. 114, n°48, DOI10.1073/pnas.1714728114

 

Ancora una volta sono i vasi in terracotta a conservare gli indizi necessari per rispondere alle precedenti domande. I reperti analizzati provengono in particolare dai siti di Shulaveris Gora e Gadachrili Gora, entrambi distanti circa cinquanta chilometri dalla capitale Tbilisi. La datazione mediante radiocarbonio di resti vegetali, le analisi chimiche tra cui la gascromatografia applicate ai frammenti di vasi che hanno rivelato tracce di acido tartarico, malico, succinico e citrico (vere e proprie impronte digitali del vino), e le osservazioni archeobotaniche di pollini, amidi e fitoliti presenti nel suolo e sui reperti hanno retrodatato la coltivazione dell’uva a scopo vinicolo intorno al 6000-5800 a.C., ben 8000 anni fa.

 

Usato nell’antichità come medicina, facilitatore dei rapporti sociali, come sostanza in grado di alterare la percezione e poi divenuto anche protagonista di culti religiosi, ingrediente in farmacopea e in cucina, e prodotto di spicco per l’economia di alcuni paesi, il vino ha rivestito e riveste ancora oggi un ruolo rilevante in numerose culture. Non ci resta che riempire il bicchiere e brindare con questo inebriante nettare che ha attraversato la storia per arrivare sino a noi, con qualche bollicina in più nelle occasioni di festa.

 

“Scienza e beni culturali” tornerà con i suoi articoli lunedì 8 gennaio 2018. Buone feste!

Alessia Colaianni
Alessia Colaianni
Giornalista pubblicista, si è laureata in Scienza e Tecnologia per la Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali e ha un dottorato in Geomorfologia e Dinamica Ambientale. Divulga in tutte le forme possibili e, quando può, insegna.
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