Sarà capitato anche ad alcuni di voi di perdersi nelle illustrazioni di un libro scolastico o universitario: chi per dovere, per comprendere meglio ciò che si stava cercando di studiare e per memorizzare le informazioni in maniera “visiva”, chi per piacere, magari apprezzandone lo stile, i colori, la chiarezza. Come vi avevo già promesso, in questo nostro spazio settimanale parleremo anche di intersezioni tra arte e scienza e questo lunedì è finalmente arrivato il momento di introdurre l’illustrazione scientifica e naturalistica.
Sarà capitato anche ad alcuni di voi di perdersi nelle illustrazioni di un libro scolastico o universitario: chi per dovere, per comprendere meglio ciò che si stava cercando di studiare e per memorizzare le informazioni in maniera “visiva”, chi per piacere, magari apprezzandone lo stile, i colori, la chiarezza. Come vi avevo già promesso, in questo nostro spazio settimanale parleremo anche di intersezioni tra arte e scienza e questo lunedì è finalmente arrivato il momento di introdurre l’illustrazione scientifica e naturalistica.
L’arte come mezzo per osservare e conoscere il Pianeta in cui viviamo. Questo è l’illustrazione scientifica: un ambito dove scienza, natura e tecniche artistiche s’incontrano per creare opere che divulghino grazie al loro contenuto ed emozionino tramite la forte suggestione. A cosa serve il disegno nell’era della fotografia digitale? Quest’ultima, per quanto utile, non riesce a superare un disegno progettato per mostrare determinate caratteristiche di un qualsiasi soggetto. L’illustrazione seleziona, enfatizza e spiega, mentre un’immagine catturata con una fotocamera non è sempre in grado di farlo.
L’osservazione della Natura è nata con l’Uomo: le pitture rupestri che possiamo ammirare nelle Grotte di Lascaux, in Francia sud-occidentale, di Altamira, in Spagna e anche le incisioni rupestri della Val Camonica, qui in Italia, non sono altro che una rappresentazione della realtà che circondava l’uomo preistorico.
Grotte di Altamira, Spagna Fonte: Wikimedia Commons
La “scimmia nuda” non ha mai più smesso di studiare il mondo in cui vive, i suoi abitanti, i suoi fenomeni. Non mancano opere con soggetti naturalistici nell’arte egizia- dai dipinti murali alle sculture e gioielli – e in affreschi e mosaici di epoca romana.
Statuetta raffigurante un gatto, in bronzo, Antico Egitto (Fonte: Collezione del Pitt Rivers Museum, Oxford) e Villa di Livia, affreschi di giardino, parete corta meridionale, melograno (dettaglio) (Fonte: Wikimedia Commons)
Nel Medioevo, erbari e bestiari sono le prove dei primi passi verso una vera e propria classificazione della flora e della fauna, seppur limitata dalle reali conoscenze dell’epoca.
Non proprio un bestiario ma un trattato sulla falconeria il “De arte venandi cum avibus” redatto dall’imperatore Federico II di Svevia (XIII secolo d.C) nel quale sono descritti e raffigurati numerosi volatili, rapaci e non.
Il rapporto tra arte e scienza è biunivoco: la Natura è percepita dagli artisti del Rinascimento come una vera e propria maestra. Lo vediamo nei codici di Leonardo Da Vinci, negli studi di Albrecht Dürer e, soprattutto, nelle opere di Jacopo Ligozzi (1547 – 1627), pittore amatissimo da Ulisse Aldovrandi, cui tavole botaniche e zoologiche – conservate nel Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi a Firenze e nella Biblioteca Universitaria di Bologna – hanno costituito l’attività prevalente dell’artista.
Psittacus ararauna dipinto da Jacopo Ligozzi Fonte: Wikimedia Commons
Come non citare Georg Dionysius Ehret (1710-1770) pittore e disegnatore tedesco specializzato in illustrazioni botaniche. Fu lui che lavorò, nel 1736, alla compilazione delle pagine dell’Hortus Cliffortianus insieme con Linneo, medico, botanico e naturalista svedese, padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi. Meravigliose tavole, testimonianza della nascita delle prime tassonomie illustrate nelle quali la Bellezza e il rigore scientifico si combinano per dare vita a opere preziose per aspetto e contenuti.
Tavola dedicata alla Campanula tratta dall’Hortus Cliffortianus Fonte: http://www.biodiversitylibrary.org/, testo conservato nel Missouri Botanical Garden, Peter H. Raven Library
Sapere tecnologico, artistico e scientifico era condensato nelle tavole dell’Encyclopédie, ou dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers di Diderot e D’Alembert: la cultura dei lumi non poteva che affidarsi all’illustrazione per una sintesi universale del sapere, il primo esempio di testo divulgativo per il grande pubblico.
Tavola dell’Encyclopedie, Strumenti chirurgici. Fonte: Wikimedia Commons
Sappiamo bene che la conoscenza è anche viaggio. Il cahier de voyages è il protagonista delle avventure di John James Audubon (1785- 1851) e Charles Darwin (1809-1882). Il primo ornitologo, illustratore e pittore statunitense di origine francese, allievo di Jacques-Louis David, realizzò oltre 400 illustrazioni di uccelli del Nuovo Mondo. Il secondo, naturalista inglese, grazie ai suoi appunti e disegni, raccolti soprattutto nella sosta nelle isole Galapagos del brigantino della regia marina militare inglese Beagle, formulò la sua famosa teoria dell’evoluzione.
John James Audubon, Red-shouldered Hawke (Buteo lineatus, poiana spallerosse) Fonte: Wikimedia Commons
Poi ci furono Arnold Dodel-Port (1843-1908), Ernst Haeckel (1834-1919), Karl Blossfeldt (1865-1932) e tanti altri che contribuirono con il proprio lavoro alla divulgazione del sapere scientifico (potrete trovare un approfondimento sulle loro opere nel numero di dicembre 2015 di Sapere).
Questo è solo un assaggio dei frutti dell’unione tra arte e scienza. Tra un restauro e un’analisi diagnostica ritroverete anche post dedicati a questo universo di scienza, natura, linee, forme e colori . La prossima settimana ci aspetta una storia di emancipazione legata all’illustrazione naturalistica e all’entomologia. Se siete curiosi, vi aspetto lunedì 6 marzo qui su Sapere Scienza!
