I posti migliori in cui cercare scampo nel caso di un’apocalisse zombie, sono i luoghi isolati, come le Montagne Rocciose americane. Ci avevate mai pensato? Alexander Alemi sì, e lo ha capito grazie alla statistica.
Nel meeting di marzo dell’American Physical Society, si è parlato anche di zombie. Sì, perché la tematica dei morti viventi, oltre a trovare ampio spazio in letteratura e cinema, interessa molto anche la scienza, come dimostra, per esempio, il corso della Michigan State University su “Come sopravvivere a un’imminente Apocalisse Zombie”. Ma è la Cornell University, nella figura di uno dei suoi dottorandi in fisica teorica, Alexander Alemi, ad aver portato questo argomento all’attenzione dei fisici che si sono dati appuntamento al meeting dell’APS che si è tenuto dal 2 al 6 marzo a San Antonio, Texas.
Dove conviene rifugiarsi?
Alemi, in particolare, si è chiesto: dove conviene nascondersi in caso di attacco di morti viventi? E’ meglio fuggire verso le alte colline centrali di New York (lui vive a Ithaca) oppure meglio resistere nelle città? A queste bizzarre domande ha cercato di fornire una risposta rigorosa tramite un accurato approccio statistico e trattando un’invasione zombie come un’improvvisa diffusione di una malattia virale. Il modello statistico che ha costruito contempla circa 300 milioni di esseri umani e migliaia di zombie e tiene conto di alcune significative differenze tra gli zombie e, per esempio, un virus come Ebola: prima tra tutte, i zombie non prendono l’aereo, e quindi l’unico mezzo di trasporto che hanno a disposizione sono i loro piedi. Come si desume dal suo modello interattivo (con cui si può “giocare” qui) per salvarsi conviene evitare le aree popolate andando, per esempio, sulle Montagne Rocciose. Quindi, in Italia, dovremmo scappare sulle Alpi e gli Appennini? Speriamo di non doverlo scoprire mai.
