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12 Set 2014

Neve, clima e sostenibilità dell’industria turistica montana

Franco Miglietta

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In futuro farà più caldo e quindi nevicherà di meno. Questo assioma intuitivo, quasi lapalissiano, è in grado di generare aspettative e turbamenti non da poco in chi fa della presenza/assenza di neve una ragione di vita, come per esempio gli operatori turistici della montagna. Ma in un recente numero della rivista Nature, Paul A. O’Gorman del Massachusetts Institute of Technology di Cambridge ha spiegato che l’assioma non trova completo fondamento nelle scienze del clima. Certo, se farà più caldo nevicherà mediamente di meno, ma la quantità di neve che cadrà nel corso di eventi estremi (nevicate copiose) aumenterà, andando a compensare la media. 

In futuro farà più caldo e quindi nevicherà di meno. Questo assioma intuitivo, quasi lapalissiano, è in grado di generare aspettative e turbamenti non da poco in chi fa della presenza/assenza di neve una ragione di vita, come per esempio gli operatori turistici della montagna. Ma in un recente numero della rivista Nature, Paul A. O’Gorman del Department of Earth, Atmospheric and Planetary Sciences, Massachusetts Institute of Technology di Cambridge ha spiegato che l’assioma non trova completo fondamento nelle scienze del clima. Certo, se farà più caldo nevicherà mediamente di meno, ma la quantità di neve che cadrà nel corso di eventi estremi (nevicate copiose) aumenterà, andando a compensare la media.

 

Nevicate più intense, anche se meno frequenti

I risultati di O’Gorman sono stati ottenuti simulando potenziali condizioni climatiche future, ma sono supportati da una teoria fisica che riguarda la transizione tra situazioni di pioggia e neve. Secondo questa teoria, le nevicate copiose si verificano intorno a temperature ottimali che sono di fatto ‘insensibili’ rispetto al riscaldamento globale. Detto in parole semplici: il riscaldamento globale potrebbe creare condizioni più favorevoli a eventi estremi di nevicate abbondanti riducendo allo stesso tempo la frequenza delle nevicate “normali”.

 

Le valanghe 

A leggere O’Gorman vien da pensare che, nonostante tutto, le montagne resteranno d’inverno del loro bel colore bianco, ma anche che si potranno moltiplicare condizioni critiche legate ad apporti nevosi unitariamente maggiori con ovvie conseguenze su frequenza e intensità delle valanghe. C’è infatti chi ha osservato che la probabilità annuale di distacco di valanghe è correlata con la frequenza di precipitazioni intense (su tre giorni consecutivi) e con valori di temperatura dell’aria superiori alla media.

Franco Miglietta
Franco Miglietta
Dirigente di ricerca CNR-IBIMET di Firenze, coordinatore di FoxLab (CNR e Fondazione E.Mach San Michele a/Adige). PhD a Wagenigen (NL), si occupa di problemi legati alla sostenibilità, con riferimento al tema del cambiamento globale, della mitigazione e del ruolo della vegetazione. È autore di oltre 120 lavori scientifici su riviste internazionali.
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