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14 Mar 2019

In che modo vengono scelti i leader in piccoli gruppi?

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La comprensione del funzionamento delle reti sociali è un obiettivo che investe più ambiti del sapere, dalla psicologia all’etologia, passando per le scienze politiche e il marketing. Attualmente si conosce molto di come la “saggezza della popolo” forgi il comportamento di gruppi numerosi di persone mentre si sa meno delle dinamiche di insiemi di persone più contenuti – come i gruppi di amici – e delle loro modalità di interazione al fine di prendere decisioni, in particolare modo quando si tratta di designare un leader. I ricercatori della NYU Tandon School of Engineering sono riusciti a esaminare le logiche dietro la formazione spontanea, nel tempo, di una leadership in gruppi di poche persone e hanno pubblicato i loro risultati su The Royal Society Interface.

La comprensione del funzionamento delle reti sociali è un obiettivo che investe più ambiti del sapere, dalla psicologia all’etologia, passando per le scienze politiche e il marketing. Attualmente si conosce molto di come la “saggezza della popolo” forgi il comportamento di gruppi numerosi di persone mentre si sa meno delle dinamiche di insiemi di persone più contenuti – come i gruppi di amici – e delle loro modalità di interazione al fine di prendere decisioni, in particolare modo quando si tratta di designare un leader. I ricercatori della NYU Tandon School of Engineering sono riusciti a esaminare le logiche dietro la formazione spontanea, nel tempo, di una leadership in gruppi di poche persone e hanno pubblicato i loro risultati su The Royal Society Interface.

 

L’esperimento

 

I ricercatori hanno convocato più gruppi costituiti da 5 volontari e li ha coinvolti in un test cognitivo organizzato in 10 fasi consecutive. I partecipanti avevano il compito di stimare il numero di punti mostrati per mezzo secondo su un grande schermo. In ogni turno è stato chiesto ai partecipanti di scegliere una risposta tra più opzioni utilizzando un telecomando personalizzato, senza comunicare verbalmente con gli altri. Poiché i puntini erano visibili solo per un istante, i membri del gruppo, non avendo il tempo di contarli, dovevano provare a indovinare. L’esperimento era strutturato in maniera tale che i partecipanti potessero modificare le proprie risposte basandosi su quelle dei compagni di gruppo. Una volta che tutti i partecipanti hanno scelto la loro risposta iniziale, lo schermo – visibile a tutti – ha mostrato le risposte di tutti i membri per tutte le prestazioni passate. I volontari a quel punto avevano una finestra temporale di 10 secondi in cui cambiare la propria risposta, basandosi su quelle degli altri componenti. Analizzando l’evoluzione delle risposte lungo lo svolgimento dell’esperimento, i ricercatori hanno rilevato che gli individui non hanno scelto semplicemente in base al numero di persone che avevano selezionato una determinata risposta: i volontari hanno deciso in maniera dinamica chi seguire basandosi sui risultati corretti di ciascun membro nel corso di tutti i round.

 

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I risultati

 

Vi è stata, quindi, un’evoluzione dinamica delle interazioni nella rete sociale, in cui le persone coinvolte possono essere definite quali nodi e il collegamento tra quest’ultimi sono le conseguenze dell’influenza sociale. Ad esempio, gli scienziati hanno creato un collegamento tra un partecipante e l’altro, questo se il primo aveva cambiato la sua risposta in quella del secondo. La velocità con cui la rete si è sviluppata è cresciuta nel corso di ciascuna fase dell’esperimento. Maurizio Porfiri, professore nel Department of Mechanical and Aerospace Engineering and of biomedical engineering della NYU Tandon e autore dell’articolo, ha commentato: “Gli individui hanno impiegato le informazioni sociali sempre di più con il trascorrere del tempo, e più era accurata l’informazione, maggiore era l’influenza esercitata sulle scelte dei partecipanti. Di conseguenza, le relazioni tra le performance dei partecipanti e la loro influenza sociale si è rinforzata con il tempo, concludendosi con l’emergere dei leader dei gruppi.

 

Una rete dinamica

 

Shinnosuke Nakayama, ricercatore presso la NYU Tandon e autore principale del lavoro, ha spiegato che il comportamento di piccoli gruppi è considerevolmente differente rispetto a quello di folle più numerose, affermando: “Dove le grandi folle adopererebbero una semplice regola della maggioranza, con un aumento dell’accuratezza della prestazione nel corso di interazioni ripetute, gli individui fanno più affidamento sulle informazioni sociali che su quelle personali e, come conseguenza, chi ‘fa bene’ emergerà come leader, esercitando una forte influenza sugli gli altri nel tempo”. Inoltre Maurizio Porfiri ha notato che, mentre molti degli studi sulle connessioni sociali sono basate su reti statiche, definite da relazioni fisse stabilite, il lavoro del suo gruppo ha trovato reti funzionali, basate sul cambiamento costante delle connessioni: per quanto riguarda i piccoli gruppi le reti evolvono con il passare del tempo in base alle azioni.

 

Per approfondire il tema delle interazioni di individui in reti complesse, acquistate e leggete l’articolo di Marco Paci, “Comunità umane e naturali: due sistemi complessi”, pubblicato nel numero di ottobre 2017 di Sapere.

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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