Anche i ghiacciai dell’Antartide che si estendono sulla terraferma sono vulnerabili e sensibili anche a piccole variazioni di anidride carbonica nell’aria.
All’inizio del Miocene, oltre 16 milioni di anni fa, la temperatura media globale era di 10 gradi più alta di quella attuale e il livello degli oceani superava quello attuale di circa 15 metri. Rispetto ai giorni d’oggi, però, c’era circa la stessa concentrazione di anidride carbonica nell’aria. E’ questo dato a sollevare la preoccupazione degli scienziati circa la stabilità delle lastre di ghiaccio in Antartide, come si legge in un nuovo studio pubblicato sulla rivista PNAS. I ghiacciai dell’Antartide sono di notevole grandezza, delle dimensioni di Stati Uniti e Messico combinati, e contengono abbastanza acqua da alzare il livello del mare mondiale di circa 55 metri.
Lo studio del GNS Science, una organizzazione di ricerca neozelandese, ha rivelato per la prima volta la vulnerabilità a piccoli aumenti dei gas serra anche dei ghiacciai antartici che si estendono sulla terraferma (quella dei ghiacciai che galleggiano sull’acqua era già stata dimostrata). In particolare, i ghiacci posti a latitudini molto elevate hanno dimostrato di essere sensibili anche a cambiamenti della concentrazione di CO2 compresi tra soli 280 e 500 ppm.
La ricerca si basa sui dati raccolti dal progetto ANDRILL, che coinvolge cento ricercatori provenienti da sette nazioni e che ha analizzato campioni prelevati mediante carotaggio producendo poi una simulazione del comportamento delle calotte di ghiaccio mediante modelli computazionali. Gli scienziati hanno anche dimostrato che, tra 23 e 14 milioni di anni fa, i ghiacciai antartici si sono ritirati in maniera significativa, arrivando ben all’interno del continente, proprio in condizioni di concentrazione di anidride carbonica simili a quelle previste nei prossimi secoli.