Quante volte avrete visto qualcuno gettare un mozzicone di sigaretta per terra, sulle strade della vostra città, in campagna o in spiaggia. Una forma di inciviltà che non accenna a scomparire, forse perché in molti hanno difficoltà nell’associare i filtri alla categoria dei rifiuti. Eppure lo sono e ora, uno studio condotto dai ricercatori dell’Anglia Ruskin University (Cambridge, Inghilterra) ha dimostrato i danni che provocano se a contatto con la vegetazione.
Quante volte avrete visto qualcuno gettare un mozzicone di sigaretta per terra, sulle strade della vostra città, in campagna o in spiaggia. Una forma di inciviltà che non accenna a scomparire, forse perché in molti hanno difficoltà nell’associare i filtri alla categoria dei rifiuti. Eppure lo sono e ora, uno studio condotto dai ricercatori dell’Anglia Ruskin University (Cambridge, Inghilterra) ha dimostrato i danni che provocano se a contatto con la vegetazione.
La cattiva abitudine di gettare i mozziconi per terra
Secondo le stime riportate nel comunicato ufficiale dell’università inglese, sul nostro pianeta 4,5 migliaia di miliardi di mozziconi di sigaretta vengono abbandonati ogni anno, rendendo questo tipo di inquinamento molto più diffuso di quello dovuto alla plastica. Per quanto riguarda l’Italia, possiamo citare i dati raccolti da Legambiente nel report 2019 sui rifiuti nelle spiagge: le informazioni collezionate in 93 siti ci dicono che sono presenti ben 968 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia e, stilando una classifica delle tipologie più rinvenute, i mozziconi di sigaretta occupano il quarto posto, l’8% del totale. Per avere un’idea della gravità della situazione, pensate che l’equivalente di 359 pacchetti di sigarette sono stati registrati in soli 9 chilometri di spiaggia.
È bene ricordare che, in Italia, gettare i mozziconi di sigaretta per terra è vietato dalla legge 221 del 28 dicembre 2015 (articolo 40).
È chiaro che quello dei filtri di sigaretta non opportunamente riposti negli appositi contenitori è un problema per l’ambiente ma ora, grazie al lavoro di un gruppo di scienziati inglesi, sappiamo che la situazione è più grave di quanto immaginassimo.
Come capire l’effetto che i mozziconi esercitano sulle piante?
Nell’esperimento riportato nell’articolo pubblicato su Ecotoxicology and Environmental Safety, gli studiosi hanno verificato l’impatto dei filtri di sigaretta sulla vegetazione. Questi ultimi, prodotti in acetato di cellulosa, contengono numerosi composti chimici legati alla combustione del tabacco e altri resti non bruciati. Gli scienziati hanno analizzato gli effetti di filtri di sigarette standard e di quelle al mentolo, usati, non usati, o usati ma con ancora dei resti di tabacco, sulla crescita e lo sviluppo del loglio (Lolium perenne) e del trifoglio bianco (Trifolium repens). Come spiegato da Dannielle Green, biologa e autrice principale del lavoro, la scelta è ricaduta su queste due specie perché sono piante da foraggio per l’allevamento e la loro presenza è anche abbastanza comune negli spazi verdi urbani. Entrambe supportano un patrimonio di biodiversità, anche nei parchi cittadini e, in particolare, il trifoglio bianco è importante per gli animali impollinatori e per la fissazione dell’azoto.
Rispettate l’ambiente: gettate i filtri negli appositi cestini
Le piante a contatto con i mozziconi sono state esaminate dopo 21 giorni: è stato osservato che la lunghezza dei fusti e la germinazione si sono ridotti con l’esposizione a qualsiasi tipo di filtro.
Nello specifico, i ricercatori hanno dimostrato che a causa di questo tipo di rifiuti la germinazione e la lunghezza dei fusti del trifoglio si sono ridotte rispettivamente del 27% e del 28% mentre la biomassa delle radici, ossia il loro peso, è diminuita del 57%. Per il loglio, la germinazione si è abbassata del 10% e la lunghezza dei fusti del 13%. Bas Boots, anche lui biologo e coautore dell’articolo, ha commentato: “Nonostante sia necessario ulteriore lavoro, crediamo che la composizione chimica del filtro sia la causa del danno procurato alle piante. Molti sono in fibre di acetato di cellulosa e le sostanze che rendono la plastica più flessibile, chiamate plastificanti, potrebbero essere dilavate, diffondersi, e influenzare negativamente le prime fasi di sviluppo della pianta”. Rifletteteci se ancora siete tra coloro che buttano con non curanza i resti di sigarette ovunque: non basta essere sicuri di averle spente per rispettare l’ambiente.
Se vi interessa approfondire il tema della plastica, acquistate e leggete l’articolo di Stefano Bertacchi, “Amore di (bio)plastica”, pubblicato nel numero di aprile 2018 di Sapere.
Credits immagine: foto di Hebi B. da Pixabay