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26 Ott 2016

Clima: l’anidride carbonica supera la soglia critica di 400 ppm

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Il livello di concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera hanno raggiunto una soglia importante e, a detta degli scienziati, non scenderà al di sotto di essa per molte generazioni: per la prima volta, nel 2015, sono state superate le 400 ppm.

Il livello di concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera ha raggiunto una soglia importante e, a detta degli scienziati, non scenderà al di sotto di essa per molte generazioni: per la prima volta, nel 2015, sono state superate le 400 ppm. Secondo la World Meteorological Organisation, inoltre, il 2016 sarà probabilmente il primo anno in cui si resta al di sopra di questo valore per tutto l’anno. Gli alti livelli potrebbero essere parzialmente dovuti alla grande intensità del fenomeno di El Nino che ha innalzato i livelli di CO2. Le emissioni umane di CO2 sono rimaste abbastanza statiche tra il 2014 e il 2015 ma la siccità nelle regioni tropicali indotta da El Nino ha fatto sì che la vegetazione fosse meno in grado di assorbire CO2 e questo fenomeno si è poi associato alle emissioni extra causate da incendi innescati dalle condizioni di aridità.

 

Anidride carbonica a livelli record 

Nel suo annuale Greenhouse Gas Bulletin, la World Meteorological Organisation ha affermato che i livelli di CO2 sono cresciuti a livelli al di sopra della media degli ultimi dieci anni: in corrispondenza della stazione di monitoraggio atmosferico di Mauna Loa, nelle Hawaii, i livelli di anidride carbonica hanno sfondato il muro delle 400 parti per milione (ppm), il che significa 400 molecole di CO2 per ogni milione di molecole in atmosfera. L’ultima volta che la CO2 si è trovata regolarmente sopra le 400 ppm è stata tra tre e cinque milioni di anni fa; prima del 1800, i livelli atmosferici di anidride carbonica erano di circa 280 ppm, stando ai dati della US National Oceanic And Atmospheric Administration (NOAA).

 

Aumento delle temperature

Il rapporto descrive inoltre la crescita delle concentrazioni di altri gas serra, tra cui metano e degli ossidi di azoto. Nel 2015, i livelli di metano sono stati 2,5 volte maggiori rispetto al periodo pre-industriale, mentre gli ossidi di azoto sono stati 1,2 volte superiori rispetto alle loro misure storiche. Lo studio sottolinea anche l’impatto di questi aumenti sul riscaldamento del clima del mondo: tra il 1990 e il 2015 c’è stato un aumento del 37 per cento della “forzatura radiativa”, o effetto riscaldamento, causata da un accumulo di queste sostanze provenienti da attività industriali, agricole e domestiche.

Pur accogliendo con favore le nuove iniziative come l’accordo globale sull’eliminazione graduale dei gas HFC raggiunto recentemente in Ruanda, il WMO sottolinea che le nazioni devono mantenere alta la guardia nei confronti della riduzione della CO2. “E ‘quindi della massima importanza che l’accordo di Parigi entri effettivamente in vigore ben prima del previsto 4 novembre” ha detto Petteri Taalas, segretario generale del WMO. Le circa 200 nazioni che hanno firmato l’accordo sul clima di Parigi si incontreranno in Marocco nel mese di novembre per decidere quali saranno i prossimi passi da compiere.

 

[Immagine: distribuzione globale delle fonti di CO2, credit NASA]

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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