Lo scorso novembre la Commissione europea ha votato per la maggioranza a favore dell’utilizzo del glifosato all’interno dell’UE per altri cinque anni. Nonostante gli scontri, i dubbi, le discussioni nel mondo scientifico, il “sì” è passato. Scopriamo insieme perché questa sostanza si sia meritata spesso le prime pagine dei giornali.
Lo scorso novembre la Commissione europea ha votato per la maggioranza a favore dell’utilizzo del glifosato all’interno dell’UE per altri cinque anni. Nonostante gli scontri, i dubbi, le discussioni nel mondo scientifico, il “sì” è passato. Scopriamo insieme perché questa sostanza si sia meritata spesso le prime pagine dei giornali.
La molecola sotto analisi
Il glifosato è una molecola brevettata dalla Monsanto, la multinazionale americana che si occupa di biotecnologie agrarie, nel 1974. Questo principio attivo è adoperato come erbicida non selettivo in tutto il mondo: coltivazioni arboree, orticole, cerealicole, zone industriali, sedi ferroviarie, argini dei fiumi, parchi e aree pubbliche sono state irrorate con questa tipologia di prodotti. È “non selettivo” proprio perché uccide tutte le specie vegetali che ne vengono a contatto, inibendone l’enzima EPSP (3-fosfoshikimato 1-carbossiviniltransferasi) – da cui dipende la sintesi degli amminoacidi aromatici nei cloroplasti – e l’intera fotosintesi clorofilliana. Anche la fauna acquatica che ne venisse a contatto sarebbe danneggiata. Gli unici a resistere a un attacco di questo tipo? Sono il mais, la soia, la colza e il cotone geneticamente modificati per non subire danni da parte di questo diserbante.
Cancerogeno o no?
Questa molecola può essere dannosa anche per la salute umana? La questione è controversa: nel 2015 lo IARC – International Agency for Research on Cancer, organismo che fa parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha classificato il glifosato come potenziale cancerogeno, probabile causa del linfoma non-Hodgkin e di danni al DNA e ai cromosomi delle cellule umane. Pochi mesi dopo l’EFSA – European Food Safety Authority, l’agenzia dell’Unione Europea che si occupa di sicurezza alimentare, ha smentito le conclusioni dello IARC, ricevendo successivamente man forte dalla stessa OMS e della FAO – Food and Agriculture Organization of the United Nations. Opinioni così contrastanti sembrano scaturire da metodi d’analisi differenti: l’EFSA avrebbe preso in considerazione unicamente la molecola di glifosato mentre lo IARC tutti i composti presenti negli erbicidi contenenti anche il principio attivo incriminato.
La situazione italiana
I dubbi sulla sicurezza del glifosato non sono stati del tutto fugati, tanto che la stessa EFSA ha stabilito una dose massima consentita che può essere ingerita in un giorno, pari a 0,5 milligrammi per chilo di peso corporeo. Ci saranno quindi controlli sugli alimenti, i quali non dovranno contenere più di una determinata quantità di molecola. Ogni Stato membro europeo è, però, libero di limitare o vietare del tutto l’utilizzo di pesticidi nel proprio territorio. L’Italia ha proibito l’uso di erbicidi contenenti glifosato nei parchi, giardini pubblici, aree giochi e cortili interni di scuole e ospedali e, con il decreto del Ministero della Salute, sta impedendo agli agricoltori di irrorare prima della raccolta e di immettere nuovi prodotti a base della sostanza sul mercato.
Per conoscere meglio la storia dell’utilizzo del glifosato e i suoi effetti, acquistate il numero di Sapere di dicembre e leggete l’articolo “Glifosato: una storia inquietante” di Patrizia Gentilini.