Un gruppo di scimmie selvatiche giapponesi che vivono a circa 70 chilometri dall’impianto nucleare Fukushima Daiichi, coinvolto nel noto disastro, presenta una conta di globuli rossi e emoglobina più bassa rispetto alle scimmie che vivono a circa 400 chilometri dalla centrale.
Un gruppo di scimmie selvatiche giapponesi che vive a circa 70 chilometri dall’impianto nucleare Fukushima Daiichi, coinvolto nel noto incidente, presenta una conta di globuli rossi e emoglobina più bassa rispetto alle scimmie che vivono a circa 400 chilometri dalla centrale. Questa alterazione potrebbe essere il segno di un sistema immunitario compromesso. Lo studio della Nippon Veterinary and Life Science University di Tokyo è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports. La ricerca suggerisce che il materiale radioattivo liberato durante l’incidente nucleare di Fukushima potrebbe aver contribuito in qualche modo, tuttora incerto, ai cambiamenti intervenuti nel sangue di questi primati.
Le scimmie esaminate, che hanno manifestato alterazioni della conta dei globuli rossi, dell’emoglobina e dei livelli di ematocrito, provenivano da una regione a 70 chilometri dall’impianto Daiichi, mentre le altre, che non presentavano problemi, erano originarie della Penisola Shimokita, a 400 chilometri dalla centrale. Nelle prime scimmie, i livelli di radiocesio, indice di contaminazione radioattiva, erano ben quantificabili e variavano in base all’esposizione nucleare del suolo e dell’habitat degli animali; i livelli di radiocesio erano praticamente nulli nelle scimmie della Penisola Shimokita. Inoltre, le scimmie più giovani apparivano come quelle più vulnerabili ai materiali radioattivi.