Skip to main content

22 Apr 2014

Il petrolio fa male al cuore… dei tonni

Home News Inquinamento & Ambiente

L’incidente che ha coinvolto la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nell’aprile 2010 potrebbe aver avuto notevoli conseguenze negative a carico del cuore dei pesci

L’incidente che ha coinvolto la piattaforma Deepwater Horizon nell’aprile 2010 potrebbe aver avuto notevoli conseguenze negative a carico dell’apparato circolatorio dei pesci. A rivelarlo, uno studio condotto, tra gli altri, dall’Ecotoxicology Program, Environmental Conservation Division, Northwest Fisheries Science Center, National Oceanic and Atmospheric Administration, Seattle pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.

 

La piattaforma petrolifera Deepwater Horizon ha riversato oltre 636 milioni di litri di greggio nel Golfo del Messico settentrionale. Il petrolio ha danneggiato l’ecosistema e l’habitat di molte specie di pesci pelagici e le uova in via di sviluppo (embrioni e larve) di tonni, pesci spada e altri grandi predatori. Questi animali sono stati potenzialmente esposti agli idrocarburi policiclici aromatici derivati ​​dal greggio e gli embrioni di pesce sono generalmente molto sensibili alla cardiotossicità indotta da queste sostanze. Nel nuovo studio, gli scienziati mostrano dati sull’impatto del petrolio rilasciato dalla Deepwater Horizon sugli embrioni di tre pesci pelagici: il tonno rosso, il tonno pinna gialla e la ricciola.

 

Concentrazioni ambientali pari a 1-15 microgrammi per litro di idrocarburi policicli aromatici hanno causato danni alla funzione cardiaca in tutte e tre le specie, in proporzione alle dosi di esposizione. Ogni specie ha mostrato disturbi alla circolazione sanguigna con edema pericardico, malformazioni secondarie e aritmia atriale a dimostrazione dell’alta tossicità del petrolio. Una parte considerevole di campioni di acqua del Golfo raccolti durante la fuoriuscita del petrolio presentava infine concentrazioni di idrocarburi policiclici aromatici tali da provocare la completa perdita delle larve dei pesci pelagici.

 

Gli scienziati sottolineano la necessità di valutazioni di vulnerabilità anche di altri habitat oceanici, tra cui l’Artico, che dovrebbero concentrarsi sullo sviluppo del cuore delle specie ittiche residenti come indicatore particolarmente sensibile degli impatti del petrolio greggio.

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
DELLO STESSO AUTORE

© 2024 Edizioni Dedalo. Tutti i diritti riservati. P.IVA 02507120729