Domani si festeggerà San Valentino, il giorno degli innamorati e di tutti coloro a cui vogliamo bene. In questa lista ci sono sicuramente gli amici: con loro ci divertiamo, parliamo, condividiamo nella vita reale (non solo sui social network) interessi, emozioni, situazioni allegre ma anche momenti di dolore. Cosa ci lega al ristretto numero di persone che decidiamo di frequentare?
Domani si festeggerà San Valentino, il giorno degli innamorati e di tutti coloro a cui vogliamo bene. In questa lista ci sono sicuramente gli amici: con loro ci divertiamo, parliamo, condividiamo nella vita reale (non solo sui social network) interessi, emozioni, situazioni allegre ma anche momenti di dolore. Cosa ci lega al ristretto numero di persone che decidiamo di frequentare?
Guardare il mondo con gli stessi occhi
Secondo uno studio del Dartmouth College e dell’Università della California, pubblicato su Nature Communications, il denominatore comune tra amici è la medesima percezione del mondo. I ricercatori hanno dimostrato che è possibile predire un legame di amicizia tra due persone osservando come i loro cervelli rispondono a stimoli quali video clip su differenti argomenti. Gli amici hanno un’attività neurale molto simile e così proseguendo, per tre gradi di influenza. Di cosa si tratta? Secondo l’omonima teoria, elaborata dai sociologi Nicholas A. Christakis e James H. Fowler nel 2007, le reti sociali riescono a condizionare il comportamento di un individuo. Questa influenza sociale si propagherebbe in tre livelli, ossia verso amici di amici e amici di amici di amici.
L’esperimento
Gli scienziati hanno analizzato amicizie e legami all’interno di un gruppo di 279 studenti e hanno stimato la distanza sociale tra loro attraverso coppie di individui, basandosi su informazioni da essi riportate. A 42 dei ragazzi presi in considerazione è stato chiesto di guardare dei video mentre la loro attività neurale veniva monitorata con una risonanza magnetica funzionale. I filmati sottoposti ai soggetti spaziavano per argomento e genere: dalla politica alla musica, passando per scienza e comicità. Ogni partecipante ha visto le stesse clip, nello stesso ordine, seguendo le stesse istruzioni. I ricercatori hanno, quindi, confrontato i dati a coppie per determinare se quelli che si erano dichiarati amici avessero attività cerebrali simili rispetto ad altri ragazzi, sempre più lontani all’interno della loro rete sociale.
Domande senza risposta
Cosa è stato scoperto? Le risposte neurali erano molto simili tra amici e questo si mostrava evidente soprattutto osservando regioni del cervello coinvolte nelle reazioni emotive, nei meccanismi legati nel dirigere l’attenzione di un altra persona e nei ragionamenti di livello alto. Questa somiglianza ha continuato a persistere anche tenendo conto di variabili quali età, genere, etnia e nazionalità (persino l’essere sinistrorsi o destrorsi). Con la risonanza è, inoltre, stato possibile capire non solo se due ragazzi fossero amici ma anche la loro distanza reciproca all’interno della rete sociale. Vi è, però, una domanda ancora senza risposta: siamo noi a voler stare con persone che abbiano la nostra stessa percezione della realtà o modifichiamo il nostro punto di vista vicendevolmente, passando del tempo insieme? C’è ancora molto da scoprire sull’animale sociale – uomo.
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