La supremazia quantistica viene raggiunta quando computer quantistici sono in grado di eseguire calcoli che prima erano reputati impossibili. Sembra che ciò sia accaduto ma non abbiamo ancora la certezza. Tutto nasce da un articolo pubblicato pochi giorni fa su Financial Times, la maggiore rivista economico-finanziaria inglese.
La supremazia quantistica viene raggiunta quando computer quantistici sono in grado di eseguire calcoli che prima erano reputati impossibili. Sembra che ciò sia accaduto ma non abbiamo ancora la certezza. Tutto nasce da un articolo pubblicato pochi giorni fa su Financial Times, la maggiore rivista economico-finanziaria inglese.
L’indiscrezione del Financial Times
Secondo il Financial Times, Google avrebbe costruito il primo computer quantistico in grado di svolgere calcoli che vanno oltre le capacità degli attuali supercomputer. Come è giunta questa notizia alla rivista? La redazione avrebbe letto un articolo pubblicato dai ricercatori di Google su uno dei siti della NASA, una pagina in seguito rimossa. Probabilmente il lavoro è comparso proprio in uno spazio dell’agenzia spaziale statunitense per via di un accordo stretto l’anno scorso per l’uso dei loro supercomputer, da impiegare in esperimenti sulla supremazia quantistica. I risultati trapelati sono in qualche modo straordinari.
I computer quantistici e la sperimentazione
Il processore di Google ha eseguito in 3 minuti e 20 secondi un calcolo che il più avanzato dei computer di oggi, chiamato Summit, risolverebbe in circa 10.000 anni. L’esperimento sarebbe stato condotto da John Martinis, fisico della University of California, Santa Barbara. Sembrano cifre incredibili per chi è profano ma lo sono anche per i più esperti e, se l’esperimento fosse confermato, segnerebbe l’inizio di una nuova rivoluzione tecnologica. Qual è il punto di forza dei computer quantistici, quello che permetterebbe loro di superare limiti computazionali per ora invalicabili? È da anni che gli scienziati stanno investendo nello sviluppo di macchine quantistiche: il loro segreto risiede nei qubit, i bit quantistici, che al contrario di quelli tradizionali – che possono trovarsi unicamente in due stati, 1 o 0 – riescono nello stesso intervallo di tempo a rappresentare una combinazione tra i due possibili valori. Questo, insieme ad altri fenomeni quantistici (come la sovrapposizione e l’entanglement), fanno sì che questi computer possano macinare una grande quantità di dati contemporaneamente – in parallelo -, operazioni che i tradizionali computer eseguono in maniera sequenziale, quindi in tempi più lunghi.
Come cambierebbe il mondo della tecnologia se la notizia fosse vera?
Questa notizia è vera o falsa? Per ora non ci sono state conferme: il Financial Times ha tentato di contattare l’azienda statunitense per una conferma ma Google ha rifiutato di rispondere. Cosa significherebbe per il mondo della scienza e della tecnologia aver raggiunto la supremazia quantistica? Una capacità di calcolo di questo tipo darebbe una forte spinta al progresso in settori quali la crittografia, l’intelligenza artificiale, il machine learning ma anche nella chimica, nell’industria manifatturiera, in finanza e nel settore energetico.
Non dobbiamo farci, però, travolgere da facili entusiasmi e un articolo pubblicato su MIT Technology Review ci mette in guardia: prima di tutto non si conosce ancora il compito svolto dalla macchina quantistica di Google ma sembra sia qualcosa di piuttosto ristretto. Questo ridimensionerebbe l’eco dei risultati. Dario Gil dell’IBM, anche lui al lavoro su computer quantistici, ha spiegato alla redazione del MIT che portare avanti un esperimento di questa tipologia non significa farla da padrone nell’ambito dei calcolatori. I computer quantistici non soppianteranno mai quelli tradizionali secondo Gil, ma lavoreranno insieme poiché ciascuno di loro possiede i suoi specifici punti di forza.
Inoltre non dimentichiamoci che i computer quantistici sono ancora lontani dal raggiungere l’ampia diffusione sul mercato: compiono ancora molti errori poiché sono estremamente sensibili ai cambiamenti di temperatura o alle piccole vibrazioni, che distruggono il delicato equilibrio dei qubit. Gli scienziati stanno lavorando a macchine più facili da produrre e gestire e alcuni computer sono ora disponibili in modalità cloud, ma la strada per poter lavorare su un computer quantistico sulle nostre scrivanie è ancora lunga e impervia.
Desiderate conoscere qualcosa in più dell’evoluzione dei calcolatori? Vi consigliamo di acquistare e leggere l’articolo di Luigi Borzacchini, “La storia antropologica del computer”, pubblicato nel numero di giugno 2014 di Sapere.
Credits immagine: foto di Pete Linforth da Pixabay