I radar della costellazione satellitare Sentinel-1 hanno inviato i primi dati sulla deformazione del suolo in seguito al devastante terremoto del 30 ottobre che ha colpito l’Italia centrale: lo spostamento massimo ha toccato i 70 centimetri.
I radar della costellazione satellitare Sentinel-1 hanno inviato i primi dati sulla deformazione del suolo in seguito al devastante terremoto del 30 ottobre che ha colpito di nuovo l’Italia centrale: lo spostamento massimo ha toccato i 70 centimetri.
La deformazione, in base a questi risultati che sono preliminari ma comunque significativi, è estesa per una superficie di circa 130 chilometri quadrati e il picco di spostamento è stato registrato nei pressi dell’area di Castelluccio. I ricercatori del team del dell’Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IREA di Napoli) e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) sono da giorni al lavoro per analizzare l’evento sismico che ha colpito il 30 ottobre le province di Macerata e Perugia.
A partire dalla sequenza di Colfiorito nel 1997 i dati satellitari radar sono stati utilizzati molte volte in Italia per individuare sorgenti sismiche e vulcaniche, grazie anche alle tecniche sviluppate dai ricercatori del CNR-IREA, che oggi sono all’avanguardia nel panorama internazionale. Gli ultimi dati studiati riguardano i movimenti del suolo ripresi dai radar dei satelliti della costellazione Sentinel-1 del Programma Europeo Copernicus: in particolare, sfruttando la tecnica dell’Interferometria SAR Differenziale, è stato possibile rilevare le deformazioni del suolo attraverso la generazione della mappa di deformazione co-sismica, ottenuta dalle immagini acquisite da orbite discendenti il 25 ottobre (pre-evento) ed il 31 ottobre (post-evento).
“Si nota molto bene la complessità dei movimenti del suolo, sostanzialmente dovuti a due categorie di effetti: allo scorrimento degli opposti lembi di crosta terrestre lungo i piani di faglia profondi è dovuto l’andamento concentrico delle frange colorate (linee di uguale abbassamento), mentre discontinuità, addensamenti o piegature ad angolo acuto delle frange sono dovute a fenomeni molto superficiali quali scarpate di faglia, riattivazioni di frane, sprofondamenti carsici. E’ il contributo dei terremoti alla costruzione dei paesaggi Appenninici” ha dichiarato Stefano Salvi, dell’INGV. I ricercatori sono riusciti a delimitare la zona in cui il terreno si è abbassato in seguito al terremoto del 30 ottobre di magnitudo 6.5: l’area ha una misura approssimativa di 40 x 15 chilometri.
Mappa della deformazione ottenuta elaborando, con la tecnica dell’Interferometria Differenziale, le immagini radar della costellazione Sentinel-1 acquisite da orbite discendenti il 25 ottobre (pre-evento) ed il 31 ottobre (post-evento); la zona in rosso evidenzia l’area affetta dalle deformazioni di maggiore entità
Nei prossimi giorni, queste osservazioni saranno raffinate grazie ai dati provenienti dai radar del satellite giapponese ALOS2 che garantisce delle stime più accurate dell’entità degli spostamenti superficiali per quelle aree coperte da folta vegetazione nei confronti delle quali i satelliti di Sentinel-1 hanno qualche difficoltà.