Giungono notizie preoccupanti dalla Valle d’Aosta. Il ghiacciaio di Planpincieux, sul versante italiano del massiccio del Monte Bianco, rischia di crollare sulla Val Ferret, sopra Courmayeur, e alcune zone sono state già evacuate per precauzione. La causa di questo evento imminente è il cambiamento climatico. Quali sono e saranno gli effetti del riscaldamento globale sui ghiacci terrestri ma anche sugli oceani? A questa domanda hanno risposto la scorsa settimana gli scienziati, autori dell’ultimo report pubblicato dall’IPCC-Intergovernmental Panel on Climate Change, l’organo delle Nazioni Unite che si occupa della valutazione dei dati scientifici legati ai cambiamenti climatici.
Giungono notizie preoccupanti dalla Valle d’Aosta. Il ghiacciaio di Planpincieux, sul versante italiano del massiccio del Monte Bianco, rischia di crollare sulla Val Ferret, sopra Courmayeur, e alcune zone sono state già evacuate per precauzione. La causa di questo evento imminente è il cambiamento climatico. Quali sono e saranno gli effetti del riscaldamento globale sui ghiacci terrestri ma anche sugli oceani? A questa domanda hanno risposto la scorsa settimana gli scienziati, autori dell’ultimo report pubblicato dall’IPCC-Intergovernmental Panel on Climate Change, l’organo delle Nazioni Unite che si occupa della valutazione dei dati scientifici legati ai cambiamenti climatici.
Qual è lo stato di salute di oceani e criosfera?
Lo Special Report on the Ocean and Cryosphere in a Changing Climate, è stato approvato il 24 settembre 2019 da 195 membri dell’IPCC e pubblicato il 25 settembre. Più di 100 scienziati di 36 paesi hanno partecipato alla sua redazione, valutando la letteratura scientifica a disposizione riguardante oceani e criosfera (tutte le aree della Terra ricoperte da ghiaccio). Entrambi svolgono un ruolo essenziale per l’equilibrio del nostro pianeta ed esercitano una considerevole influenza sulla vita degli esseri umani: da questi sistemi dipendono 670 milioni di persone nelle regioni di alta montagna e 680 milioni nelle zone di costa bassa; 4 milioni vivono nelle regioni artiche e le piccole isole sono la casa di 65 milioni di abitanti. Inoltre le modifiche di oceani e ghiacci, anche se in maniera indiretta, coinvolgono anche il resto delle popolazioni mondiali. Come? Capiamolo insieme attraverso la nuova relazione dell’IPCC.
Gli scienziati prevedono scenari drammatici
Il riscaldamento globale ha già raggiunto 1°C al di sopra del livello pre-industriale a causa dell’emissioni di CO2 e del conseguente aumento dell’effetto serra. Come già esposto nelle precedenti relazioni dell’IPCC, il risultato di tutto questo si ripercuote su persone ed ecosistemi. Cosa sta succedendo e cosa accadrà in futuro a oceani e criosfera? Quali saranno gli effetti sulle nostre vite? Nello Special Report sono spiegati in dettaglio dati e possibili scenari. Qui vi riportiamo una sintesi:
- grandi cambiamenti nelle aree di alta montagna: lo stiamo osservando in Italia in questo momento e ne avremo altri esempi in futuro. Ghiacciai, neve, ghiaccio e permafrost si stanno sciogliendo e continueranno a farlo, aumentando il rischio di frane, valanghe e alluvioni. Secondo le previsioni che considerano il massimo di emissioni di gas serra, entro il 2100 i piccoli ghiacciai, ad esempio quelli europei, perderanno più dell’80% della loro massa. Cosa significa per noi? Il ritiro dei ghiacciai modifica la disponibilità d’acqua e la sua qualità, influenzando settori come quello agricolo, turistico ed energetico (pensate all’energia idroelettrica);
- innalzamento del livello del mare: lo scioglimento dei ghiacci porterà a un innalzamento del livello del mare nei prossimi secoli. Anche se le emissioni dovessero diminuire drasticamente, limitando l’aumento della temperatura globale a 2°C al di sopra del livello pre-industriale, sempre nel 2100 le acque raggiungerebbero dai 30 ai 60 centimetri in più. Se non dovessimo riuscire a frenare le emissioni, i centimetri sarebbero tra i 60 e i 110;
- eventi estremi più frequenti: l’innalzamento del livello del mare aumenterà la frequenza di eventi estremi a esso legati, quali quelli che hanno luogo durante le alte maree o le tempeste particolarmente intense. Con qualsiasi tipo di incremento delle temperature, fenomeni che avvenivano con cadenza secolare, uno ogni 100 anni, si presenteranno ogni 50 anni, mettendo in pericolo l’esistenza di città costiere e piccole isole;
- trasformazione degli ecosistemi: l’oceano si sta riscaldando e acidificando con conseguente perdita di ossigeno e cambiamenti nell’apporto di nutrienti. Ciò si sta già ripercuotendo nella distribuzione e abbondanza di biodiversità marina. Le comunità che dipendono quasi totalmente dalla pesca dovranno affrontare difficoltà legate alla salute e alla sicurezza alimentare;
- diminuzione del ghiaccio artico e scioglimento del permafrost: il ghiaccio del Mar Glaciale Artico sta diventando sempre più sottile. Cosa comporta questo dato? Le popolazioni della regione stanno già modificando le proprie attività a seconda delle condizioni che si stanno presentando e le comunità costiere stanno progettando spostamenti. Inoltre, il permafrost artico e boreale contiene grandi quantità di carbonio organico che, una volta liberato, potrebbe incrementare in maniera significativa la concentrazione di gas serra nell’atmosfera.
Il quadro descritto dallo Special Report è più che allarmante. I ricercatori hanno proposto delle possibili azioni da intraprendere?
Cosa possiamo fare per limitare i danni?
Le relazioni dell’IPCC hanno il compito di informare i cittadini e i governanti degli effetti del cambiamento climatico, delle previsioni a lungo termine di ciò che accadrà ma sono anche lo strumento per proporre azioni per arginare una condizione che è già critica.
Come riportato nel comunicato stampa ufficiale, c’è qualcosa che possiamo ancora fare: ridurre drasticamente le emissioni di gas serra, proteggere e ripristinare ecosistemi e gestire in maniera attenta l’utilizzo di risorse naturali. Debra Roberts, co-presidente del Working Group II (il gruppo che si occupa della comprensione degli impatti, dell’adattamento e della vulnerabilità legati al riscaldamento globale) dell’IPCC, ha commentato: “Saremo in grado solo di mantenere il riscaldamento globale ben più in basso dei 2°C al di sotto del livello pre-industriale se compiremo una transizione senza precedenti in tutti gli aspetti della società, inclusi l’energia, la terra e gli ecosistemi, le città e le infrastrutture così come l’industria. Le ambiziose politiche sul clima e sulla riduzione delle emissioni richieste per adempiere all’Accordo di Parigi proteggeranno anche gli oceani e la criosfera – e in definitiva sosterranno l’intera vita sulla Terra”.
Vi interesserebbe sapere qualcosa in più del legame tra oceani e clima? Abbiamo l’articolo che fa per voi: è “Il ruolo degli oceani nella regolazione del clima” di Sandro Carniel. Acquistatelo e leggetelo singolarmente o con il numero di Sapere di agosto 2017.
Credits immagine: foto di 358611 da Pixabay