Il fondo dell’oceano al largo della East Coast americana “perde” grandi, e preoccupanti, quantità di metano.
Il fondo dell’oceano al largo della East Coast americana “perde” grandi, e preoccupanti, quantità di metano. Lo ha scoperto una spedizione oceanografica che ha passato al setaccio con un sonar i fondali compresi tra Cape Hatteras, in Nord California, e Georges Bank al largo di Cape Cod, tra settembre 2011 e agosto 2013. Un’area grande complessivamente 94mila chilometri quadrati: lungo una distanza di circa 950 chilometri, gli scienziati, tra cui Adam Skarke della Mississippi University hanno rilevato circa 570 “colonne” di bollicine di metano che fuoriscivano dal fondo del mare. Un risultato sorprendente, dato che nella regione finora ne erano state individuate solo una manciata.
“Sebbene alcune colonnine si estendano per metri, solitamente si dissolvono nell’acqua molto prima di raggiungere la superficie” ha spiegato Skarke, tra gli autori dello studio pubblicato su Nature Geoscience.
Sebbene i ricercatori non abbiano ancora raccolto campioni di queste bollicine, sospettano che contengano metano: i fondali da cui fuoriescono facevano infatti parte di zone che emettevano metano durante l’ultima era glaciale. Inoltre, alcuni studi hanno mostrato che il riscaldamento delle acque sta causando lo scioglimento dei cristalli di ghiaccio presenti all’interno dei sedimenti del freddo fondale oceanico, e che hanno catturato metano prodotto da microrganismi.
Si stima che due terzi delle emissioni provenienti dai cristalli di ghiaccio dei sedimenti in profondità siano attribuibili al riscaldamento delle acque sovrastanti anche se gli effetti climatici complessivi non sono ancora ben noti. Il metano reagisce con l’ossigeno disciolto, producendo anidride carbonica che tende ad acidificare l’acqua.
[immagine: NOAA Okeanos Explorer Program, 2013 Northeast U.S. Canyons Expedition ]