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21 Lug 2016

La “marea terrestre” dietro i “tremori” della faglia di San Andreas

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Piccoli terremoti di profondità nella faglia di San Andreas hanno maggiori probabilità di verificarsi quando la cosiddetta “marea terrestre” aumenta.

Piccoli terremoti di profondità nella faglia di San Andreas hanno maggiori probabilità di verificarsi quando la cosiddetta “marea terrestre” aumenta.

In modo simile a quanto avviene nelle maree oceaniche, nella marea terrestre la crosta terrestre si alza e abbassa leggermente in risposta alla forza gravitazionale combinata del Sole e della Luna. Variando in grandezza nell’arco di un periodo di 2 settimane, queste “maree quindicinali” innescano terremoti solo in determinate condizioni e questi terremoti possono rivelare importanti informazioni sulle caratteristiche della faglia.

Nicholas J. van der Elst e colleghi dello Earthquake Science Center, United States Geological Survey, di Pasadena, California, si sono concentrati su piccoli, profondi eventi sismici noti come terremoti a bassa frequenza (low-frequency earthquakes, LFE) e hanno confrontato le fasi degli innalzamenti e abbassamenti della crosta terrestre con le caratteristiche di 81.000 LFE catalogati che si sono verificati nella faglia di San Andreas in California tra il 2008 e il 2015.

 

Le analisi, come si legge sulla rivista PNAS, hanno rivelato che il numero di picchi di LFE aveva una periodicità quindicinale e corrispondeva all’innalzamento della crosta terrestre, quando la forza gravitazionale combinata del Sole e della Luna sulla crosta terrestre era al suo massimo. Gli scienziati ritengono che gli LFE si verificano quando lo stress dovuto alla marea terrestre supera la forza della faglia locale e innesca uno slittamento.

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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