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15 Nov 2018

Mediterraneo: spiagge a rischio per l’aumento di anidride carbonica

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Le aree costiere affacciate sul mar Mediterraneo potrebbero presto cambiare la propria conformazione causando danni non solo di tipo economico (pensate allo sfruttamento turistico) ma anche e soprattutto contribuendo all’aumento del rischio di inondazioni. Gli scienziati del CNR e dell’Università Ca’ Foscari di Venezia hanno realizzato la prima ricerca scientifica sugli effetti a catena che legano emissioni in atmosfera, acidificazione del mare ed erosione costiera. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Climatic Change.

Le aree costiere affacciate sul mar Mediterraneo potrebbero presto cambiare la propria conformazione causando danni non solo di tipo economico (pensate allo sfruttamento turistico) ma anche e soprattutto contribuendo all’aumento del rischio di inondazioni. Gli scienziati del CNR e dell’Università Ca’ Foscari di Venezia hanno realizzato la prima ricerca scientifica sugli effetti a catena che legano emissioni in atmosfera, acidificazione del mare ed erosione costiera. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Climatic Change.

 

Il paesaggio costiero sta mutando

 

Dune e spiagge potrebbero modificare il loro aspetto per l’aumento di emissioni di anidride carbonica in atmosfera, già tra le concause del cambiamento climatico in atto. A svelarlo un lavoro coordinato dall’Istituto per lo studio degli Impatti Antropici e Sostenibilità in ambiente marino del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IAS) di Oristano, svolto in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia. La ricerca, pubblicata sulla rivista Climatic Change, ha analizzato la catena di effetti innescati dall’aumento di CO2 sull’ambiente marino, stimando che da oggi al 2100 l’accumulo dei sedimenti alla base dei sistemi dunali mediterranei potrebbe calare del 31%, con erosione delle spiagge e maggiori rischi di inondazioni. Il caso di studio analizzato dai ricercatori è stata la baia di San Giovanni, lungo la penisola del Sinis, in Sardegna.

 

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L’effetto benefico di alcuni ecosistemi a rischio: le praterie di Posidonia

 

“Lontano dalle foci dei fiumi, i sistemi duna-spiaggia possono essere formati, interamente o in buona parte, da sedimenti carbonatici prodotti dagli ecosistemi marini, ad esempio praterie sottomarine di Posidonia oceanica“, ha spiegato Simone Simeone, ricercatore CNR-IAS, che ha coordinato lo studio. “Tali sedimenti potrebbero essere dissolti dall’acidità crescente dei mari: secondo recenti studi entro fine secolo il pH marino potrebbe scendere di circa 0,4 unità. A provocare l’acidificazione degli oceani, come noto, è l’aumento dell’anidride carbonica in atmosfera”.
La Posidonia oceanica, non è un’alga ma una pianta sottomarina, endemica del mar Mediterraneo: è presente in grandi praterie sottomarine che costituiscono il pascolo di numerose specie di pesci, crostacei, molluschi ed echinodermi (sono quindi baluardi di biodiversità), e la loro struttura, oltre a essere luogo in cui i sedimenti si formano, rappresenta una vera e propria barriera che protegge il litorale. Come riportato nel contributo pubblicato nel 2012 dalla Società Italiana di Geologia Ambientale, “Posidonia oceanica per la difesa delle coste sabbiose” di Federico Boccalaro e Nicola Cantasano, ” L’azione frenante delle foglie riduce, infatti, l’impatto delle onde contro il litorale e la compenetrazione delle radici e dei rizomi con il fondo sabbioso impedisce il trasporto solido. Le praterie di Posidonia oceanica costituiscono, perciò, un’importante cintura naturale di contenimento e di protezione delle nostre coste dall’azione erosiva del moto ondoso”. L’abbassamento del valore del pH potrebbe compromettere l’equilibrio virtuoso di questi habitat marini.

 

La ricerca del CNR e dell’Università Ca’ Foscari

 

Lo studio ha rivelato che l’incremento di anidride carbonica e la conseguente acidificazione delle acque possono stravolgere il bilancio sedimentario di un sistema spiaggia-duna. “Abbiamo constatato come una quantità rilevante del sedimento che forma il sistema spiaggia-duna sia costituito da resti di organismi vulnerabili agli effetti dell’acidificazione. Una diminuzione del pH potrebbe condizionare in maniera rilevante l’abbondanza di questi organismi negli ecosistemi marini e conseguentemente ridurre i sedimenti carbonatici”, ha aggiunto Simeone.
Anche i sedimenti sommersi sarebbero a rischio. “Si tratta delle ‘fondamenta’ del sistema spiaggia-duna che potrebbero subire un’inversione del bilancio sedimentario. Alcune spiagge, da ambienti in progressivo accrescimento o in equilibrio potrebbero trasformarsi in ambienti in erosione. Inoltre, la ricerca dimostra come l’effetto dell’acidificazione sul sistema spiaggia-duna, combinato al previsto innalzamento del livello del mare, potrà incrementare sia l’arretramento della linea di riva, che gli effetti negativi delle inondazioni”, ha concluso Emanuela Molinaroli, docente di geomorfologia e sedimentologia al dipartimento di scienze ambientali, informatica e statistica di Ca’ Foscari.

 

Immagine di copertina: campionamento di sedimento nella prateria di Posidonia oceanica. Credits: CNR

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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