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16 Set 2016

Sempre meno ghiaccio in Artide: orsi polari a rischio

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I cambiamenti climatici stanno riducendo il ghiaccio dell’Artico, esponendo sempre più a rischio estinzione l’orso polare

Man mano che i cambiamenti climatici continuano a provocare un innalzamento delle temperature nell’Artico, le cose vanno sempre peggio per gli orsi polari. Secondo un nuovo studio, pubblicato sulla rivista The Cryosphere, in ogni regione artica in cui vivono gli orsi polari si è registrato un declino nel numero totale di giorni di copertura di ghiacci.

 

Questi animali usano il ghiaccio come principale arma durante la loro caccia: si appostano lungo i bordi delle piattaforme ghiacciate e attendono che i mammiferi marini, che sono in acqua, affiorino per prendere aria. Precedenti ricerche avevano già suggerito che il ghiaccio era sempre meno disponibile per gli orsi polari, che erano costretti a passare sempre più tempo sulla terraferma, dovendosi accontentare di prede più piccole e quindi, a lungo andare, rischiando la morte per inedia.

 

Si stima che, attualmente, ci siano in tutto 25 mila orsi polari, divisi in 19 sottopopolazioni artiche. Nella nuova ricerca, gli scienziati della University of Washington hanno studiato le tendenze dei ghiacci nelle aree relative a tutte queste sottopopolazioni, sfruttando dati satellitari raccolti tra il 1979 e il 2014. Ogni anno, per ciascuna delle 19 regioni, hanno calcolato la data in cui il ghiaccio marino iniziava a sciogliersi in primavera; la data in cui cominciava a ricongelarsi in autunno; la quantità di ghiaccio marino presente durante i mesi estivi (quando la concentrazione del ghiaccio è in genere ai minimi) e il numero totale di giorni ghiacciati nell’anno.

 

In 17 delle 19 regioni c’erano significative tendenze verso un anticipo del ritiro dei ghiacci in primavera (in genere tre-nove giorni prima per decennio) e in 16 regioni gli inverni iniziavano più tardi (ancora una volta, da tre a nove giorni più tardi per decade). Queste tendenze erano leggermente più pronunciate in alcune specifiche regioni, come il Mare di Barents al largo delle coste settentrionali della Norvegia e della Russia e il Bacino Artico centrale. In generale, dal 1979 la primavera si è anticipata di circa 3-9 settimane; nel mare di Barents addirittura di 17 settimane. La presenza dei ghiacci in estate, infine, è diminuita dell’1-9 per cento per decennio.

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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