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13 Gen 2018

Un mare di rifiuti

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L’ecosistema marino è da anni minacciato dal comportamento irresponsabile di noi cittadini e di chi amministra la cosa pubblica. Il mancato rispetto dell’ambiente, la disinformazione, la gestione irresponsabile dei rifiuti ci hanno portato a questo punto, al quadro preoccupante descritto dai dati raccolti da Legambiente e dall’ENEA.

L’ecosistema marino è da anni minacciato dal comportamento irresponsabile di noi cittadini e di chi amministra la cosa pubblica. Il mancato rispetto dell’ambiente, la disinformazione, la gestione irresponsabile dei rifiuti ci hanno portato a questo punto, al quadro preoccupante descritto dai dati raccolti da Legambiente e dall’ENEA.

 

I dati

 

I numeri dell’indagine Beach Litter 2017, condotta da Legambiente nell’ambito della campagna Spiagge e Fondali Puliti – Clean Up The Med, sono il riflesso della situazione difficile in cui versano le spiagge italiane. Per un totale di oltre 200.000 metri quadri di costa sono stati trovati, in media, 670 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia. Il peggior nemico si conferma la plastica, di cui era costituito l’84% degli oggetti raccolti, seguita da vetro/ceramica, metallo e carta e cartone. I dati sono confermati dagli studi dell’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), esposti durante il workshop “Marine litter: da emergenza ambientale a potenziale risorsa”, tenutosi a dicembre: più dell’80% dei rifiuti raccolti sulle spiagge del nostro paese è rappresentato da plastiche. Particolare attenzione è stata posta sulle fonti di inquinamento da microplastiche.

 

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Microplastiche
 

Il termine microplastiche è utilizzato per indicare particelle di plastica di dimensioni comprese tra 1 nanometro (un milionesimo di millimetro) e 5 millimetri. Questi frammenti possono derivare da fibre sintetiche adoperate in abiti o nelle lenze da pesca, dai sottili film di buste di plastica o del packaging, da schiume come il polistirene e quelle di cui sono composti i filtri delle sigarette e dalle microsfere introdotte nei cosmetici esfolianti. Plastiche e microplastiche entrano inevitabilmente a far parte della catena alimentare, distruggendo l’equilibrio dell’ecosistema marino e, naturalmente, mettendo in pericolo la salute umana. Mentre si stanno studiando le interazioni fisiologiche, biologiche e chimiche tra microplastiche e organismi viventi, è necessario iniziare a ridurre l’utilizzo di questi materiali e di attivare efficaci politiche di difesa dell’ambiente.

 

I rimedi

 

In Italia, dal 1 gennaio 2020, sarà vietato commercializzare e produrre cosmetici da risciacquo ad azione esfoliante o detergente contenenti microplastiche. La manovra prevederà anche l’introduzione del divieto, a partire dal 1 gennaio 2019, di commercializzare e produrre i bastoncini per la pulizia delle orecchie – cotton fioc – che non siano totalmente biodegradabili, aggiungendo anche l’obbligo di indicare sulle confezioni informazioni sul corretto smaltimento dell’oggetto e citando il divieto di gettarli nei servizi igienici o negli scarichi. Questo è un buon inizio ma il cammino per un mondo più pulito è ancora lungo.

 

Nel fondo del mare, fortunatamente, possiamo trovare anche antichi tesori del passato. Se siete curiosi leggete “Vestigia sommerse”, l’articolo di Emanuele Lodolo, pubblicato nel numero di Sapere di agosto.

REDAZIONE
La Redazione del sito saperescienza.it è curata da Micaela Ranieri dal 2019, in precedenza hanno collaborato Stefano Pisani e Alessia Colaianni.
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