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30 Set 2019

20 anni

Nicola Armaroli

Nicola Armaroli
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 Sembra ieri, ma sono passati 20 anni dal “baco del millennio”. A mezzanotte del 1° gennaio 2000, si temeva che l’orologio dei sistemi informatici, nei quali l’anno era indicato con due sole cifre, po­tesse tornare indietro di un secolo causando seri problemi pratici: “00” significava infatti 1900 e non 2000.

Sembra ieri, ma sono passati 20 anni dal “baco del millennio”. A mezzanotte del 1° gennaio 2000, si temeva che l’orologio dei sistemi informatici, nei quali l’anno era indicato con due sole cifre, po­tesse tornare indietro di un secolo causando seri problemi pratici: “00” significava infatti 1900 e non 2000. Non accadde nulla di grave e, mentre noi ci preoccupavamo inutilmente, lontano dai ri­flettori maturavano scenari ben più cupi. Meno di due anni dopo, un manipolo di terroristi scatenò l’inferno su New York e Washington, innescando una perversa catena di tensioni e guerre. Ricordo bene che i centri di ricerca rimasero qualche gior­no senza connessione internet, perché un nodo chiave della rete globale passava sotto il World Trade Center. Al Qaeda si rivelò più efficace del baco del millennio, ma lo notarono in pochi: abi­tazioni e luoghi di lavoro non erano ancora con­nessi alla rete, gli smartphone non esistevano.

Nel corso di questo scorcio di secolo sono state fatte importanti scoperte, ad esempio l’osservazio­ne delle onde gravitazionali, il bosone di Higgs e la presenza di acqua su Marte. In campo medico vi sono stati progressi nel trattamento di alcune gravi malattie come l’AIDS, migliorando qualità e aspettativa di vita. La chirurgia ha fatto progressi ancora maggiori, ad esempio in campo ortopedico e oculistico. Nuove e antiche paure si sono però (ri)materializzate: rischio pandemie, resistenza agli antibiotici, diffusione di microinquinanti.

Questo primo scorcio di millennio passerà alla storia per l’irruzione della tecnologia nella vita quotidiana. I computer sono oggi migliaia di volte più potenti e capienti di quelli su cui non si scatenò il baco del millennio; persino gli schermi sono radicalmente diversi. Abbiamo in tasca un oggetto che ci tiene costantemente connessi con tutto il mondo. Lo fa a costi irrisori, spesso grazie a servizi gratuiti erogati da colossi dei media cui, in tacito scambio, regaliamo ogni informazione sulla nostra vita. Forse un giorno ce ne pentire­mo, ma per ora ci va bene così. Le auto di oggi inquinano molto meno di quelle che circolavano 20 anni fa, ma dal 2000 le vendite globali di au­tomobili sono aumentate dell’80%, cancellando buona parte dei benefìci ambientali raggiunti.

Tra gli avanzamenti tecnologici pervasivi del ventennio spiccano due invenzioni del XX seco­lo premiate con il Nobel nel 2014 e nel 2019: il led blu e la batteria al litio, che hanno permesso un efficientamento epocale dei sistemi di illumi­nazione e la diffusione di dispositivi elettronici portatili di ogni tipo. La batteria al litio sta addi­rittura minando alla radice il più grande conglo­merato industriale della storia (oil & automotive), aprendo la strada alla mobilità elettrica. 20 anni fa dominava la scena un movimento di opinione che invocava una forte espansione del nucleare civile. Pochi sostenevano che si trattasse di una scelta irrazionale e il tempo ha dato loro ragio­ne. In questi 20 anni eolico e fotovoltaico sono arrivati a produrre l’equivalente di 250 centrali nucleari, mentre l’industria atomica è piomba­ta in una irreversibile agonia. Sempre in questo ventennio, nuove tecniche di trivellazione oriz­zontale hanno permesso di estrarre petrolio e gas da giacimenti un tempo inaccessibili. Resta da dimostrare che si tratti di un’idea brillante.

In vent’anni sono cambiate molte cose. Tranne una, purtroppo: la più importante. 20 anni fa era già certificata l’influenza catastrofica delle attività umane sul clima, ma non si è fatto nulla di effica¬ce per invertire la rotta. Spero che nell’editoriale del dicembre 2029 non si debba scrivere che si sono persi altri 10 anni, perché questo vorrebbe dire che nell’editoriale del dicembre 2039 non ci sarebbe più alcun progresso umano da racconta¬re. Sarebbe un peccato.

Nicola Armaroli
Nicola Armaroli
Nicola Armaroli, direttore di Sapere dal 2014, è dirigente di ricerca del CNR e membro della Accademia Nazionale delle Scienze (detta dei 40). Lavora nel campo della conversione dell’energia solare e dei materiali luminescenti e studia i sistemi energetici nello loro complessità. Ha pubblicato oltre 250 lavori scientifici, 11 libri e decine di contributi su libri e riviste. Ha tenuto conferenze in università, centri di ricerca e congressi in tutto il mondo ed è consulente di varie agenzie e società internazionali, pubbliche e private, nel campo dell’energia e delle risorse. Ha ottenuto vari riconoscimenti tra cui la Medaglia d’Oro Enzo Tiezzi della Società Chimica Italiana e il Premio per la Chimica Ravani-Pellati della Accademia delle Scienze di Torino. È un protagonista del dibattito scientifico sulla transizione energetica su tutti i mezzi di comunicazione (v. qui).
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